VARIE 28/3/2012, 28 marzo 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. PERCHÈ QUESTO MESE MENO SOLDI IN BUSTA PAGA
FRANCESCA BASSO SUL CORRIERE DELLA SERA DI STAMATTINA
Tra i balzelli che gravano sulla busta paga di un dipendente ci sono le addizionali Irpef (le imposte sul reddito) che vanno versate a Regioni e Comuni. Con le ultime mosse dei governi Berlusconi e Monti le aliquote sono cambiate e il prelievo è aumentato. In che modo? Per effetto del decreto «salva Italia», l’addizionale regionale di base è passata dallo 0,9% all’1,23% e agli inizi dell’anno sono stati versati gli acconti. La Uil servizio Politiche territoriali ha calcolato che tra il 2011 e il 2012 un dipendente pagherà per questa imposta 371 euro medi a fronte dei 295 medi dello scorso anno, con punte di 524 nel Lazio e 428 in Campania (il valore cambia da Regione a Regione, poiché i governatori a loro volta hanno facoltà di aumentare l’aliquota e quelli con la sanità in rosso sono obbligati). Ora arriva un nuovo prelievo. La busta paga di marzo è gravata da un altro acconto per il 2012 del 30%: riguarda le addizionali comunali, che possono scoprirsi maggiori rispetto a un anno fa, dopo la facoltà concessa ai sindaci nell’estate scorsa dal governo Berlusconi. Le addizionali comunali variano da municipio a municipio. A partire dall’anno d’imposta 2012, l’acconto addizionale di marzo è calcolato applicando l’aliquota e l’eventuale esenzione stabilite con delibera pubblicata entro il 20 dicembre 2011 (in caso di decisione successiva, l’acconto sarà calcolato assumendo l’aliquota e l’esenzione come in vigore nell’anno precedente ma l’effetto dell’aumento si sentirà in sede di conguaglio di fine anno). Su 594 Comuni che hanno già deliberato le aliquote Irpef, 330 l’hanno aumentata contro 6 che l’hanno ridotta. Tuttavia la maggior parte dei Comuni ha tempo fino al 30 giugno per adeguare le aliquote e molti sindaci hanno già annunciato ulteriori aumenti. I salti finora più evidenti: Catanzaro e Teramo dallo 0,5 del 2011 allo 0,8%, Brescia dallo 0,2 allo 0,55%, Agrigento dallo 0,4 allo 0,6%, mentre Ferrara ha deliberato 3 percentuali per fasce di reddito, passando dall’aliquota unica dello 0,5 alle nuove comprese tra lo 0,6 e lo 0,8%. A Roma il record tra i Comuni capoluogo di Regione con lo 0,9%, anche se per ora l’aliquota è invariata.
Francesca Basso
CDS DI STAMATTINA - TESTIMONIANZA DI UN VIGILE URBANO
ROMA — «Undici euro in più al mese, rispetto al marzo 2011, da 7,47 a 18,47. Che vanno a sommarsi ai nove dell’addizionale regionale, sulla busta paga dallo scorso gennaio. No, non sono cifre che possono cambiare il nostro bilancio, il vero problema è che il costo della vita aumenta sempre di più».
Giuliano Contaldi, 52 anni, è un funzionario della polizia municipale di Roma Capitale. Anche sua moglie è una dipendente comunale, hanno due figli, entrambi universitari. Il suo stipendio si aggira intorno ai 30 mila euro annui. Ma l’entrata in vigore dell’addizionale comunale per la famiglia non cambierà praticamente niente. «È la nostra capacità d’acquisto che si è abbassata, e tanto, negli ultimi 12 mesi — spiega Contaldi, che è anche un funzionario della Cisl romana — E poi l’inflazione, la benzina che ha raggiunto cifre impensabili un anno fa, la spesa alimentare, tutto. Un esempio? Le tasse universitarie che pago per i miei figli si basano sul lordo del mio stipendio e di quello di mia moglie, senza tenere conto che quella che realmente entra è un’altra cifra. È come se mi avessero abbassato lo stipendio, insomma».
Per questo a casa Contaldi si ridurranno un po’ le spese, ma non si è ancora deciso su cosa: «Vedremo mese per mese, come quadrare il bilancio familiare, a seconda delle spese». D’altra parte Contaldi preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno: «Sia mia moglie che io abbiamo un posto di lavoro, sicuro e non precario. E di questi tempi non possiamo che considerarla una grande fortuna».
Ester Palma
CDS - TESTIMONIANZA DI UN DIRIGENTE SCOLASTICO
ROMA — Le telefonate, il pieno alla macchina, qualche altra spesa «estemporanea»: ha già pensato a cosa tagliare sul bilancio mensile Daniele Liberatore, 60 anni, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo «Maria Capozzi», elementare, media più i corsi di scolarizzazione per gli adulti a Boccea, quartiere Aurelio.
«Ho fatto i conti, queste nuove tasse mi costano 952 euro all’anno — spiega — Anche perché, guardando la busta paga di un anno fa, marzo 2011, vedo che ho preso 47 euro in meno. Per noi dirigenti fino all’anno scorso c’era un assegno "ad personam" che ora è stato cancellato. Ma questi soldi devo recuperarli, comunque».
Liberatore ha un imponibile di 56 mila euro annui, è sposato e ha due figli, uno universitario e l’altro al liceo, sua moglie ha un suo stipendio: «Non possiamo lamentarci, per carità, questi soldi in meno non ci creeranno particolari problemi. Però vogliamo fare un po’ di attenzione alle spese. Anche perché pure le detrazioni per i figli sono diminuite, dai 67 euro dell’anno scorso ai 33 di questo mese. Dove taglieremo? I telefoni costano troppo, per esempio, sia quello di casa che i cellulari. Sto pensando di dare un’occhiata ai vari contratti proposti dalle compagnie, per trovare quelli più convenienti».
E poi la macchina: negli ultimi tempi, il dirigente ha deciso di andare più spesso a scuola a piedi, rinunciando alla macchina, visto che non abita lontano dal posto di lavoro. «La benzina costa troppo, ormai, e poi camminare un po’ fa bene anche alla salute, no?».
Es. Pal.
CDS - TESTIMONIANZA DI UN QUADRO
MILANO — Primo: taglio all’abbonamento a Sky. Secondo: bici al posto del motorino e il tragitto casa-lavoro (dieci chilometri) a forza di gambe, così da risparmiare su benzina e assicurazione. Terzo: lavatrici di notte per alleggerire la bolletta della luce. Il signor Luca Padovani — insieme con la moglie e le due figlie di 12 e sei anni — non ha aspettato che le addizionali assestassero il loro colpo sulla sua busta paga: 30 euro netti in meno al mese. Già dall’inizio dell’anno, complice anche l’acquisto della casa, ha messo a punto una strategia di resistenza all’austerity.
La «manovra» di casa Padovani comprende anche altre misure. Come l’acquisto di alcuni prodotti al discount («Quelli dove la qualità non ci perde») e una maggiore frequenza delle spedizioni al super in modo da comprare, volta per volta, quello che serve davvero e ridurre al minimo, di conseguenza, il cibo in pattumiera.
«Sia chiaro: noi siamo dei privilegiati», tiene i piedi per terra Luca Padovani che a 42 anni, con la qualifica di quadro in un’azienda di servizi, può contare su uno stipendio di circa 48 mila euro lordi, pari a 2.100 euro netti al mese. «In più c’è mia moglie che lavora part time e porta a casa circa mille euro. Ma sia chiaro: alla fine del mese non resta nulla. E siamo una famiglia che non si concede lussi».
Per concludere, dall’alto dei suoi sacrifici, Padovani si permette una richiesta. «Chi governa deve dimostrarci con i fatti l’utilità del nostro stringere la cinghia. E intervenire con misure strutturali su evasione fiscale e sprechi della politica». Altrimenti? «Qualcuno potrebbe non reggere più questa fatica».
Rita Querzé
CDS - I SUPERSTIPENDI DEI SUPERBUROCRATI
MILANO — Gli stipendi dei dirigenti sono un argomento che, da sempre, anima le discussioni degli italiani. Ancora di più se si tratta dei guadagni nelle pubbliche amministrazioni. C’è chi pensa che i loro guadagni siano scandalosi e chi sostiene che siano un modo per non cadere in strane e nostrane tentazioni corruttive. Sette, in edicola da domani, dedicherà un lungo servizio proprio a questi uomini d’oro raccontando chi sono, di cosa si occupano e perché guadagnano così tanto.
«Se all’inizio del 1992 — scrive Sergio Rizzo — c’erano soltanto 11 alti burocrati statali il cui stipendio superava, in qualche caso a malapena, i 90 mila euro attuali, si è arrivati oggi a contare un numero impressionante di megadirettori galattici. Almeno 15 portano a casa oltre 450 mila euro. In termini reali, cinque volte più dei loro colleghi di vent’anni fa: mentre la ricchezza prodotta da ogni italiano, sempre in termini reali, è cresciuta nello stesso periodo di appena il 10,5 per cento». E dire che tutto era iniziato, nel 2001, da un’intuizione «nobile» di Franco Bassanini, allora ministro della Funzione pubblica ed esperto del settore (è docente di diritto costituzionale). «Ora finirà la fuga dei cervelli. I dirigenti che se lo meritano verranno pagati molto meglio, mentre gli incapaci e i fannulloni rischieranno di perdere l’incarico», spiegò alla stampa Bassanini dopo aver firmato il nuovo contratto dei dirigenti statali che rimandava a suggestioni privatistiche. Nei fatti «quella riforma che doveva servire a evitare “la fuga dei cervelli” dal pubblico — prosegue Rizzo — semplicemente consentendo agli stipendi di lievitare come la panna montata ha creato invece un grumo di potere autoreferenziale nella pubblica amministrazione che obbedisce alle regole della cooptazione e moltiplica i propri redditi con il giochetto del “fuori ruolo” e la distribuzione degli incarichi. Grazie, sia chiaro, a interessate complicità della politica». Sette non tralascia le contraddizioni e i paragoni con l’estero. «Ugo Zampetti, segretario generale della Camera dei deputati, organo costituzionale e quindi escluso dal tetto, ha uno stipendio doppio rispetto a quello del capo dell’amministrazione della Camera dei comuni britannica, non superiore a 235 mila euro». Nelle imprese private, il rapporto con l’estero si inverte. Gli stipendi a sette zeri dei dieci top manager italiani fanno sorridere i loro colleghi americani che arrivano anche a nove cifre. Gli uomini che manovrano le stanze dei bottoni vengono contesi nello stesso modo. Non solo con moneta sonante ma, soprattutto, con una vita a cinque stelle scandita da benefit come iscrizioni a club esclusivi, spostamenti su jet privati e affitti pagati di case faraoniche.
Alessio Ribaudo
PEZZO DI BARBARA ARDÙ STAMATTINA SU REPUBBLICA
Le voci sono sempre le stesse: le trattenute addizionali Irpef degli enti locali, ma sono tutte in salita (alcune già da gennaio). Con l´arrivo di marzo hanno raggiunto il primo picco, sono entrate tutte in azione, almeno là dove potevano. La mini stangata di marzo è dunque arrivata puntuale su stipendi e pensioni, limati dalle imposte. Ci potrebbero essere due o tre voci tutte in crescita: l´addizionale regionale, il saldo di quella comunale per il 2011 e l´acconto di quest´ultima sul 2012. Una giostra di rincari, che è appena cominciata. È aumentata l´aliquota base regionale, che passa dallo 0,9 all´1,23, se non è già scattata. Un piccolo salasso deciso a dicembre dal Salva-Italia sui redditi del 2011, un´imposta che dunque colpisce retroattivamente. È come se si dovesse saldare un debito calcolato sui guadagni dell´anno passato.
Tranne gli esenti (pensionati e dipendenti), tutti i lavoratori da Nord a Sud, avranno l´aumento in busta paga. Certo saranno pochi o tanti euro, a seconda del reddito. «Poca roba... al max saranno una quindicina di euro, ma se smetto di mangiar gomme americane ci rientro», scrive infatti alieno67, nel forum lanciato da Repubblica. it. Il conto finale però sarà salato. Quella di marzo è la prima trattenuta di un "debito" diviso in undici rate. L´aumento varrà mediamente 76 euro, secondo un calcolo fatto dal Servizio politiche territoriali della Uil, il che porterà l´addizionale regionale Irpef a 371 euro per una famiglia media.
Il "peso" dell´imposta dipende anche dal reddito dei singoli. I lavoratori che non guadagnano più di 8.030 euro sono esenti, come i pensionati a basso reddito (fino a 75 anni e con un assegno da 7.535 euro, oltre i 75 anni per un importo sino a 7.785 euro). Situazioni difficili quelle, perché basta un salario da 1.200 euro che l´imposta ne varrà 51 l´anno e con 3.200 euro al mese l´Irpef regionale arriverà a 137 euro l´anno. Con 1.700 euro si pagherà 73 euro e 94 con 2.200. Qualcuno lo ha già sperimentato: «Io ho trovato 60 euro in meno su uno stipendio già da fame», scrive Dimaruma su Repubblica. it.
Uno scalino più in basso o più in alto sul cedolino della pensione o dello stipendio c´è l´Irpef comunale per la quale sulla busta paga di marzo è prevista la prima trattenuta in acconto (30%) sui redditi del 2012. Un piccolo salasso per un´aliquota che può arrivare fino allo 0,8%, ma che non tutti i Comuni hanno adottato. Ci sono anche enti locali che hanno aliquota zero, per cui la stanghetta dell´imposta non scatterà, altri uno 0,2 e via dicendo. La differenza col passato è che da agosto hanno avuto il via libera per salire fino allo 0,8%. E probabilmente molti lo faranno, visti i tagli al bilancio arrivati dal governo centrale. Alcuni lo hanno già annunciato. D´altra parte hanno tempo fino a giugno. Fino ad ora sono 301 i comuni che si sono adeguati all´insù, tra cui 7 capoluoghi di provincia (Chieti, Agrigento, Brascia, Catanzaro, Teramo Viterbo, mentre Ferrara ha adottato aliquote comprese tra lo 0,6 e lo 0,8 a seconda del reddito). Terza voce è il saldo dell´addizionale comunale del 2011, anch´essa divisa in undici rate. «Sulla busta paga ho avuto 6 euro in più per l´addizionale regionale e 3 per quella comunale», è il post di un lettore su Repubblica.it. Ma tante sono anche le voci critiche: «non mi sembra un gran salasso. Considero salassi invece le spese dovute a mancati servizi, quelle che ci obbligano a spese private che un cittadino di Berlino o di altre città europee non ha». Amaro il messaggio di mrs3: «Ho visto la busta paga e ho pianto, simbolicamente, su quanto resta di quello che un tempo era uno stipendio».
ROMA - Sono stati prorogati i termini per pagare a rate le cartelle del fisco: il decreto salva-Italia infatti ha portato la soglia a sei anni. Per ottenere la rateizzazione, possibilità adesso prevista per i debiti che ammontano fino a 20.000 euro (in precedenza ci si fermava a 5000 euro) è sufficiente presentare una richiesta motivata che attesti la propria situazione di temporanea difficoltà economica.
Inoltre il mancato pagamento di una rata non comporta la decadenza: non si ha più diritto alla rateizzazione solo se si saltano due scadenze consecutive. Il piano di ammortamento può essere a rate variabili e crescenti, anziché costanti. La rateizzazione esclude l´iscrizione dell´ipoteca da parte di Equitalia.
ROMA - Possibili aumenti della benzina per i contribuenti delle Regioni che hanno dichiarato lo Stato d´emergenza dopo le nevicate di febbraio. La commissione Affari costituzionali del Senato, infatti, ha ripristinato la cosiddetta "tassa sulle disgrazie", tolta due settimane fa dalla Camera. Ora la parola passa all´aula che oggi voterà il decreto semplificazioni, in cui è inserita la norma. E nelle ultime ore è ripartita la corsa dei prezzi dei carburanti sempre più vicini a quota 2 euro al litro. Questa ennesima raffica di rincari porta nuovi record per la benzina con punte di 1,998 nelle Marche anche se dal primo aprile la riduzione dell´addizionale regionale porterà al vertice dei prezzi Liguria e Toscana.