Andrea Brenta, ItaliaOggi 27/3/2012, 27 marzo 2012
Hai il cancro? Prendi un’aspirina – La conferma arriva da tre nuovi studi pubblicati su Lancet e Lancet Oncology: l’aspirina gioca un ruolo positivo non solo nella prevenzione, ma anche nell’evoluzione del cancro
Hai il cancro? Prendi un’aspirina – La conferma arriva da tre nuovi studi pubblicati su Lancet e Lancet Oncology: l’aspirina gioca un ruolo positivo non solo nella prevenzione, ma anche nell’evoluzione del cancro. I nuovi studi rafforzano i risultati già ottenuti dall’équipe del professor Peter Rothwell dell’università di Oxford che nel 2010 aveva dimostrato l’effetto benefico del farmaco dapprima per il cancro colon-rettale e in seguito per altri tipi di tumore (prostata, stomaco, polmoni, pancreas). La riduzione globale della mortalità per cancro, dal 20 al 25% a seconda del tumore, era ancora più elevata (34%) se la durata dell’assunzione quotidiana di aspirina superava cinque anni. Restava da dimostrare se lo stesso beneficio si potesse fare sentire anche a più breve termine. E questo è stato l’obiettivo della nuova serie di studi di Rothwell, coadiuvato da John Radcliffe dell’ospedale di Oxford. Nel primo lavoro, pubblicato su Lancet, l’analisi delle cartelle cliniche di oltre 77.500 pazienti inclusi in 51 programmi di prevenzione cardiovascolare mostra che l’aspirina diminuisce globalmente del 15% il rischio di decesso per cancro nei pazienti trattati. Il rischio è ridotto del 37% se si tiene conto soltanto dei primi cinque anni di trattamento. Non solo: in sei programmi di prevenzione primaria degli accidenti cardiovascolari attraverso basse dosi quotidiane di aspirina, che hanno interessato oltre 35.500 pazienti, il sopravvenire di un cancro si è ridotto di circa un quarto nei primi tre anni di trattamento, in maniera pressoché identica negli uomini (23%) e nelle donne (25%). Il secondo studio verte invece sulla comparsa di metastasi per cancri diagnosticati nel corso di cinque programmi randomizzati di prevenzione degli accidenti cardiovascolari attraverso aspirina a dosi quotidiane di 75 mg. La durata media del trattamento sugli oltre 17 mila pazienti è stata di sei anni e mezzo. In questo caso il rischio di cancro con metastasi a distanza è stato ridotto del 36% nel gruppo di pazienti trattati con aspirina (agli altri erano stati somministrati placebo). La riduzione è stata particolarmente forte (46%) per gli adenocarcinomi. Infine il terzo studio, pubblicato su Lancet Oncology, ha riguardato anch’esso l’effetto preventivo dell’aspirina sulle metastasi, ma comparando i risultati di studi effettuati con diverse metodologie. E anche questo lavoro conferma la riduzione delle metastasi per diversi cancri (colon-retto, esofago, stomaco, seno...). Dunque, dopo aver riconosciuto le virtù dell’acido acetilsalicilico dapprima in reumatologia e poi in cardiologia, il mondo scientifico si sta dirigendo in maniera ineluttabile verso il riconoscimento dell’interesse dell’aspirina anche nella prevenzione dei tumori. Ma, mette in guardia un farmacologo, i nuovi lavori scientifici sono stati realizzati a partire da studi di prevenzione cardiovascolare e dunque non sono stati concepiti e avallati da oncologi. Inoltre non bisogna dimenticare il rischio di emorragia digestiva che deriva dall’assunzione quotidiana di aspirina. Malgrado tali limiti, comunque, questi risultati rappresentano sicuramente la nascita di un nuovo approccio in oncologia. Sfortunatamente l’aspirina è un farmaco che non beneficia dell’interesse e del sostegno industriale per perorare la sua causa presso le autorità e le agenzie per i medicinali. E questo è forse il suo limite più grande.