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 2012  marzo 27 Martedì calendario

Il credo della Chiesa nella crisi – Nessuno pensi più di vivere di rendita. Su lavoro e pensioni i padri non tradiscano i figli

Il credo della Chiesa nella crisi – Nessuno pensi più di vivere di rendita. Su lavoro e pensioni i padri non tradiscano i figli. Le banche tornino a fare le banche guardando negli occhi a chi fanno credito. E i cattolici cosa aspettano a darsi da fare considerato che perfino l’immaginifica frontiera dell’infanticidio può essere superata (dopo essere già stata teorizzata proprio da ricercatori italiani) in una società in cui il bene comune è quello «di nessuno». È il nuovo credo della Chiesa in tempi di crisi. Anzi, la prolusione dal cardinale Angelo Bagnasco è un manifesto politico. Il presidente della Cei, aveva salutato l’ultima volta con un forte richiamo sulle aberrazioni dei giochi d’azzardo: un richiamo sociale e morale che aveva avuto una forte eco mediatica. Ma nulla a che vedere con ieri. Bando a qualsiasi forma di remora o di pudore Bagnasco ha fatto pensare ad una nuova Democrazia cristiana (oltre che ad un formidabile assist per il governo di Mario Monti). I padri mollino l’osso Bagnasco l’ha chiamata: una «strana» congiuntura. Degna, dunque, di uno strano governo e di una strana maggioranza. «I padri, lottando», ha spiegato, «hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli». Mollino l’osso senza fare tante storie, dunque. Sì, perché, ed ecco il puntello a Monti: «Dal mondo degli adulti e dalle loro organizzazioni, stenta ad emergere una disponibilità al riequilibrio delle risorse che sono in campo». Gentiluomini... C’è un messaggio forte anche per il curriculum ideale dei giovani: «Vale assai più lo sforzo che il successo, conta più l’abitudine alla fatica che la rifinitura estetica». E, comunque, i veri vittoriosi sono «i galantuomini», non «i vincenti con l’imbroglio». ...e imbroglioni individualisti E i primi imbroglioni, per Bagnasco, sono gli «individualisti», ossia coloro che schiacciano «il diritto sul versante soggettivo, quasi che l’identità collettiva potesse essere la somma aritmetica del benessere individuale». Ma «per storia ed esperienza» non è così. Ci sono i sindacati, i partiti, le associazioni, le famiglie («La famiglia? Un fardello da cui liberarsi». Tesi sbalorditiva!», ha quasi gridato) La prova che i «corpi intermedi» hanno un senso, secondo la Chiesa, è costituita dal fatto che sull’onda dell’individualismo il limite viene spostato «sempre oltre» fino alla lotta alla sopravvivenza fra individui, appunto. E il più debole soccombe. Ma per la Chiesa «non ci sono vite non degne di essere vissute». Domenica è sempre domenica La domenica è un bene «non monetizzabile». È, forse, il passaggio più conservatore del manifesto di Bagnasco legato ai temi di valenza «antropologica» del riposo, della famiglia e della spiritualità. In quest’ottica c’è anche il no al divorzio breve. Il lavoro si puo creare Eppure, «tutto rincara e il budget familiare diminuisce» cambiando le abitudini per le quali «si rivede l’ordine delle scelte». A questo punto, Bagnasco è andato di bastone e carota con il governo: «Con i provvedimenti adottati è stato portato al sicuro il Paese», ma ora bisogna creare lavoro ad ogni costo («Investire tutte le risorse a disposizione»). Qualche idea già sentita? «Fare manutenzione ordinaria del territorio»; «continuare nella lotta all’evasione fiscale»; «semplificare realmente alcuni snodi della pubblica amministrazione»; «contrasto alla corruzione e al latrocinio della cosa pubblica». Si passa per partiti&banche Qual è, dunque, il modello sociale cui si ispirano i cattolici italiani? Questo testuale: «Senza uscire dal novero delle nazioni industrializzate, anzi preservando nella ragionevole flessibilità gli insediamenti che coltivano le specificità e le eccellenze, dobbiamo perseguire un’economia sociale di mercato, nella linea della cooperazione e dei sistemi di un welfare condiviso. Il modello economico perseguito lungo i decenni dal nostro Paese è stato ed è una prodigiosa combinazione tra famiglia, impresa, credito e comunità. È l’insieme che va reinterpretato e rilanciato, recuperando stima nelle imprese familiari e locali, a cominciare da quelle agricole e artigianali». Ma perché ciò accada, tutti i partiti devono rinnovarsi «prima di riassumere direttamente nelle loro mani la guida» ed anche le banche devono cambiare atteggiamento: «Non ogni ristrutturazione va valutata con diffidenza», ha concluso Bagnasco, «è necessario considerare, caso per caso, situazioni e persone, l’onestà insieme all’affidabilità, e alla quota di controllabile rischio senza il quale non può darsi alcun salto nella crescita».