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 2012  marzo 27 Martedì calendario

BERLINO RESISTE ALLA CRISI DELL’EURO

L’economia tedesca continua a mostrare segni di buona resistenza alla crisi del resto dell’Eurozona, ma la ripresa non è più così robusta come nella prima parte dello scorso anno. C’è qualche indicazione, tuttavia, di un possibile rimbalzo dei consumi, che può rendere la Germania meno dipendente di quanto non sia stata finora dalle esportazioni.
L’indice Ifo sul clima per le imprese ha segnato ieri il quinto aumento mensile consecutivo, seppure molto contenuto (109,8 a marzo da 109,7 di febbraio). «L’economia tedesca sta perdendo parte del suo impulso», ha dichiarato Hans-Werner Sinn, presidente dell’Ifo, il centro di ricerca di Monaco di Baviera che elabora i dati. Positive soprattutto le aspettative delle imprese sui prossimi sei mesi, mentre la loro valutazione delle condizioni attuali è ferma ai livelli di febbraio. «Vediamo una stabilizzazione graduale nei prossimi mesi e un ritorno alla crescita stabile nella seconda metà dell’anno», sostiene Rainer Sartoris, che analizza l’economia tedesca per la banca Hsbc, una valutazione in linea con quella presentata nelle scorse settimane dalla Bundebank. La banca centrale vede per l’intero 2012 una crescita attorno allo 0,6%, in netto calo rispetto al 3% dello scorso anno.
Dopo la contrazione del quarto trimestre 2011 (-0,2%), il prodotto interno lordo tedesco dovrebbe evitare una recessione tecnica di due trimestri negativi consecutivi. Per Marco Valli, di Unicredit, «non c’è alcuna vera ragione di preoccupazione». L’indice Pmi della settimana scorsa era stato più debole delle aspettative, seppure ancora in espansione, al contrario dell’Eurozona nel suo complesso, e questo aveva indotto a qualche timore per l’anno in corso. «L’economia tedesca - afferma Jennifer McKeown, di Capital Economics - continuerà a far meglio degli altri Paesi dell’area dell’euro, ma non è abbastanza forte da tirarli fuori dalla recessione».
Delle componenti dell’indice Ifo, in crescita in particolare il settore del commercio al dettaglio, che riflette il buon momento del mercato del lavoro, con la disoccupazione ai livelli più bassi dalla riunificazione tedesca nel 1990. Questo dovrebbe consentire ai consumi di compensare l’indebolimento della domanda proveniente dalla periferia meridionale dell’Europa, oggi in crisi. Peraltro, il peggioramento del dato del settore manifatturiero non si estende all’export, su cui le aspettative delle imprese restano positive.
Non è ancora chiaro quale potrà essere l’impatto della restrizione fiscale che il Governo ha in programma. La settimana scorsa è stato annunciato che l’obiettivo del "quasi-pareggio" di bilancio, ora richiesto anche dalla Costituzione, è stato anticipato dal 2016 al 2014. Nel 2011 il deficit è sceso all’1% del Pil, quasi interamente per effetto dell’aumento delle entrate tributarie grazie alla maggiore crescita economica. L’azione di risanamento dei conti pubblici non è sufficientemente ambiziosa, secondo il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, fino all’anno scorso consigliere economico del cancelliere Angela Merkel, ma oggi critico dei piani del Governo.