Federico Mello, il Fatto Quotidiano 27/3/2012, 27 marzo 2012
MEDIASET SI FA SOFFIARE IL DOMINIO
Ha un po’ il sapore beffardo del contrappasso l’inconveniente capitato a Mediaset con il “suo” dominio. L’indirizzo del biscione, Mediaset.com , è scaduto e non è stato rinnovato dall’azienda di Cologno Monzese. Capita anche ai migliori webmaster: il nome che identifica sul web qualsiasi sito, non può essere “acquistato” ma solo “affittato” (anche per più anni). A Mediaset, evidentemente, qualcuno ha dimenticano di rinnovare “l’affitto” e così il nome è prima finito all’asta e poi è stato acquistato da un cittadino americano, Didier Madiba, che ora dice di non aver alcuna intenzione di cederlo, ma piuttosto spiega di volerlo utilizzare per un porta-le di dispositivi informatici (in inglese “media-sets”).
Gli è andata proprio male all’azienda del Cavaliere. Sui nomi di dominio, acquistabili da chiunque, nel mercato internazionale non si assiste certo a un far-west: se un marchio, un’azienda, o un privato, dimostrano che il singolo nome è senza alcun dubbio riferito a una certa persona (o a un marchio, o a un ente), il World Intellectual Property Organization stabilisce chi abbia diritto a usufruirne. La “Wipo”, in questo caso, ha respinto le richieste di Mediaset: l’autorità ha ritenuto gli argomenti avanzati dalla società non erano sufficienti per dimostrare la malafede e l’assenza di interessi da parte di Madiba.
L’AMERICANO ha sostenuto – evidentemente in maniera convincente – che il dominio “mediaset” fa riferimento a una generica attività nel campo dei media e che la sua intenzione è di avviare un business in quel settore.
Per il gruppo della famiglia Berlusconi, comunque, non è un danno irreparabile. Il sito era inattivo e non è escluso che il nuovo proprietario decida di ritornare sui suoi passi davanti a una ragionevole offerta economica.
Più che altro è l’immagine dell’azienda a risentirne. Un po’ per essersi fatta scappare sotto il naso un “asset” di proprietà. Ma soprattutto perché il gruppo guidato da Fedele Confalonieri non è mai andato d’accordo con il web. Oltre a una strenua difesa del copyright “vecchio modello” anche su Internet, a differenza della Rai – che ha puntato sempre su YouTube, diventando il canale italiano con più seguito in assoluto –, Mediaset è in causa con il por-tale video, chiede 500 milioni di euro per una supposta “mancata vigilanza” su violazioni del copyright. Per questo il tutto suona come un contrappasso: chi di web ferisce, di web perisce.