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 2012  marzo 27 Martedì calendario

COSENTINOS, LA POLITICA MATRIMONIALE DELLA CAMORRA

Il Testimone. La Sposa. Lo Sposo. Non sono i capitoli della saga di Tarantino (nel senso di Quentin) su Kill Bill, ma i protagonisti di una tragedia politica che richiama scene e atmosfere di un altro famoso filone cinematografico, quello del Padrino di Coppola. Il Testimone è Nicola Cosentino inteso come Nick ‘o Mericano, il Casalese del berlusconismo. La Sposa si chiama Annarita Patriarca ed è sindaco di Gragnano, paesone rupestre dei monti Lattari che troneggia su Castellammare di Stabia. Lo Sposo, infine, è il figlioccio di Nick ‘o Mericano ed è il primo cittadino di San Cipriano d’Aversa, nel Casertano. Il suo nome è Enrico Martinelli. Tutti e tre del Pdl e tutti e tre in chiesa, il Testimone, la Sposa, lo Sposo, per ‘O Matrimonio, come racconta il libro bianco di Sel The Cosentinos, l’educazione sentimentale del Pdl in Campania.
Le pagine nuziali sulla coppia di sindaci Patriarca & Martinelli, benedetta da Cosentino, sono tra le più istruttive dell’iniziativa editoriale del partito campano di Nichi Vendola, diecimila copie per l’autofinanziamento. Per due motivi: il primo è legato alla cronaca di queste settimane. A metà marzo, infatti, Martinelli viene arrestato per associazione a delinquere. Favori e appalti ai Casalesi, ovviamente. Pizzini dei boss che ordinano a Martinelli che cosa fare. Per reazione, sua moglie Annarita annuncia le dimissioni da Gragnano per “difendere mio marito”. Passa una settimana, ma non lo fa. Alla fine, il problema è risolto d’imperio dal ministro dell’Interno. Il Viminale scioglie Gragnano (e Pagani) per infiltrazioni camorristiche. Clan locali e brogli elettorali, ma anche lavori vinti da imprese dei Casalesi in trasferta nell’hinterland stabiese. Come il tentativo, per esempio, della Patriarca di far aprire una stazione di benzina per accontentare Cosentino.
UN INTRIGO politico-matrimoniale-camorristico che parte da lontano per certi versi. È questo è il secondo motivo per approfondire “l’educazione sentimentale del Pdl in Campania”. Annarita Patriarca è infatti figlia d’arte. Il suo papà Francesco, alias Ciccio ‘a promessa, è stato sottosegretario e senatore democristiano nonché gavianeo di ferro. Quando Tangentopoli squarciò la corruzione della Prima Repubblica, a Napoli il maxi-processo “Maglio” mise sotto processo tutta la corrente dorotea della Dc napoletana, a partire da Antonio Gava, già ministro dell’Interno. E nei tre gradi di giudizio l’accusa di concorso esterno alla camorra, per Ciccio ‘a promessa, ha sempre resistito. Nove anni di reclusione confermati dalla Cassazione nel giugno del 2007. Patriarca poi morì sei mesi dopo, a 75 anni. Ha detto domenica scorsa la figlia: “Sono una Patriarca e devo dimostrare più degli altri, ma è un preconcetto. Un giorno si dovrà pur riscrivere la storia di mio padre, è stato capro espiatorio di tutta una corrente, ma il Paese non è pronto”.
In ogni caso, Patriarca padre gestì la delicata “transizione” dei rapporti tra Dc e clan, quando la camorra vincente della Nuova Famiglia di Alfieri e Galasso sconfisse la Nco di Raffaele Cutolo dopo il terremoto del 1980 e lo scandalo Cirillo (l’assessore regionale rapito dalle Br e liberato grazie a una trattativa tra politica, servizi, camorra e terroristi). Già, Cutolo. Il nome del boss che voleva la “mafizzazione ” della camorra ritorna spesso
nei The Cosentinos. Basta scavare nel passato di Luigi Cesaro inteso come Gigino ‘a purpetta (Luigino la polpetta), oggi deputato e presidente della provincia di Napoli. Sodale di Cosentino, Cesaro negli anni ‘80 si rivolse a Rosetta Cutolo, sorella di Raffaele, per non pagare il racket: “Il Cesaro ha spiegato che al fine di sottrarsi alle pesanti richieste del gruppo di Pasquale Scotti chiese i buoni uffici di Rosetta Cutolo la quale inviò una lettera di raccomandazione allo Scotti”. In Campania, dunque, c’era una sinistra eredità lasciata dalla Dc e il berlusconismo l’ha raccolta. Le impronte digitali sono quelle della banda degli onesti di Angelino Alfano.