Giampaolo Visetti, Affari e Finanza 26/3/2012, 26 marzo 2012
I FARMACI NATURALI UN TESORO PER LA CINA
La Cina punta a diventare una potenza industriale hitech, ma per ora investe su business maturi, o legati al passato. L’ultimo exploit riguarda la medicina tradizionale cinese (Mtc). I farmaci cinesi naturali, che impiegano estatti d’erbe o di animali senza una sintesi chimica, stanno registrando un boom internazionale senza precedenti. Nel 2011 la Cina ha esportato Mtc per 2,4 miliardi di dollari, con un incremento del 36,5% sul 2010. Le esportazioni sono cresciute del 14% e i prezzi del 23%. Nel 1996 la Mtc valeva 600 milioni di dollari, triplicati a 1,8 miliardi nel 2010. Liu Zhanglin, vicepresidente per l’export della Camera di commercio cinese, stima che nel prossimo decennio le esportazioni del settore aumenteranno almeno del 10% all’anno. Un autentico boom si registra in Giappone, Corea del Sud, Australia, Europa, Stati Uniti e nei Paesi più ricchi dell’Africa. Al mercato si affacciano però anche i Paesi Arabi. «Beijing Tongrentang Group», società leader in Cina, ha appena aperto una farmacia con laboratorio a Dubai. L’azienda, in un quinquennio, ha inaugurato una sede a Hong Kong e altre 64 in 16 nazioni, per un business estero annuo da 35 milioni di dollari. Entro il 2015 punta a raddoppiare i punti vendita, sbarcando in forze in Europa. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il successo della Mtc è collegato a quello dei farmaci biologici e dell’omeopatia. Nel 2010 valeva 60 miliardi di dollari, circa il 30% dell’intero consumo mondiale di medicine. Per lanciare l’export dell’industria Mtc, il governo cinese fornisce specialisti e fondi per aprire piccoli musei. Grazie al collegamento con gli Istituti Confucio, docenti ed esperti tengono conferenze e stages di farmacia e lingua cinese. «I prodotti medici – spiega Ding Yongling, vicedirettore generale di Tongrentang Group – contribuiscono ad affermare il marchio Mtc, ma allo stesso tempo promuovono la nuova immagine dell’intera industria nazionale». Per l’affermazione definitiva di rimedi alternativi a quelli della chimica industriale resta lo scoglio di registrazioni, norme tecniche e test nazionali. Unione Europea e Stati Uniti sono al lavoro su un codice unificato che stabilisca standard di contenuti e qualità per ogni rimedio. Occorrono sette anni di sperimentazione e i funzionari di Pechino stanno negoziando con le autorità sanitarie di Usa e Ue l’adozione dei primi dieci farmaci tradizionali. La «Sichuan Neautus», colosso di Chengdu, è certa però di avere tra le mani un tesoro. In cinque anni è passata dal trattamento di 400 tonnellate di erbe a 8 mila tonnellate, per una produzione di mille varietà triturate diverse. Assieme ad altre aziende farmaceutiche tradizionali cinesi si appresta a quotarsi sui mercati asiatici, per crescere in capacità tecnologica e contendere ai rimedi naturali dell’Occidente un mercato da 20 miliardi di dollari all’anno. Non sono più i jeans e non sono ancora le fibre ottiche. Ma dove sbocciano i nuovi business, la Cina non manca più e non arriva mai seconda.