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 2012  marzo 27 Martedì calendario

Scrivi, che ti tassano La letteratura dal commercialista - Ieri la settimana si è aperta sul solito argomento: le tas­se

Scrivi, che ti tassano La letteratura dal commercialista - Ieri la settimana si è aperta sul solito argomento: le tas­se. Nello specifico, quelle di un manipolo di presunti pri­­vilegiati: gli scrittori. A Dagospia è arrivata una lettera anonima: «Certo, Busi paga tutte le tasse. Peccato che uno scrittore ha uno sconto del 25% forfettario, e non paga contributi previdenziali, su tutta la parte inerente la cessione di diritto d’autore. Magari molti dei comuni mortali avessero i pri­vilegi di Busi! ».L’incauto lettore si è attirato gli strali dell’Aldissimo di Montichiari: «La mail di quel­l’anonimo incivile analfabeta- ha replicato Busi - è talmente stupi­da e insensata... Il mio reddito è formato dal 20%didiritti d’autore e per il resto da altre attività- nota­mente fare televisione fino a due anni fa - su cui quello che esborso (…) è del 63%». Gli scrittori hanno davvero ali­quote più basse degli altri cittadi­ni? «Be’-ci dice Vicki Satlow,agen­te letterario di Susanna Tamaro e vari bestselleristi - in Irlanda gli scrittori sono tassati zero, per inco­raggiare la cultura nazionale, qui da noi di più: hanno una ritenuta d’acconto del 20% calcolata sul 75% del compenso e non sul 100%. L’agente, quando c’è, si prende una percentuale dal 10% al 20% sulla somma lorda. Quindi è vero: sono tassati poco, ma anche per­ché guadagnano poco. E non han­no pensione». Di fatto è sparuto il numero di scrittori che vendono così tanto da esaurire il tradizio­nalmente magro (4-5mila euro) anticipo sulle royalties versato dal­­l’editore, obbligandolo a pagare al­tri diritti. «Tuttavia - ci racconta Marco Vigevani, agente letterario a Milano-qualche vantaggio fisca­le l’hanno: gli introiti da premi let­­terari, per esempio, non sono tas­sati. Se vinci il Bagutta, 25mila eu­ro, un’esenzione così inizia a di­ventare interessante (figuriamoci con i 610mila euro del Premio Bal­zan, ndr). Le legge Melandri, poi, prevede che per gli scrittori sotto i 35 anni il classico 20% sia calcola­to sul 60% e non sul 75%». Siamo dunque davanti a una «casta» degli scrittori? Se le cifre in gioco non fossero ridicole nella maggior parte dei casi, potremmo sussurrare di sì. «E non mancano i furbetti - ci dice un “commerciali­­sta di scrittori” a Milano- che butta­no giù quattro fogli di scrittura e se li fanno pagare dall’editore come diritti d’autore su un futuro libro che non uscirà mai. In realtà si trat­ta di un compenso per corsi di for­mazione tenuti in casa editrice o per altri lavori. Tassati, però, come diritti d’autore e non come presta­zioni occasionali per cui bisogne­rebbe dimostrare costi specifici. Ci sono scrittori che aprono parti­te iva per bypassare l’editore come sostituto d’imposta e per scaricare più costi: legittimo. Solo che il con­fine tra “diritto d’autore” e “servi­zio reso” diventa sempre più labile e chi controlla più? Diverso il caso di un autore straniero che risiede in Italia: per lui ci sono ritenute del 30% sul 100%, tout court, salvo ali­quota diversa stabilita dalle dop­pie imposizioni. Diverso ancora il caso degli autori americani: lì lo scrittore celebre è quasi una hol­ding di se stesso, alla prese con un mercato enorme che valica i confi­ni nazionali. Manca poco che non si quoti in Borsa». James Patter­son, per dirne qualcuno, guada­gna 84 milioni di dollari l’anno, Da­nielle Steel 35, John Grisham 18. Difficile che questo accada in Italia.Tutt’al più abbiamo scritto­ri agenti di se stessi o molto attenti al proprio cash flow, come Ales­sandro Piperno o Walter Siti. «In realtà lo scrittore - ci dice Siti, di cui è imminente per Rizzoli Resi­stere non serve a niente , su finanza e criminalità organizzata- le tasse le paga due volte: la prima quan­do l’editore gli detrae il 20% sul 75%. Sul rimanente, quando fai il modello Unico, ci paghi il 21% più un altro 20%. Paghiamo co­me tutti. Fer­mo restando che se dovessi campare coi miei libri sarei alla fame».Edo­ardo Nesi, ex imprenditore tessile oggi in classifica, è più o meno sulla stessa linea: «Fino a Storia della mia gente non ho guada­gnato nulla dal­lo scrivere. Con Le nostre vite senza ieri sta andando meglio. Que­s­to mi fa riflette­re sull’editore Bompiani, che mi dà fiducia e mi permette di cre­scere pur senza portarsi a casa granché in euro, e su quanto i gua­d­agni di uno scrittore siano del tut­to episodici, aleatori. La tassazio­ne per gli scrittori è concepita co­me vantaggiosa perché, semplice­mente, non guadagnano nulla o quasi. I premi letterari? Dallo Stre­ga ho preso 5mila euro ». Cifre bas­se, poco avvincenti. «Non voglio nemmeno occuparmene - ci dice Chiara Gamberale, che pure in classifica ci va spesso- Do il 10% al mio agente Luigi Bernabò perché pensi a tutto lui, insieme al com­mercialista. Vengo sempre delu­sa da quel che trovo sul mio conto a fine mese, perdere altro tempo per puntellare rovine di centesimi sarebbe peggio».