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 2012  marzo 27 Martedì calendario

La banca svizzera rifiuta il tesoro di Emilio Fede - Emilio Fede potrebbe finire un’altra volta nei guai, per una valigetta di due milioni e mezzo di euro portata all’estero, in Svizzera, in una banca di Lugano

La banca svizzera rifiuta il tesoro di Emilio Fede - Emilio Fede potrebbe finire un’altra volta nei guai, per una valigetta di due milioni e mezzo di euro portata all’estero, in Svizzera, in una banca di Lugano. Se le indagini avviate dalla Guardia di finanza dovessero trovare conferme, nei confronti del direttore del Tg4 i reati che potrebbero essere contestati vanno dall’esportazione di capitali all’estero al riciclaggio. L’inchiesta muove i suoi primi passi. A fine gennaio era arrivata una segnalazione all’Agenzia dell’Entrate. In quella lettera, si racconta che Emilio Fede avrebbe tentato di versare su un conto corrente svizzero due milioni e mezzo di euro in contanti. Ma l’operazione sarebbe stata rifiutata dalla direzione della banca elvetica, per i precedenti del «cliente», già indagato dalla Procura di Milano per concorso in bancarotta fraudolenta con l’agente dei vip, Lele Mora. Toccherà adesso alla Guardia di finanza accertare i fatti, risalire eventualmente all’origine di quei soldi, ai quei capitali esportati illegalmente all’estero. Insomma, capire se e chi aveva consegnato a Emilio Fede due milioni e mezzo di euro in contanti, oppure se e come il direttore del Tg4 aveva accumulato una riserva così cospicua di euro. Sarebbe stato un funzionario di una banca elvetica, di Lugano, a segnalare all’Agenzia delle Entrate l’episodio. Indicando il giorno - siamo nel dicembre scorso - in cui si sarebbe presentato in banca Emilio Fede: «Era accompagnato da una persona. Aveva con sé una valigetta nella quale, a suo dire, aveva riposto due milioni e mezzo di euro che voleva depositare su conto corrente acceso da noi». Singolare che una banca svizzera rifiuti un versamento così imponente. Ma una ragione c’è, secondo il bancario elvetico: «Sapevamo che Fede aveva problemi con la giustizia italiana». Insomma, gli svizzeri temevano che il malloppo che il direttore del Tg4 voleva versare potesse essere la causa di una eventuale incriminazione per riciclaggio dello stesso cliente. Naturalmente le indicazioni fornite dal funzionario di banca dovranno essere verificate dalla Guardia di finanza. Anche se le circostanze riportate nella lettera indirizzata alla Agenzia delle entrate sono molto precise, gli 007 della Finanza stanno cercando di verificare la giustezza delle informazioni arrivate da Lugano. L’obiettivo delle indagini è quello di trovare riscontri alla presenza di Fede quel giorno di dicembre in Svizzera, a Lugano, in quella banca e per fare quel versamento. E una volta verificata la sua presenza, la Finanza proverà a ricostruire i passaggi di quei soldi. Da dove provenivano? Da una vincita al gioco? Da una vita di risparmi? O erano un favore fatto a un amico? E a chi? Siamo di fronte soltanto all’esportazione di capitali all’estero o si tratta di una operazione di riciclaggio? Domande che comunque si porranno in un secondo momento perché le indagini preliminari puntano ad approfondire le indicazioni del funzionario di banca. Un’altra volta Emilio Fede aveva avuto un contenzioso con una banca elvetica e una gola profonda, un funzionario di una banca di Lugano che era stato interrogato dalla Procura di Milano per rogatoria. Era accaduto l’8 agosto scorso. La Procura di Milano che indagava Lele Mora (ed Emilio Fede) per bancarotta fraudolenta, interrogò un funzionario della Bsi di Lugano,che raccontò che Lele Mora voleva inizialmente prelevare da un conto mezzo milione di euro. Era una quota della «provvigione» che Emilio Fede aveva preteso dal manager dei vip per aver sposato la causa di un prestito milionario che Silvio Berlusconi doveva elargire a Mora, in difficoltà economiche e sull’orlo del fallimento. Insomma, per una raccomandazione, dall’amico in difficoltà Fede voleva essere ricambiato con un pagamento milionario. Materia controversa, questa. Fede si è sempre difeso negando di aver preteso la provvigione. Lele Mora, invece, ha sostenuto che, alla fine, degli oltre 2 milioni e 800 mila euro che ottenne in prestito da Silvio Berlusconi, un milione e duecentomila euro sono stati trattenuti dal direttore del Tg4. «Succo d’agave», si chiamava il conto che il direttore del Tg4 aprì in quella banca svizzera per ottenere il mezzo milione di euro. 300.000 euro in contati, 200.000 li prese da un conto corrente aperto a suo nome che lui svuotò. La testimonianza del funzionario della banca è stata decisiva per chiarire la posizione di Fede. Adesso, una segnalazione dalla banca di Lugano incastrerebbe Fede in una storia di esportazione di capitali all’estero.