MARCO CASTELNUOVO, La Stampa 27/3/2012, 27 marzo 2012
«Barbarossa» Flop al Nord per il kolossal leghista - È stato un flop anche in Tv, in «Padania» particolarmente
«Barbarossa» Flop al Nord per il kolossal leghista - È stato un flop anche in Tv, in «Padania» particolarmente. Il giudizio dei telespettatori per il film Barbarossa, il «kolossal» fortemente voluto da Bossi che si è anche prestato a un cammeo nel film (nella foto in basso il fotogramma in cui compare il leader del Carroccio) si avvicina sempre più a quello di Fantozzi per la «Corazzata Potemkin». Il film è andato in onda domenica e ieri, ma già i dati della prima sera hanno certificato il flop. Domenica «Barbarossa» ha realizzato il 13,55% di share con 3.559 milioni di spettatori ed è stato battuto sia dal «Grande Fratello» (che ha vinto la serata con 3,765 milioni di spettatori e il 17,97% di share) e anche da «Report» che ha raccolto il 14,21% di share con 3.726 milioni di spettatori. E spacchettando gli ascolti su base territoriale, il dato si fa impietoso. Al nord è visto molto meno che al sud. In Lombardia e Veneto addirittura non supera il 10%. Male. Malissimo per un film che dicono sia costato oltre trenta milioni di euro. Prodotto da imprenditori privati, dalla Rai e per un 1 milione e 600 mila euro anche dal ministero (cioè da noi) con la motivazione che «si preannuncia come un grande epic-movie, con spettacolari scene di battaglia. Un vero e proprio kolossal di appeal internazionale che nulla ha da invidiare, per mezzi e spettacolarità, alle mega-produzioni americane». Così non è stato, nelle sale il film ha raccolto a malapena un milione di euro. E questo nonostante la presentazione in pompa magna al Castello Sforzesco alla quale si presentò mezzo governo, Berlusconi in testa. E nonostante Bossi, che dal sacro prato di Pontida, chiese a tutti i leghisti di andare al cinema perché «lì c’è la nostra Storia che in genere viene falsificata da Cinecittà che è in mano ai romani...». In fondo Berlusconi aveva visto giusto quando l’aveva definita «’sta cavolo di fiction per la quale Bossi mi sta facendo una testa tanto» come disse all’allora direttore generale della Rai, Agostino Saccà in una telefonata intercettata. L’avesse detto all’«amico Umberto», forse, ci saremmo risparmiati qualche soldo.