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 2012  marzo 28 Mercoledì calendario

Di lui José Mourinho direbbe probabilmente: «Non è un pirla». E non solo perché il dottor Andrea Stramaccioni ha impiegato meno di dieci mesi per sedersi sulla panchina della prima squadra

Di lui José Mourinho direbbe probabilmente: «Non è un pirla». E non solo perché il dottor Andrea Stramaccioni ha impiegato meno di dieci mesi per sedersi sulla panchina della prima squadra. Dietro al sorriso sveglio, alla disinvolta semplicità esibita nel suo primo giorno da allenatore dell’Inter, c’è un uomo (36 anni sono pochi per fare il tecnico in serie A ma sono già un bel pezzo di vita) che ha fatto le sue scelte e non ha mai lasciato le cose a metà. Romano e romanista, «Strama» è cresciuto in una famiglia che non aveva il pallone nella zona alta della gerarchia dei valori. Papà Sandro è architetto, mamma Anna insegna italiano e latino al liceo scientifico, Marco, il fratello minore, non ha giocato a calcio, i due cani nemmeno. Andrea sì, e nel ’90, inseguendo un pallone, andò a Bologna. La società lo iscrisse a un liceo classico privato, mamma Anna intervenne a piedi uniti: «Non se ne parla nemmeno, il classico lo fai in una scuola statale». Andrea studiò al Minghetti e, dopo l’esame di maturità, si iscrisse a Giurisprudenza, sempre a Bologna. Nel frattempo, un ginocchio frantumato (tre volte) lo costrinse ad abbandonare il sogno, non gli studi che completò alla Sapienza. Tesi sperimentale sul diritto commerciale delle società (sportive) quotate in Borsa. Non c’era ancora la cattedra di Diritto sportivo, la tesi di Stramaccioni in qualche modo fu il primo mattone per l’istituzione dell’attuale corso di laurea. Da lì in avanti la storia di Stramaccioni è nota. Allenatore di ragazzini, collezionista di vittorie, ufficialmente a tempo perso: «Per me il calcio è solo un passatempo, alleno i ragazzini un paio di volte alla settimana». Poi arrivò la Roma e le discussioni con i sospettosi addetti all’ingresso di Trigoria che non volevano credere che un dipendente del club giallorosso non potesse permettersi qualcosa di meglio di una Opel Corsa. All’Inter è arrivato la scorsa estate, segnalato proprio da Claudio Ranieri, non ancora nerazzurro, che sul volo di ritorno da Londra, dove si era giocata la finale di Champions, parlò a Ernesto Paolillo di un giovane allenatore davvero in gamba. La scorsa estate la firma del contratto (triennale), inviata via fax, poi il matrimonio con Dalila (famiglia di interisti, uno zio è socio da sempre dell’Inter club di Cattolica) e il viaggio di nozze alle Maldive. A Milano Stramaccioni abita in zona Niguarda, vicino al centro sportivo intitolato a Giacinto Facchetti. Ama i ristoranti di pesce, compresi i giapponesi, ma non ha dimenticato i classici romani. Cocco era la trattoria di riferimento a Roma «perché lì fanno i fritti migliori della città». Il calcio per «Strama» è una cosa estremamente seria. Non fosse così non avrebbe fatto mettere l’erba sintetica sul terrazzo della sua casa di Roma, nello stesso palazzo dei genitori. Ma non vive ovviamente di solo pallone anche se non ha gusti definiti in fatto di musica e letteratura. Ascolta e legge un po’ di tutto, guidato dalla «curiosità e dall’istinto». Gioca anche lui alla Playstation (videogame calcistici, ovvio) e in mezzo ai dvd della «play» tiene quelli di tutte le sue vittorie, dal titolo regionale con i Giovanissimi della Romulea all’ultimo, conquistato a Londra domenica scorsa. Ora gli è capitata la grande occasione. Difficile che il dottor Stramaccioni se la lasci scappare. Domenico Calcagno *** LAURA BANDINELLI SULLA STAMPA La distanza tra la porta dello spogliatoio della Primavera e quello della prima squadra dell’Inter non è molta, ma ieri Andrea Stramaccioni ha capito quanto fosse grande il solco che lo divedeva dal grande calcio: «Fino a qualche giorno fa guardavo l’allenamento della prima squadra da dietro un cespuglio, adesso sono i miei campioni». La favola è appena iniziata ma non è il momento di badare al finale. Stramaccioni sa di avere in mano un biglietto della lotteria potenzialmente vincente, ma fin quando non avrà la certezza della combinazione preferisce stare con i piedi per terra: «Questo è un bellissimo sogno, siamo passati dalla vittoria di Londra che sembra lontana qualche mese a ciò che è accaduto lunedì sera quando ho incontrato il presidente Moratti». Stramaccioni ha un passato da vincente nel settore giovanile e ha da poche ore consegnato all’Inter la Champions Legue della Primavera. Pare che sia stata proprio questa la scintilla che ha portato Moratti all’ennesimo ribaltone, gli è piaciuto il suo entusiasmo e la determinazione. I maligni sostengono che il ragazzo si sappia vendere bene e che nel corso degli anni sia stato capace di costruirsi un futuro. Quando Gasperini allenava il Crotone era l’uomo delle relazioni sulle squadre avversarie, quando Ranieri guidava Totti lui già aveva preso in mano una squadra del settore giovanile della Roma. Per lasciare i giallorossi ha utilizzato una clausola del suo contratto. Da bravo avvocato non ha avuto bisogno di consulenze per la stesura. Una spugna, insomma, che però ha come modello Luciano Spalletti, che ieri se lo ricordava a stento ma che comunque gli fatto gli auguri. In apparenza Stramaccioni ha predicato umiltà ma ha anche ammesso di avere grande fiducia nelle sue capacità, non si ritiene un «predestinato» ma «un allenatore fortunato». Non sa ancora come cambierà l’Inter, di sicuro non brucerà i giovani perché non è uno che agisce di pancia. Questo rischio lo corre soltanto lui, ma non è il momento di pensarci: «Sarà incoscienza giovanile, ma io non ho paura. Penso solo ad essere concentrato sul mio lavoro e a portare in campo ciò che so. Non posso paragonarmi certo a un grande come Mourinho». Mentre parlava nella stanza ha fatto irruzione Mario Balotelli. Una miniera di talento che l’Inter ha ceduto troppo frettolosamente. Poteva essere un altro sogno: il primo regalo di Massimo Moratti. Invece, Stramaccioni ha aperto gli occhi e ha ripreso a pensare a Zanetti e Cambiasso, che ha definito «giovani dentro» e che ieri lo hanno accolto dandogli del lei.