VARIE 28/3/2012, 28 marzo 2012
FIORENZA SARZANINI SUL CORRIERE DELLA SERA
ROMA — Il reato ipotizzato è il riciclaggio, ma le verifiche riguardano anche una possibile evasione fiscale. Sono i magistrati romani i titolari dell’indagine sui due milioni e mezzo di euro che il direttore del Tg4 Emilio Fede avrebbe cercato di depositare in Svizzera alla fine dello scorso anno. La Banca di Lugano ha rifiutato i soldi e poi è partita la segnalazione per la Guardia di Finanza di Como che ha effettuato le prime verifiche. Fede giura che si tratta di «una colossale balla» e parla di «un’invenzione», ma nel fascicolo ci sarebbero già alcuni elementi di conferma. Come la macchina intestata a Mediaset che sarebbe stata utilizzata per passare la frontiera e raggiungere il Canton Ticino. Al momento il giornalista è testimone, i pubblici ministeri hanno deciso di convocarlo nei prossimi giorni per l’interrogatorio.
La vicenda comincia al termine di dicembre quando le Fiamme Gialle ricevono un esposto che racconta come Fede abbia portato qualche giorno prima una valigetta piena di contanti presso l’istituto di credito, ma sia stato respinto «per carenza di idonea documentazione», dunque perché non era possibile certificare la provenienza lecita dei soldi. «Viaggiava in auto con una altra persona — è scritto nella denuncia — e non era la prima volta che veniva presso il nostro istituto». Non c’è firma, però i primi controlli sui dati forniti convincono gli investigatori sull’opportunità di proseguire le indagini. Nella segnalazione sono infatti indicati il modello e la targa dell’auto utilizzata per la trasferta e la verifica ha consentito di scoprire che si tratta di una vettura intestata a Mediaset, l’azienda in cui Fede lavora da decenni. Inoltre sembra che, sia pur informalmente, gli investigatori siano riusciti a risalire alla persona che ha raccontato la vicenda e che abbiano ottenuto conferme anche da altri funzionari coinvolti nell’episodio. Del resto non è la prima volta che Fede ha problemi con una banca di Lugano: è stato un funzionario della Bsi di Lugano a rivelare ai magistrati di Milano che indagano sulla bancarotta della società di Lele Mora come il giornalista — indagato per concorso nello stesso reato — avesse prelevato 500 mila euro dai conti del manager di modelle e attrici.
Dopo aver accertato elementi di fondatezza nell’esposto, il fascicolo viene così trasmesso per competenza ai colleghi della capitale che consegnano l’informativa alla Procura. Nei prossimi giorni i magistrati interrogheranno Fede e poi delegheranno ulteriori indagini alla Finanza per stabilire da dove arrivi quella valigetta piena di denaro. Ma anche chi altri si sia presentato allo sportello bancario. Nell’esposto si parla infatti di un accompagnatore e qualcuno ipotizza che possa trattarsi di un faccendiere italo-svizzero che si occupa di mediazioni immobiliari e consulenze aziendali, ha una sede della sua società proprio a Lugano, ma in alcuni ambienti non viene ritenuto molto affidabile.
Fiorenza Sarzanini
INTERVISTA DI FABRIZIO RONCONE SUL CORRIERE DELLA SERA
ROMA — «E certo che ti parlo! Porcaccia miseria se ti parlo! Perché no, scusa, dico: avrai capito anche tu che sono vittima di uno sporco complotto...».
Direttore, senti...
«Tu puoi pensare tutto di me, ma non che sono uno stupido! Sono uno stupido? Pensi che Emilio Fede sia uno stupido? Forza, rispondi...».
No, direttore, non sei uno stupido: ma io devo farti qualche domanda.
«Okay okay, dai, sono qua, ti ascolto».
Allora, l’accusa è precisa: dicono che ti sei presentato in una banca di Lugano chiedendo di poter versare due milioni e mezzo di euro in contanti, ma i funzionari della banca si sarebbero rifiutati di effettuare l’operazione.
«Ragiona: io ho due milioni e mezzo in contanti, e che faccio? Li metto in una valigetta, attraverso il confine con quel malloppo e mi presento in banca a Lugano, dopo che a Lugano, proprio in banca, è successo quel che è successo con la vicenda di Lele Mora?».
Tu sei stato a Lugano?
«No!... Cioè, sì, ci sono stato, ma a comprare medicine o a fare passeggiate. E quando arrivo, ogni volta, ordino al mio autista di parcheggiare distante dalla banca proprio per evitare equivoci».
Eppure ci sarebbero dei riscontri, direttore.
«Oh santo cielo! Divento pazzo! Sentimi: mettiamo pure che io abbia una valigetta con due milioni e mezzo, va bene? Secondo te io sono così fesso da andarmene a Lugano? Non faccio prima ad andare a Montecarlo? No, dai, non regge».
In realtà, invece, la sensazione è che i giudici si muovano con qualcosa di concreto tra le mani.
«Concreto? Allora, ascoltami. Le ipotesi sono tre: o c’è un caso di omonimia, ipotesi in cui spero; o c’è una casuale e pazzesca somiglianza con qualcuno, ipotesi possibile ma remota; oppure c’è stato qualcuno che è andato lì, allo sportello bancario di Lugano, spacciandosi per me... e questa, purtroppo, è l’ipotesi più plausibile».
E perché l’avrebbe fatto?
«Per fregarmi, accidenti! Perché, appunto, è un complotto!».
Complotto organizzato da chi? Dall’Agenzia delle Entrate?
«Mah! Vedi, io mi sto faticosamente rialzando dopo la triste vicenda di Ruby, e sto cercando di dimostrare di non avere colpe... Evidentemente, però, c’è qualcuno a cui continuo a dare fastidio... sì, questo direttore che dirige da così tanti anni, purtroppo, sta sulle scatole a qualche invidiosetto».
Dai fastidio dentro Mediaset?
«Anche».
Questa è una notizia.
«Sai, io gli ho detto: fatemi arrivare all’autunno, poi vi lascio il Tg4 e mi candido alla Camera con il Pdl, perché con Berlusconi sono già d’accordo...».
E l’azienda?
«Ci siamo accordati così: mi danno una buonuscita, non clamorosa, ma equa per quello che ho fatto e dato in tutti questi anni. Poi avrò dei benefit, tipo l’autista e la segretaria. Poi un programma in prima o seconda serata su Retequattro, l’incarico fantasma ma comunque prestigioso di direttore editoriale dell’informazione e, infine, un contratto di consulenza di tre anni più due».
Non male, direi.
«Infatti io non mi lamento. Penso pure che però questi miei accordi possano aver scatenato altre invidie nei miei confronti. E qualcuno può aver pensato bene di farmi mangiare un po’ di fango».
Gira voce che ti abbiano anche ridotto il numero dei redattori.
«Voce verissima! Con l’apertura del TgCom, mi hanno devastato la redazione. Quando andrò via, temo che il Tg4 cesserà di esistere».
Hai sentito il Cavaliere nelle ultime ore?
«Questa mattina è stato il primo a telefonarmi e ad esprimermi la sua solidarietà! Lo adoro, non mi lascia mai solo. Mai, mai, mai...».
(Emilio Fede ha 80 anni).
Fabrizio Roncone
MARIA ELENA VINCENZI SU REPUBBLICA
ROMA - Il direttore del Tg4 Emilio Fede, una valigia piena di contanti e un versamento rifiutato in una banca della Svizzera. Una storia su cui la procura di Roma vuole ora vederci chiaro, tanto da aver aperto un fascicolo per il reato di riciclaggio, al momento ancora contro ignoti. Si tratta di una vicenda ambigua, partita con un esposto anonimo alla Guardia di Finanza di Como in cui si segnalava che il giornalista avrebbe cercato di depositare presso un istituto di credito di Lugano due milioni e mezzo di euro. Sentendosi rispondere: «No, grazie, rifiutiamo il versamento perché non conosciamo la provenienza di quei soldi». Accuse senza nome che Fede nega sdegnato: «È una balla colossale, un complotto contro di me».
Nell´esposto, piuttosto vago, l´anonimo aveva anche fornito alcuni particolari, tra cui la targa della vettura su cui viaggiava il giornalista, una Audi A8 risultata intestata a una società riconducibile a Mediaset con sede a Roma. Una vicenda che, a quanto pare per alcuni mesi è rimasta lettera morta. Ma che qualche giorno fa è stata ripresa in mano. Tanto che dopo aver fatto alcune verifiche preliminari per accertare se vi fossero elementi tali per proseguire l´indagine, i militari delle Fiamme Gialle hanno girato l´esposto per competenza, alla procura di Roma, che ha aperto un fascicolo. Spetterà ora ai magistrati della capitale verificare la fondatezza della segnalazione. Al momento, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha aperto un fascicolo contro ignoti: il reato configurato è riciclaggio di denaro e nei prossimi giorni il magistrato ascolterà Emilio Fede, che dovrà fornire la sua versione dei fatti.
In attesa della convocazione dei pm, il direttore del Tg4 si difende e denuncia l´esistenza di un "preciso disegno" per screditarlo. «È una balla colossale, che non regge - sottolinea Fede - frutto di una precisa strategia costruita a tavolino. Sono vittima di un complotto, che mi fa paura. Mi chiedo chi vuole farmi perdere credibilità e soprattutto perché».
Per il giornalista è solo l´ultimo guaio giudiziario. Fede è infatti già indagato per favoreggiamento della prostituzione per le feste organizzate nelle residenze dell´ex capo del governo Silvio Berlusconi e per concorso in bancarotta fraudolenta dalla magistratura milanese con l´agente dello spettacolo Lele Mora. In quest´ultimo procedimento, fra l´altro, Fede è accusato di aver trattenuto per sé oltre un milione di euro dei quasi tre che Berlusconi aveva consegnato in più tranche all´ex manager delle star. Una "cresta" che però il direttore del Tg4 ha sempre negato.
INTERVISTA DI ANTONELLO CAPORALE SU REPUBBLICA
È raccapricciante immaginarla con la valigiona.
«Mi sono sentito svenire quando ho letto».
Due milioni e mezzo di euro in contanti.
«Forse è un sosia. Lei che dice?»
Chissà quanti emili fede girano indisturbati per l´Italia.
«Come i tanti che si atteggiano da Berlusconi».
Secondo me il nemico è in casa.
«Sei troppo intelligente, non commento».
Il punto è lì.
«Mi vogliono far fuori da direttore. Do fastidio, mi sembra chiaro che è un attacco politico».
È dalla fine del secolo scorso (però era già caduto il muro di Berlino) che lei dirige il Tg4.
«Ho chiesto solo un piccolo allungamento dei tempi di fuoriuscita, da febbraio a luglio, forse a fine anno in modo da finire sotto le elezioni (voglio candidarmi!)».
È altro fango.
«Una bufala però».
Sporca comunque.
«Lei mi vede attraversare la frontiera con bigliettoni sotto il braccio? E il tizio della banca che neanche apre la valigia o chiama il direttore. Mi rimanda in Italia e denuncia tutto all´agenzia delle entrate».
Stupefacente persino il pensiero.
«Sei un ragazzo intelligente, ti stimo».
A Lugano mai.
«Non vado da tempo».
Al casinò.
«Non gioco più».
Niente di niente?
«Un po´ di Snai, un po´ di Lotto. Assegni che stacco quando pago o incasso quando faccio qualche ambo».
È un mistero vero.
«Una volta al casinò di Lugano, ma una».
C´era quell´altro conto corrente, si chiamava Sapore d´agave intestato alla fidanzata cubana.
«Stavo risalendo dopo la faccenda di Ruby e zac arriva questa carognata dei servizietti deviati».
È quella sua poltrona che fa gola.
«La poltrona un po´ mi difende».
I figli di Berlusconi non sembrano avere granché voglia di lei.
«Col presidente l´affetto è immutato e la stima professionale resta integra».
Ma quella cubana del conto svizzero?
«Adesso mi chiede cose delicate e molto intime. Era una conoscente, comunque».
Giusto per valutare la congruità dell´ipotesi denunciata: lei possiede due milioni e mezzo di euro?
«Sì ma non tutti in contanti. Parte cash e parte in titoli (sono scesi anche del 51 per cento mannaggia)».
Stasera conduce il telegiornale
«Vuoi che mi arrenda? Dillo».
Resistere.
«Però un minuto dopo che la bufala è dimostrata mi dimetto. Ho l´editoriale in mente»
Come inizia?
«Lo devo alla mia famiglia, a mia moglie eccetera».
PAOLO COLONNELLO SULLA STAMPA
Lui, il direttore del Tg4 Emilio Fede, cade dalle nuvole. La valigetta con due milioni e mezzo di euro in contanti, lui, a Lugano, non l’ha mai portata. Sarà, ma intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per riciclaggio. Fede non è ancora indagato e nelle prossime ore sarà convocato dal procuratore aggiunto Capaldo e dal pm Laviani che stanno svolgendo accertamenti sulla vicenda.
La segnalazione sul tentativo, fallito, di Emilio Fede di depositare i soldi in una banca svizzera era arrivata a fine gennaio. Una segnalazione senza firma ma molto ricca di particolari. Si spiegava nel dettaglio le ragioni per cui la banca ha rifiutato quel deposito così imponente: «Carenza di idonea documentazione». Come dire, Fede è un cliente a rischio, indagato per concorso in bancarotta.
Tanto dettagliato l’esposto, che veniva segnalato addirittura il modello e la targa dell’auto con la quale Fede sarebbe arrivato a Lugano. E, dunque, la Guardia di finanza di Como dopo le prime verifiche ha spedito tutto a Roma. Visto che giura di non aver mai nemmeno lontanamente pensato di portare una valigetta piena di soldi contanti a Lugano, dove lo conoscono perfino i gatti («Ma che, mi hanno preso per scemo?»), Fede ha adombrato l’ipotesi di un complotto ai suoi danni annunciando querele a raffica per diffamazione.
In queste settimane, dunque, la Finanza ha iniziato un lavoro di verifica della segnalazione così ricca di particolari. Non c’è una firma, sulla segnalazione. Ma gli investigatori informalmente sarebbero riusciti a risalire all’autore dell’esposto: probabilmente un funzionario di banca di Lugano.
Primi riscontri riempiono già il carniere degli investigatori. Come la targa dell’auto con la quale Emilio Fede si sarebbe presentato nel dicembre scorso nella sede della banca elvetica. Si tratta di un’auto del parco macchine di Mediaset. Una provenienza romana, ed ecco perché poi il fascicolo è stato consegnato alla procura della capitale. Adesso le verifiche sono concentrate sul personaggio che accompagnava il direttore del Tg4. Potrebbe trattarsi di un noto consulente finanziario.
Adesso, il direttore del Tg4 smentisce appellandosi al buon senso: «Ma vi pare che con tutte le indagini aperte sul mio conto, mi mettevo in testa di depositare due milioni e mezzo di euro in Svizzera? A Lugano poi, dove mi riconoscono tutti. Ma via...».
Effettivamente, anche nella Procura di Milano, dove Fede è indagato sia per la prostituzione minorile di Ruby, sia in concorso per la bancarotta di Lele Mora, ieri si chiedevano come fosse nata questa storia. Di certo, se davvero Fede avesse portato dei soldi in Svizzera, segnalato alle banche ticinesi e alla Guardia di Finanza, avrebbe corso il rischio di vederseli sequestrati all’istante alla frontiera.
«E infatti non ci ho proprio pensato. L’ultima volta che ho varcato la soglia di una banca a Lugano, dove per altro posseggo anche una casa che però non uso più da tempo, è stato nell’agosto scorso, insieme al pm Eugenio Fusco per dar seguito alla rogatoria sul mio conto, da lui stesso inoltrata. Forse è lì che qualcuno ha preso nota della targa della mia auto. In precedenza ero stato in banca tre o quattro volte nell’aprile di un anno fa, sempre per la storia dei soldi che mi aveva dato Mora. Infine negli ultimi tre o quattro mesi, ma la data esatta non me la ricordo, sono stato a Lugano una sola volta, a cena da una mia amica sposata con uno dei più noti avvocati di Lugano».
Fede sembra sereno: «Ma certo, non ho nulla da temere. Ovviamente, quando ho letto i giornali mi sono molto amareggiato, ho cercato di ricordare se per caso non fossi entrato in una banca per cambiare 500 euro, allora avrei iniziato a preoccuparmi.. Macché, nemmeno questo. Mi dispiace, sono convinto che alla fine quando si scoprirà chi e perché ha voluto farmi questo scherzetto, tutto ciò si trasformerà in un boomerang contro chi ha voluto farmi del male». Chi? «Qualcuno che non mi vuole più vedere come direttore del Tg4». Un complotto dentro Mediaset? «Non credo. Anzi potrebbe essere più una vendetta di Lele Mora».