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 2012  marzo 28 Mercoledì calendario

ROMA —

Un interrogatorio di sei ore apre la nuova fase dell’inchiesta sui soldi sottratti dalle casse della Margherita. Perché Luigi Lusi, il tesoriere accusato di aver utilizzato a fini personali circa 20 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali, mostra di voler collaborare con i pubblici ministeri. E rivela: «C’è stato un accordo per spartirsi i soldi tra alcuni esponenti del partito, i vertici della Margherita lo sapevano», e in questo modo chiama in causa il segretario Francesco Rutelli e il presidente Enzo Bianco. Poi racconta di essere stato una sorta di garante di questo patto e aggiunge: «Mi sono accollato anche le spese di altri». Quanto basta per comprendere che le indagini potrebbero prendere strade inaspettate e dai risultati clamorosi.
«Adesso sono più sereno, ho risposto a tutte le domande, abbiamo parlato di conti», dichiara alle 22 mentre lascia il Palazzo di Giustizia. «Mi assumo tutte le responsabilità», aveva detto il 14 gennaio scorso quando credeva di poter chiudere la vicenda patteggiando una pena a un anno di reclusione e restituendo cinque milioni di euro al partito. Ora l’atteggiamento è radicalmente mutato.
Secca la replica della Margherita: «Ritengo del tutto illogico che i leader sapessero e approvassero le ruberie ai loro danni», ha detto Titta Madia, legale del partito.
Sono le 15.30 di ieri, quando il senatore indagato si presenta di fronte ai titolari dell’inchiesta Alberto Caperna e Stefano Pesci che lo attendono insieme al nuovo procuratore Giuseppe Pignatone. Sul tavolo hanno la prima relazione del perito della Banca d’Italia che sta ricostruendo il percorso dei bonifici ordinati da Lusi e degli assegni «liberi» che ha emesso tra il 2007 e il 2011. Soldi che sono stati prelevati dal conto intestato alla Margherita aperto presso la filiale della Bnl all’interno della Camera dei deputati. Al momento di arrivare in Procura il parlamentare aveva cercato di sottrarsi alle domande dei giornalisti, ma quando gli era stato chiesto conto dei viaggi, dei pranzi e di tutte le spese elencate nel dossier che gli stessi leader del partito hanno consegnato ai magistrati aveva affermato: «Qualcun altro ha usato le mie carte di credito». Una frase che poi inserisce nel verbale di interrogatorio specificando come quella carta di credito fosse del partito e quindi affidata talvolta anche ad altri parlamentari che la usavano liberamente.
Sa bene Lusi che i biglietti aerei e le prenotazioni dei lussuosi hotel sono tutti a suo nome. Sa altrettanto bene che era proprio lui a pagare i conti da centinaia di euro dei ristoranti. Ma il messaggio è lanciato, serve a far capire che la guerra con i leader del suo ex partito adesso è aperta formalmente. Perché dopo gli avvertimenti lanciati nelle scorse settimane da una parte e dall’altra, ora ci sono le dichiarazioni verbalizzate di fronte ai pubblici ministeri e la sensazione è che Lusi abbia deciso di smettere i panni del «ladro», come lo ha definito Francesco Rutelli, per trascinare altri nella condivisione delle responsabilità sulla illecita gestione dei fondi.
Ci sono circostanze già verificate nel corso dell’indagine che non può certamente negare, ma ce ne sono altre che lui stesso avrebbe riferito proprio per cercare di dimostrare la spartizione dei finanziamenti arrivando ad affermare che anche gli immobili gli erano stati dati in uso, ma li avrebbe restituiti. E così confermando che un ristretto gruppo di persone avrebbe deciso di utilizzare una parte dei soldi senza informare l’Assemblea. E per avvalorare questa tesi avrebbe dichiarato che alcuni appartenenti a questa cerchia sono i destinatari degli assegni in bianco ed erano consapevoli di quale fosse la provenienza del denaro.
«Posso far crollare il centrosinistra», aveva detto Lusi qualche settimana fa davanti alle telecamere di «Servizio Pubblico». Ieri sembra aver cominciato a dare seguito a questa minaccia indicando i beneficiari delle elargizioni. Adesso sarà la Guardia di Finanza a dover fare le verifiche per capire se il suo racconto sia attendibile e dunque se altri politici abbiano compiuto appropriazioni indebite o se Lusi stia solo cercando di inquinare l’inchiesta.
Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it