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 2012  marzo 26 Lunedì calendario

Raccontò solo il Pessoa che faceva comodo alla sinistra dei salotti - Negli ultimi anni, con l’età, la magrezza, gli stessibaffetti, gliidenti­ci occhialini, finì per as­somigliargli anche fisicamente

Raccontò solo il Pessoa che faceva comodo alla sinistra dei salotti - Negli ultimi anni, con l’età, la magrezza, gli stessibaffetti, gliidenti­ci occhialini, finì per as­somigliargli anche fisicamente. Per Antonio Tabucchi, che in Portogal­lo avrebbe voluto nascere e a Lisbo­na ha scelto di morire, Fernando Pessoa fu una vera ossessione. Con­vinto, senza confessarlo,di incarna­re­l’ultimoeteronimodelpoetapor­toghese, lo scrittore italiano volle di­ventare non un semplice pessoa­no, e neppure il pessoano per anto­nomasia. Ma il suo alter ego intellet­tuale. Non gli interessava essere suodiscepolo. VolleesserneilProfe­ta. Lo studiò, lo tradusse, lo fece pub­blicare. Sempre però schifando - e ostacolando con il proprio potere editoriale e accademico- chiunque altro provasse a occuparsene. Tabucchi, è vero, ha contribuito in maniera fondamentale a far co­noscere Pessoa in Italia. Ma fece co­noscere un Pessoa, nontutto. Nedif­fuse il Verbo. Interpretandolo a suo modo. Sdoganò un Pessoa a suo uso e consumo ideologico, dimenti­candoef­acendodimenticareilPes­soa che sconfessava le sue idee pro­gressiste e democratiche. Lo ama­va alla follia. E lo strinse in un ab­braccio così forte da soffocarlo. E così anche l’Italia dei salotti cor­retti, quelli più chic, dove si sfoglia la Biblioteca Adelphi, e poi addirit­tura i tascabili Guanda o i supereco­nomici Newton Compton­ dieci an­ni dopo le pubblicazioni clandesti­nedeglieditori «fascisti»comeSetti­mo Sigillo o liberali come Ideazio­ne- potè leggere e parlare del poeta diLisbona, delsuoleggendariobau­le, dei suoi eteronimi. Ma, grazie e per colpa del monopolio culturale impostoinItaliadaAntonioTabuc­chi e da Maria José de Lancastre, sua moglie, il grande pubblico ha as­sa­ggiato un Pessoa in salsa progres­sista: un lirico e un impolitico. Vitti­ma di un’operazione di profilassi, non inconsueta per gli autori ascri­vibili alla cultura di destra, Pessoa è statolettoasensounico. Trascuran­done gli aspetti scomodi: il neopa­ganesimo, il nazionalismo,l’esote­rismo. Il pensiero conservatore in ambito filosofico e l’anima liberista in quello economico. Su questo Pessoa, quello che ideò la pubblicità della Coca-cola per il mercato portoghese, ad esempio, non il Pessoa à la Feltrinelli , hanno scritto molto, ad esempio, Brunello De Cusatis, il primo a presentare in Italia gli scritti di sociologia e teoria politica del portoghese (e che fu at­t­accatoviolentementeda Repubbli­ca nel ’ 94 e dallo stesso Tabucchi sul Corriere della sera nel 2001, per pale­si ragioni ideologiche e per nasco­ste motivazioni accademiche), op­pure Alessandro Campi, che nel 1994 curò un numero monografico della rivista Futuro Presente su Pes­soa dal titolo «Politica e profezia». Profetici, in quei testi critici c’era tutto il Pessoa che sarebbe stato, poi, edulcorato: l’anarchico di de­stra, l’antidemocratico, l’uomo d’ordine.Quandoqualcuno,dade­stra, mostrò l’altra faccia di Pessoa fu ferocemente contestato. Eppu­re, il mite poeta portoghese scrisse l’elegia Alla memoria del Presidente­re Sidónio Pais , dedicata al dittato­re assassinato nel 1918; nel 1928 pubblicò L’interregno , una giustifi­cazione della dittatura militare; e neglianniVentieTrentafirmòinter­venti critici sulla democrazia, elita­ri, duramente antiborghesi. E per quanto riguarda le poesie antisala­zariste, furono tutte scritte nel suo ultimo anno di vita, il 1935, dopo la mancata assegnazione del primo premio al suo poema Messaggio ... Come riconoscono critici e storici portoghesi (ma non volle dirlo né pensarlo Tabucchi), gli interventi di Pessoa a favore dei regimi furono sempre pubblici, contrariamente alla sua posizione contro Salazar, confidenziale. Tabucchi sognò d’essere Pessoa. Ma, nel sonno della ragione, s’im­battè negli incubi autoritari e mes­sianici dell’enigmatico poeta di Li­sbona. Che si proclamava - e fu ­conservatore, nazionalistaeantico­munista. Soprattutto anarchico. Di certo mai tabucchiano.