Andrea Cuomo, il Giornale 26/3/2012, 26 marzo 2012
La rabbia dei produttori di vino: 52 documenti per ogni bicchiere - Due chili di carta per un litro di vino
La rabbia dei produttori di vino: 52 documenti per ogni bicchiere - Due chili di carta per un litro di vino. Cinquantadue adempimenti da effettuare dalla vigna al bicchiere. Tre mesi di lavoro dedicati esclusivamente alle scartoffie. Scegliete voi qual è il dato più impressionante per descrivere il pesodella burocrazia sulla produzione di quello che è uno dei vanti del Made in Italy , il vino. Che, come si vede dai dati che illustriamo in questa stessa pagina, piace sempre di più nel mondo. Chi però a New York o a Rio de Janeiro stappa un Chianti o una Barbera, pensa di aprire il risultato della fermentazione di uve di qualità, non una spremuta di incartamenti irranciditi. A raccontare al Giornale le vicissitudini di un viticoltore medio alle prese con il Moloch della pedanteria amministrativa è Federico Vacca, piccolo produttore piemontese, titolare nonché agronomo di Cascina Principe, piccola azienda di Neive, in provincia di Cuneo, che produce Barbaresco, Barbera, Dolcetto, Arneis e altri classici vini piemontesi.Un giovane produttore di un’azienda storica ma di piccole dimensioni, che dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto e si trova invece a combattere contro i mulini a vento delle carte da bollo.«Un vignaiolo-spiega - tutti i giorni è alle prese con la burocrazia. Fondamentalmente gli intoppi burocratici sono dovuti a numerose leggi e regolamenti che si sovrappongono in modo non coordinato. Il viticoltore si trova così a dovere a fare più volte le stesse pratiche, a compilare più moduli per la stessa cosa a più enti ». Ad esempio? «Guardi, già solo per il primo passo, quello di piantare un vigneto: la richiesta va fatta alla Provincia, la validazione su foto aeree sul fascicolo aziendale che è tenuto dalla Regione; se a questo aggiungi il controllo dell’ente certificatore, solo per misurare un vigneto intervengono tre enti diversi. Tre lavori per fare la stessa cosa».Operazioni che naturalmente hanno un costo. «Certoprosegue Vacca - un costo vivo, ma soprattutto un costo indiretto dovuto al tempo, al destinare personale alle incombenze. Coldiretti, di cui io sono presidente per Alba, ha stimato che ogni azienda spende tre mesi di lavoro all’anno solo per svolgere tutte le mansioni burocratiche». Peso che naturalmente grava particolarmente sulle aziende più piccole perché in molti casi «l’adempimento è lo stesso sia per una vigna di cento metri sia per un’azienda che possiede centinaia di ettari. Quindi questa voce penalizza molto le piccole imprese vitivinicole, che peraltro sono quelle che in Italia e soprattutto in Piemonte costituiscono il tessuto del vino, quello più conosciuto e amato nel mondo ». Una volta che un aspirante viticoltore ha superato il primo scoglio, quello dell’impianto della vigna, l’odissea è appena all’inizio. «Per arrivare dalla vite al vino è statocalcolato che esistono 52 adempimenti burocratici, per alcuni dei quali ci sono più domande formali ». A creare molte grane, ad esempio, è il sistema di certificazione «che è molto importante, è stato introdotto dall’Ue ma a oggi è fatto ancora con le metodologie complicate. Nel senso che occorre mandare fax preventivi per qualunque operazione e questo è un bene, per carità, perché i controlli fanno bene però bisognerebbe prevedere un sistema più veloce. Possibile che non possa esistere un portale telematico a cui accedere per svolgere alcune di queste funzioni? E poi ci sono le accise». Le accise? «Guardi, è una grande complicazione, soprattutto per la vendita dei vini in Europa. Il vino per Bruxelles è un prodotto sottoposto ad accisa e in Italia vige una deroga per i piccoli produttori ma questo non vale in tutta Europa. E allora succedono cose assurde. Ad esempio se un turista tedesco si ferma nella mia azienda, assaggia i miei vini e mi chiede di spedirglieli in Germania, io semplicemente non posso. O meglio, posso a patto di spedirlo a un deposito fiscale in Germania che a sua volta recapiterà il vino al cliente. Questo comporta naturalmente per noi dei costi aggiuntivi. E peraltro nessuna tassa incassata né per lo Stato italiano né per quello tedesca. Almeno se io sapessi di contribuire alla collettività... Ma no. E questo mina la competitività delle nostre aziende». Coldiretti presenterà al Vinitaly in corso a Verona un progetto di modifica di alcuni regolamenti, per snellire i punti ruvidi della burocrazia. Un vino più leggero fa bene a tutti.