JACOPO IACOBONI, La Stampa 26/3/2012, 26 marzo 2012
Antiberlusconiano non politico, aprì gli occhi agli “intellò” parigini - Girotondino, firmatario cronico di appelli, prototipo della gauche con vista mare all’estero, e ancora, estremista, ossessionato dall’antiberlusconismo, persino golpista
Antiberlusconiano non politico, aprì gli occhi agli “intellò” parigini - Girotondino, firmatario cronico di appelli, prototipo della gauche con vista mare all’estero, e ancora, estremista, ossessionato dall’antiberlusconismo, persino golpista... Foste stati dietro ai cliché cucitigli addosso dal dibattito politico italiano, e spesso non solo dai media antipatizzanti, avreste immaginato il fantoccio di un uomo a una dimensione. La realtà è che Antonio Tabucchi era il prototipo dell’uomo multiplo, anzi, di uno che abitava la dimensione parallela di Sostiene Pereira ma soprattutto quella di Requiem , un intellettuale per il quale la politica, come raccontò una volta a Lisbona, «è l’arte di essere uomini liberi, ma tutti insieme». Capirete dunque quanto tutto questo si sposasse con la politica italiana, almeno quella che mal digeriva il suo antiberlusconismo non ricattabile. Perché era antiberlusconiano, sì, Tabucchi: e della specie più difficile da sopportare, quella che non si sottraeva agli aspetti rituali dell’antiberlusconismo. Ma era in una categoria un po’ diversa, per dire, da quelli coi quali pure firmò gli appelli che avviarono la stagione dei girotondi nel 2002, e cioè i Dario Fo e i Beppe Grillo. Era antiberlusconiano non politico, alla Nanni Moretti, semmai in una forma atemporale, perché, disse una volta all’ Unità , «i regimi hanno qualcosa di sovrastorico», che ha a che fareconl’animaeiltempo:e,secondoTabucchi, l’Italia berlusconiana aveva configurato un regime. Per dire, nel 2011, ad aprile, attaccando un articolo scritto da Asor Rosa sul Manifesto, Il Foglio fece una pagina sui «deliri golpisti di Asor Rosa & C..», e indovinate chi era il primo dei compagni? Ovviamente, Tabucchi. Lo stessogiornalechel’avevaelogiatoperla strenua difesa di Adriano Sofri. E insomma, era lui che non capiva la politica o la politica strutturalmente impossibilitata a capirlo? La sua totale eterodossia non aiutava. L’ultima prova eclatante l’aveva data, forse, a gennaio di un anno fa, quando, di fronte all’ennesima riacutizzazione del caso-Battisti - il terrorista italiano fuggito prima in Francia, e di lì in Brasile, e condannato all’ergastolo per omicidio – scrisse un pezzo memorabile su Le Monde . Disse, lui che Francia e Italia un po’ le conosceva, che Battisti era un assassino. Che aveva materialmente sparato in due dei quattro omicidi per i quali è condannato. Sturò letteralmente le orecchie agli intellò parigini che avevano mistificato il ritratto dell’Italia. Per capirci, scrisse che Battisti aveva la vita facile in Francia non per i libri, o per l’alone pseudoromantico, ma perché «collabora con i servizi francesi». Osservò che Bernard-Henri Lévy doveva «riflettere sull’irresponsabilità che dimostra». A Fred Vargas, che criticava la legge italiana sui pentiti, ricordò che la pentita Frédérique Germain, la celebre Blond-Blond che fece condannare i capi di Action Directe, «non ha mai scontato la pena perché aveva collaborato con la giustizia». Era lo stesso Tabucchi che – dopo la decisione del tribunale italiano, nel ’99, di rifiutare la revisione del processo Sofri chiesta dalla Cassazione – scrisse sul Corriere : «Questo non si chiama Stato di diritto, si chiama succedaneo di uno Stato di diritto». Certo, seppe essere feroce. Disse, per esempio, che nella fattoria di Orwell i maiali erano tutti uguali, mentre col lodo Alfano «quattro maiali sarebbero più uguali degli altri»; ma non è neanche vero che fosse fissato con Berlusconi. Veltroni, che pure era stato un punto di riferimento dei girotondi, finì vittima di una sua invettiva quando lo scrittore recapitò in piazza Navona - l’8 luglio 2008, via MicroMega – un video in cui osservò che «Veltroni fa cadere le braccia, ha l’enorme responsabilità di una pseudo-opposizione». Attaccava Berlusconi, soffriva per la sinistra succedanea, di un Paese succedaneo.