PAOLO MASTROLILLI, La Stampa 26/3/2012, 26 marzo 2012
“Mio padre Fidel non si convertirà mai Si sente immortale” - Alla conversione di mio padre non ci credo, per un semplice motivo: lui si considera immortale»
“Mio padre Fidel non si convertirà mai Si sente immortale” - Alla conversione di mio padre non ci credo, per un semplice motivo: lui si considera immortale». Sono passati quasi vent’anni dalla clamorosa fuga da Cuba di Alina Fernandez, ma l’amarezza e il disincanto nella voce della figlia di Fidel Castro sono rimasti immutati. Lei è nata nel 1956, dalla relazione che l’allora affascinante rivoluzionario ebbe con la bellissima Natalia Revuelta. È cresciuta all’ombra di questo padre troppo ingombrante, fino a quando nel 1993 è scappata indossando una parrucca e usando i documenti falsi di una turista spagnola. Prima Madrid, poi Miami, dove il suo programma radiofonico Simplemente Alina era diventato un punto di riferimento seguito e discusso per la comunità degli esiliati. Signora Fernandez, il Papa va a Cuba ed è naturale che tornino a girare le voci sulla conversione di Fidel. Sono credibili? «In passato le avevano attribuite anche a me, ma erano senza fondamento, anche perché io sarei l’ultima a saperlo. Sarebbe bello se mio padre, malato e avanti con gli anni, tornasse alle radici della fede in cui è cresciuto, quando studiava dai gesuiti. Gli restituirebbe l’umanità che ha perso. Però non ci credo, perché penso che lui si consideri immortale». Il Papa fa bene a visitare Cuba? «Provo sentimenti contraddittori. Non c’è dubbio che la visita verrà sfruttata da mio padre e da mio zio Raúl, perché andare in un Paese significa legittimarlo. Per i credenti, però, la presenza del Papa è molto importante. Quando io ero ragazza essere cattolici a Cuba era un handicap ideologico: dovevi nascondere la tua fede, per non essere perseguitato. Ora non è più così». Sul piano politico, questa visita può accelerare il cambiamento? «Non credo. La gente comune ha meno aspettative, rispetto al viaggio che fece Giovanni Paolo II, per due ragioni: la prima è la diversa personalità di Benedetto XVI, e la seconda è che non crede più alla possibilità di una svolta generata dalla visita di un leader religioso. A questo ha contribuito anche il comportamento della Chiesa cattolica locale, che in certi casi ha dato l’impressione di rinunciare alla sua missione naturale di difendere i diritti umani, per poter trattare col regime. Così ha ottenuto dei vantaggi per i fedeli, ma ha perso presa sul popolo. Per intenderci, a Cuba un Jerzy Popieluszko non c’è». Benedetto XVI dovrebbe incontrare i dissidenti? «Credo di sì. Io non voglio criticare da lontano, ma penso che sarebbe importante. Dicono che non può farlo perché questa è una visita pastorale, e quindi il Papa non può compiere gesti politici, ma è un argomento contraddittorio che non regge. Perché, come pastore, non dovrebbe vedere i fedeli contrari al regime?». Da quando il potere è passato a suo zio non ci sono state riforme? «Raúl era la persona migliore della mia famiglia, anche io mi sono rivolta a lui varie volte per essere aiutata. Però è un politico pragmatico e un ottimo amministratore: fa solo quello che serve al regime. È vero che ha consentito il lavoro autonomo in mestieri come il meccanico, l’idraulico o l’agricoltore, ma sono piccole cose per fronteggiare una crisi economica enorme. A Cuba non esiste l’imprenditoria». Raúl e Fidel sono anziani: qual è la loro strategia? «Conservarsi al potere. Non c’è altro, niente transizione». Quando è stata l’ultima volta che ha parlato con suo padre? «Molti anni fa, neanche ricordo bene quando. Fidel è stato la tragedia di Cuba, e io l’ho subita più di altri. Oggi diciamo tanto del fondamentalismo islamico, ma è esistito anche il fondamentalismo comunista, ed era feroce: se discutevi eri automaticamente un nemico e un traditore. A maggior ragione se criticavi dall’interno della famiglia Castro». Lei ha mai provato a tornare a Cuba? «No». Suo padre è anziano e malato: non vorrebbe parlarci? «Non credo che lo rivedrò mai più. Non c’è interesse, da nessuna parte. Lui non vuole vedermi, e io non capisco perché dovrei cercare un uomo di cui non condivido il 90 per cento di ciò che ha fatto. Anche l’amore filiale e paterno svanisce, se nessuno lo alimenta».