Aldo Grasso, Corriere della Sera 27/3/2012, 27 marzo 2012
Com’è strana la tv! Domenica pomeriggio, su Rai2, Dario Fo era ospite di «Quelli che il calcio» per presentare la mostra «Lazzi, sberleffi, dipinti», una raccolta di oltre 400 dipinti del premio Nobel inaugurata a Palazzo Reale e aperta fino al 3 giugno: arazzi, maschere, pupazzi, burattini e uomini dipinti, dalle pitture dei primi anni ai collage, ai monumentali acrilici degli ultimi anni
Com’è strana la tv! Domenica pomeriggio, su Rai2, Dario Fo era ospite di «Quelli che il calcio» per presentare la mostra «Lazzi, sberleffi, dipinti», una raccolta di oltre 400 dipinti del premio Nobel inaugurata a Palazzo Reale e aperta fino al 3 giugno: arazzi, maschere, pupazzi, burattini e uomini dipinti, dalle pitture dei primi anni ai collage, ai monumentali acrilici degli ultimi anni. Ha festeggiato anche l’86° compleanno e si è stupito che ogni tanto in studio ci fossero strani boati (si festeggiavano i gol). Victoria Cabello ha fatto il possibile per rendere omaggio al multiforme ingegno di Fo, ma i suoi autori non l’hanno aiutata. Che ci faceva Dario Fo a «Quelli che il calcio»? La domanda parrà oziosa se alla base non ci fosse un piccolo aneddoto. Nel suo libro Senza rete (Rizzoli), l’ex direttore di Rai3 Angelo Guglielmi racconta che quando discusse con Marino Bartoletti la proposta di «Quelli che il calcio» (anno di esordio 1993) gli venne in mente un’idea balzana: offrire la conduzione proprio a Dario Fo. Il quale invece non accettò e il programma fu successivamente affidato a Fabio Fazio. È vero che non esiste ancora una storia ucronica della tv (una storia fatta con i se e con i ma), ma proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se Dario Fo avesse accettato. Questo dovevano fare gli autori di Cabello per rendere l’incontro un po’ più vivo e interessante; purtroppo non leggono libri. Già, i libri, le carriere, i successi. Chissà il calcio come sarebbe oggi se al timone di quella trasmissione ci fosse stato Dario Fo. E chissà che mestiere farebbe oggi Fabio Fazio. E chissà quante altre cose sarebbero successe se invece di prendere una strada Dario Fo ne avesse imboccata un’altra, secondo l’insegnamento di «Sliding Doors». Ma è andata così perché il merito è sempre più fragile del destino.