Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 24/03/2012, 24 marzo 2012
Ecco i furbetti dell’articolo 18 – É il primo sindacato, la Cgil, pronto a scendere nelle piazze contro le modifiche all’articolo 18
Ecco i furbetti dell’articolo 18 – É il primo sindacato, la Cgil, pronto a scendere nelle piazze contro le modifiche all’articolo 18. Ma non è tenuto a rispettarlo. E non lo rispetta, tanto che è nato addirittura un blog di denuncia dal titolo eloquente licenziatidallacgil.blogspot.it. Il cui comitato, nei giorni in cui il segretario generale, Susanna Camusso, trattava a palazzo Chigi sulla riforma del mercato del lavoro e annunciava 16 ore di sciopero per dire no alle «intollerabili modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori», scriveva: «Condividiamo pienamente e fortemente la posizione della Cgil sulla riforma del mercato del lavoro precisamente su due punti, licenziamenti discriminatori e licenziamenti disciplinari. Nel contempo chiediamo alla Cgil di spiegarci perché questa posizione non vale per i suoi dipendenti e i suoi licenziati». La Cgil, così come tutti gli altri sindacati, è esentata dall’applicazione dell’articolo 18 nella parte in cui si prevede il reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento individuale senza giustificato motivo. La legge n. 108/1990 ha espressamente escluso le organizzazione di tendenza, connotate da una forte identità ideologica, ovvero «datori di lavoro non imprenditori che svolgono senza fini di lucro attività di natura politica, sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto». Insomma, le stesse categorie escluse dal pagamento dell’Ici sugli immobili: fondazioni, enti religiosi, partiti, sindacati. E così dalla Camusso a Oliviero Diliberto, il segretario dei comunisti italiani ed ex ministro della giustizia che non ci ha pensato due volte a farsi foto con signora, e relativa maglietta sulla «Fornero al cimitero», può accadere che la battaglia per garantire i diritti dei lavoratori si faccia fuori dalle porte di casa propria. Intanto un altro caso di sdoppiamento di posizioni sta per scoppiare ed è quello sull’applicazione dell’articolo 18 anche ai dipendenti statali. Il ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ieri ha riaperto una partita che solo poche ore sembrava che il governo volesse chiudere. Nel corso di una conferenza ha affermato che sì, è necessario «creare quanto più possibile un’area comune» tra lavoro pubblico e privato e che il tema dei licenziamenti e della maggiore mobilità in uscita «probabilmente verrà portato al tavolo», quello già aperto su relazioni sindacali e contratti pubblici a Palazzo Vidoni. Patroni Griffi ha anche evidenziato però che si terrà conto di alcune peculiarità del pubblico, a partire da quelle costituzionali, ma la preclusione sugli statali non c’è. «Tale considerazione deve rafforzare le iniziative di contrasto e di lotta che il Comitato Direttivo nazionale della Cgil ha già deciso», commentava Nicola Nicolosi, segretario confederale della Cgil con delega al lavoro pubblico. «Basta disinformazione, nella scuola sono state già licenziate 130 mila persone con la manovra Tremonti e senza bisogno di ricorrere all’articolo 18», incalzava Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola. «I licenziamenti in caso di esubero nel pubblico già si possono fare, non ci sono zone di privilegio», aggiungeva Giovanni Torluccio, segretario Uil funzione pubblica. Ma la slavina sembra ormai partita.