Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 24/3/2012, 24 marzo 2012
CHI SALE, CHI ASPETTA - I
tecnici ragionano per scadenze perché sanno di durare poco: “Entro un paio di settimane saprete”, diceva il ministro Elsa Fornero prima di invadere televisioni e giornali, oscurare persino Mario Monti, duellare ferocemente con i sindacati per modificare l’articolo 18.
A volte per arrivare lontano conviene tirare il fiato. E Corrado Passera fa un passo indietro per andare oltre i tecnici che s’incartano in patacche, monotonia, sfigati – le tre gaffe più gettonate – e disperdono il carburante per un’unica occasione. L’ex banchiere ha osservato la Fornero (che giocava da sola) in retrovia, senza apparire, tante interviste rifiutate, pochi commenti ufficiali: “Ci voleva una riforma equilibrata che tenesse le esigenze di tutti. Una riforma che dobbiamo completare cercando di creare il massimo del consenso”. Complicato immaginare una dichiarazione più neutrale di così. Non un aggettivo né un particolare di troppo per evitare l’impopolarità che travolge il governo. Passera ha sorvolato polemiche che infiammavano e restano ancora incandescenti. Ha incassato l’insulto di Fedele Confalonieri, il presidente di Mediaset che ringhiava perché teme di perdere le frequenze gratuite: “Noi abbiamo investito. Il ministro fa demagogia”.
Ha ignorato (in pubblico) le accuse di un ex capo, Carlo De Benedetti, che l’ha dipinto come un uomo povero di coraggio: “L’ho scoperto io. Era un po’ democristiano. È il ministro dei Trasporti: lei l’ha visto per caso al Giglio, o anche semplicemente – ha detto a Servizio Pubblico – toccare il problema del più grave incidente millenario che sia successo nel Mediterraneo? Ecco, io ci metterei la faccia”. Adesso che c’è spazio e tempo per nuovi decreti e nuovi interventi, il ministro non ha fretta perché crede che il suo tempo e il suo spazio siano vicini.
Quando ha lasciato Banca Intesa per accettare l’offerta di Monti, Passera ha chiesto garanzie e prospettive, cioè un ministero potente e influente: crescita, sviluppo, trasporti, televisioni. Un laboratorio per dimostrare che può sopravvivere anche senza i tecnici e i professori. Perché la nuova carriera dovrà pareggiare la vecchia, che s’è chiusa senza la buona uscita milionaria di Banca Intesa, azioni vendute, affari persi. Evidenti conflitti d’interessi difficili da rimuovere. Soltanto l’ambizione di un futuro a Palazzo Chigi (o nel prossimo governo) può giustificare un sacrificio milionario e un profilo estremamente basso. Passera ha capito che l’ex banchiere diventa politico se produce risultati e dimostra coerenza in equilibrio fra destra e sinistra. Primo esame: il beauty contest, la gara fasulla che regalava le frequenze a Mediaset, che poteva aumentare (assieme a Rai e La7) il monopolio sul digitale terrestre. Senza scatenare risse fra i partiti che reggono il governo, a gennaio, Passera ha deciso di non decidere: beauty contest congelato per tre mesi, poi vedremo. Ormai ci siamo. E il ministero – entro maggio – comunicherà a Mediaset che il concorso di bellezza (beauty contest) sarà annullato e le frequenze, se vorranno, saranno disponibili all’asta, e dunque a pagamento. Facile prevedere scontri durissimi con Confalonieri e Berlusconi, paginate di retroscena e disamine, critiche e glorie per il ministro. Che avrà taccuini e telecamere per sé, e il suo secondo tempo in politica: avrà il palco e la ribalta, che prima presidiava Monti e adesso la Fornero.
AL MINISTERO dicono che Passera sia impegnato a risolvere la crisi di centinaia di aziende che chiedono aiuto, a ripensare il sistema di incentivi per rianimare l’economia, a continuare la separazione tra Eni (gestore) e Snam (rete) che può favorire i consumatori. Cose tecniche per fare (anche) politica senza scegliere una parte e indugiando come Luca Cordero di Montezemolo, che in Banca Intesa trovava sempre un appiglio. Attendista e volontariamente defilato durante l’ascesa della Fornero, costretto a subire offensive senza replicare, Passera sarà protagonista in quel periodo che dovrà accompagnare l’Italia verso il voto, mentre i partiti s’accapigliano e i tecnici si ritirano. Perché chi corre col fiato corto, poi, affronta stremato la campagna elettorale. E Passera, oggi, respira piano piano.