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 2012  marzo 25 Domenica calendario

«Basta con le Melisse, meglio lo spread» Progressista eretico, l’editore romano scende in campo: «Scelgo l’impegno

«Basta con le Melisse, meglio lo spread» Progressista eretico, l’editore romano scende in campo: «Scelgo l’impegno. In tempi di crisi si deve intervenire sulla società» - Elido Fazi. Sessant’anni, due terzi di vita a occu­parsi di economia, dalla direzione della Busi­ness International Corporation al­la collaborazione con l’ Economist , e un terzo a dirigere una casa editri­ce. Cui ha dato- privilegio dei Mon­dadori, dei Bompiani, dei Laterza­il proprio nome. Un vezzo di pochi. Pochi vezzi e tanto Keats, un ta­lento per il business e una passione per il romanticismo inglese, Elido Fazi è riservatissimo,ma senza dar­n­e l’impressione è al centro di un sa­lotto culturale di critici e scrittori... Li chiamano i «giri romani». Politi­camente allineato ( «Quando ho vo­­tato, ho sempre votato a sinistra») ma intellettualmente anarchico («Fatico a capire l’ intellighenzia ita­liana che si è innamorata di Mon­ti ») Fazi ha pubblicato giganti della letteratura, per lo più anglosasso­ni, come Seamus Heaney, Gore Vi­dal e Elisabeth Strout, e pamphletti­sti politici, perlopiù radical , come Giulietto Chiesa, Gianni Vattimo e Parag Khanna. Editorialmente raf­finato, ha tradotto lui stesso La ca­duta di Iperione , ma commercial­mente intelligente, ha fatto il boom con 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire . Prima pensava che l’editore per essere libero deve essere economi­camente indipendente. Poi ha pen­satocheunavoltaeconomicamen­te indipendente potesse fare quel­lo che gli piace. E così è tornato al primo amore, l’economia. L’ulti­ma frontiera del business in casa Fa­zi è la collana di e­book One euro de­di­cata alla divulgazione di temi eco­nomici e politici, scaricabili in ita­liano e in inglese al costo di un euro. Non ci sono abbastanza giorna­li e trasmissioni tv che parlano di spread e oligarchie banca­rie? Servono anche gli ebook? «Sì certo, perché facciamo fatica a mettere in fila tutte le informazio­ni che ci arrivano e dare loro un sen­so, e soprattutto è difficile capire co­me si evolvono le cose. E allora ec­co la mia idea: veloci pamphlet, a costi bassissimi, che in poche pagi­ne, diciamo due-tre ore di lettura, diano una chiave di interpretazio­ne della realtà. Aggiornabile per di più, perché ogni titolo è come se fos­se una puntata della stessa serie». Lei stesso ha scritto i primi due libri, intitolati La terza guerra mondiale? , uno su Monti e le banche, e il secondo su Obama e Wall Street. Stava finendo la sua autobiografia, un roman­zo prosimetro, in prosa e versi, e all’improvviso abbandona tutto per sferrare l’attacco alla Finanza Mondiale. «Sono rimasto folgorato quan­do, a gennaio, ho letto un’intervi­sta su Nesweek in cui un finanziere come George Soros dichiarava che Lloyd Blankfein, il capo della Gold­man Sachs, non è solo un uomo avi­do e poco illuminato, ma il “male as­soluto”, come Hitler e Stalin... Capi­sce? Ho iniziato a riflettere su Mon­ti, per anni consulente della Gold­man Sachs... Sul fatto che gli Usa, il paese più indebitato al mondo, pos­san­o uscire dalla crisi in cui si trova­no senza innescare una guerra... In­somma ho scritto su queste cose». E che idea s’è fatto su queste co­se? «Che la crisi attuale è peggiore di quella del ’29, e lontana dalla fine. Che le soluzioni adottate finora, ne­gli Usa e in Europa, sono palliativi. E che il modello di sviluppo su cui ci basiamo, quello neo-capitalista e neo-liberista, è fallimentare». A Lei Obama non piace. E nean­che Monti. «Obama mi piaceva e spero pos­sa riscattarsi nel secondo manda­to, se ci sarà. Ma per ora tutte le sue promesse sono rimaste tali. E Mon­ti... Mah... Ero e rimango convintis­simo che al posto di Berlusconi ci dovesse essere un altro governo. Ma che ci dovesse essere questo go­verno, ho molti dubbi. Mi fa senso che la sinistra lo appoggi». Lei cosa propone? «Bisogna costruire un’idea con­divisa del nostro futuro. Vogliamo una società fatta di giganteschi cen­t­ri commerciali in mano a pochi co­lossi, aperti 24 ore su 24? Io no... So­no più per la micro-economia, quella delle piccole-medie impre­se, visto che la grande in Italia non ha portato risultati eclatanti. Biso­gna accordarsi su alcuni valori: da­re alla gente un lavoro, nuove pro­spettive morali, e poi, però, anche soddisfazioni spirituali... Ecco, con la mia casa editrice voglio dire que­ste cose». Fazi: l’editore che scende in campo. Che sceglie l’impegno intellettuale... «Sì, per me l’editore deve anche prendere posizione, quando è il momento. Attenzione, non ho nul­­la contro i libri commerciali...». Lei ha pubblicato Melissa P. «Appunto.E va bene,perché i be­s­tseller servono a tenere i conti a po­sto. E infatti cerco anch’io di vende­re il più possibile, sfruttando la nar­rativa di intrattenimento, i fenome­ni di costume eccetera. Però voglio anche intervenire sui temi caldi del­la contemporaneità, dire la mia sul­la crisi, su chi ci governa, proporre punti di vista nuovi...». In che modo? «Pubblicando, ad esempio, gli scritti del filosofo brasiliano Man­gabeira Unger, che Lula ha scelto per guidare la Segreteria di Pianifi­cazione a lungo termine, sopranno­minata “ Ministero del Futuro”...Sa­rà un libro di 600 pagine, che certo non mi farà guadagnare. Ma farà gi­rare nuove idee in Italia e offrirà ri­cette alternative alla crisi». Crisi. E quella dell’editoria? «In Italia il mercato editoriale fi­no al 2009-10 incredibilmente ha tenuto, poi c’è stato il crollo. Negli ultimi mesi gli editori hanno perso il 10-20%.All’improvviso si è ferma­to il consumo di libri. Noi, come tan­ti, abbiamo puntato sugli ebook». Si continua a parlare del­l’ebook come del futuro del­l’editoria. E continua a rappre­sentare l’1% del mercato... «Quest’anno. L’anno prossimo sarà il 2.L’anno dopo il 4.L’anno do­po ancora l’8, poi il 16... In cinque anni saremo come gli Usa, con un rapporto carta-ebook del 70-30. Il 70% del mercato al libro di carta, il 30 all’ebook». Al 30% in 5 anni? Per me arrive­remo al 5% in 30 anni. «Mi spiace: sbaglia. Io non sono mai stato un entusiasta dell’ebook. Ma ho capito che si possono fare co­se impossibili, anche pensare a un’evoluzione dell’ebook, libri con inserti multimediali, filmati, audio... E grazie agli ebook sarà più facile- per i folli che vogliono tentar­ci- entrare nella fortezza dell’edito­ria, che in Italia ormai è inespugna­bile. In mano a pochi». Come Elido Fazi. «Sì,ma io ci sono entrato vent’an­ni fa. Oggi non ce la farei più».