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 2012  marzo 24 Sabato calendario

Esselunga marcia su Roma e punta sull’ex Standa - Ad Esselunga, il big dei supermer­cati italiani, sarebbe riuscito il colpaccio

Esselunga marcia su Roma e punta sull’ex Standa - Ad Esselunga, il big dei supermer­cati italiani, sarebbe riuscito il colpaccio. Almeno questo voci­fera il mercato, anche se i dettagli sono tutt’altro che definiti. Da tempo si parla di un suo possibile ingresso a Roma, do­ve Caprotti non ha mai messo piede. Per la verità due supermercati sono già in co­st­ruzione e per altri due tocca fare in fret­ta prima che scadano i permessi a co­struire, ottenuti da tempo. Esselunga potrebbe ora dare un’accellerata rile­vando un buon numero di ex punti ven­dita della Standa. La casa degli italiani è finita da tempo nella mani del gruppo te­desco Rewe-Billa, che ha ora intenzio­ne di cederla. E Caprotti non si sarebbe fatto soffiare il colpo. Forte, fortissimo, nel Nord, il gruppo è assente dal Centro­sud. Lo sbarco veloce a Roma e nel Lazio è davvero un colpo di scena. Anche se chi conosce bene il gruppo sa che Ca­protti ha un modello di supermercati che non è certo sovrapponibile a quello della Standa. Il format prevede spazi molto grandi, tra i tremila e i quattromi­la metri quadri, e mai nei centri com­merciali, con costi per punto vendita (come Esselunga comanda) che si aggi­rano sui 40 milioni. Se dovesse comprare in blocco, come il mercato rumoreggia, potrebbe tenere per sè solo una parte. Staremo a vedere. Ma sul fronte della grande distribuzio­ne, l’altro grande colpo è quello assesta­tato dal governo Monti. Con il Decreto liberalizzazioni, approvato proprio due giorni fa dal Parlamento, si introdu­ce all’articolo 62, una rigida scansione dei tempi di pagamento nei confronti dei for­nitori da parte dei big della grande distribu­zione. Per i generi ali­mentari freschi Coop, Car­refour, Esselunga, Conad e compagnia dovranno pagare a trenta giorni e per quelli non freschi il li­mite sale a due mesi. Una boccata di ossi­geno per i fornitori e qualche problemi­no in più per le grandi catene di super­mercati. Ma anche in questo caso il big boss di Esselunga avrà da gua­dagnare. Il marchio lom­bardo già paga infatti a trentacinque giorni, contro anche i cento delle Coop o ancora peggio dei francesi della Carrefour. Non è un caso se dal coro di ac­cese critiche che la nor­ma ha fatto rilevare da par­te dei leader del settore, bril­lasse l’assenza di Caprotti, che pu­re non è restio a polemiche anche forti quando qualcosa non gli garbi. P.S.: Nella piccola city della finanza milanese l’approdo di Andrea Orcel in Ubs e il contemporaneo abbandono di Bank of America-Merrill Lynch, non ha stupito più di tanto. La grande banca commerciale americana stava un po’ larga alla superstar delle grandi advi­sory bancarie. Certo aver perso Passera e Profumo dalla prime due banche ita­liane aveva ridotto i suoi spazi di mano­vra. Così come la rarefazione degli affari con il suo grande e terzo committente, lo spagnolo Botin. Orcel viene conside­r­ato un one man show e Bofa non era pro­prio casa sua. In Ubs ritrova il banchiere che da senior aveva reso grande la bouti­que Merrill Lynch agli inizi degli anni ’90. Il ticinese Ermotti era il boss di Ta­magnini, Pellegrini e proprio di Orcel quando Merrill Lynch era tra le star del­le banche d’affari anche in Italia. Un banchiere suo amico commenta: non ce lo vedevo Andrea a vendere prodotti di corporate banking, come pretendeva­no gli americani di Bank of America.