Aldo Grasso, Corriere della Sera 23/03/2012, 23 marzo 2012
FABIO VOLO INCONGRUENZA POP - U
n programma del genere non lo si giudica certo dalla prima puntata; basato com’è sulla reiterazione e sulla capacità di stabilire un appuntamento, ha bisogno di crescere e di espandersi. Qui si possono raccogliere solo alcuni indizi. L’aspetto più apprezzabile di «Volo in diretta» è la durata: 45 minuti, giusto per raggiungere la mezzanotte, sfuggire la probabile noia, evitare rigorosamente la messa funebre del Tg3 per raccogliere le ultime notizie su SkyTg24 prima di abbassare la serranda.
Non ci interrogheremo qui sul mistero della «fabiovolità»: esiste, bisogna prenderne atto, è una delle tante magnifiche incongruenze della cultura pop e tanti auguri a Fabio Volo perché si goda il successo.
Certo, come Pollicino, alcune briciole le dissemina, come quel presentarsi in apertura di trasmissione con un neonato in braccio (ah, il paraguru!), o quel parlare spesso con il noi, indeciso tra il plurale maiestatis o l’impaccio da tesi di laurea, e quell’insistere spesso su se stesso, quasi per esorcizzare un complesso: Volo non si sente amato dal mondo della cultura (invidioso dei suoi successi) e, come dicono a Brescia, la lingua batte ecc ecc. Sarà questo il motivo per cui l’intervista con il venerabile maestro Franco Battiato sulla rinascita conciliava il sonno.
In realtà, Volo ha una folta squadra di autori: Cristian Biondani, Andrea Bempensante, Andrea Boin, Federico Taddia (detto «prezzemolo» perché appare in ogni programma), Laura Piazzi, Raffaele «Skizzo» Bruscella. Il suo è un programma molto «stile Rai3» con il filmato sui buoni esempi da seguire, la redattrice di «Ballarò» che spiega l’articolo 18, il direttore Antonino Di Bella che si fa riprendere in studio come fosse una Mauro Mazza qualunque, le piccole cose dell’attualità che diventano grandi insegnamenti di vita.
A Brescia e dintorni spiegano che la «fabiovolità» è la riproposizione moderna di una vecchia solfa: ognuno ha i fan che si merita.
Aldo Grasso