Marco Zatterin, La Stampa24/3/2012, 24 marzo 2012
Siamo il museo vivente, i pupilli dell’Unesco, un popolo seduto su un tesoro di storia e capolavori circondato da oltre settemila chilometri di costa
Siamo il museo vivente, i pupilli dell’Unesco, un popolo seduto su un tesoro di storia e capolavori circondato da oltre settemila chilometri di costa. Eppure non basta più. Dall’estate scorsa, l’Italia ha perso la corona di Paese più gettonato dai turisti europei. Nella classifica nelle notti passate in hotel, pensioni e campeggi, la Spagna ci ha superato di scatto. Fra giugno e settembre 2011, gli iberici hanno venduto 142 milioni di notti (+9%), contro i 135 consumati (-1,5%) lungo la penisola. Cos’è successo? È colpa nostra, gli italiani hanno passato tre milioni di notti in meno fuori casa e questo ha tagliato i conti nonostante l’aumento di stranieri. Va da sé che è l’effetto della crisi. Sonodaticrudi,quelliraccolti da Eurostat. Leggere che nella bella stagione dello scorso anno l’attivitàalberghieraècadutasolo in Italia e a Malta è un campanello di allarme. Anche perché, stando alle rilevazioni di Bankitalia, nella media 2011 la spesa degli stranieri da noi è rimasta ferma a 89 euro al giorno pro capite: i villeggianti venuti da fuori hanno investito nel Bel Paese un totale 1,32 miliardi nel 2011. È il 9,1% cento in meno rispetto al 2010. Come la si mette, si matura la convinzione che nelle difficoltà congiunturali non ci sia stata adeguataflessibilitànelcalibrare l’offerta. «Bisogna trasformare il turismo in un settore realmente industriale - è l’appello Antonio Tajani, commissario Ue responsabile per il settore - e dargli una visione politica europea». Un’altra strada, suggerisce, è la flessibilizzazione dei visti. «Ci sono milioni di cinesi, giapponesi e brasiliani che faticano a venire in Europa per questioni burocratiche. E’ un problema che va risolto; Obama lo ha appena fatto». Non deve essere un caso se gli incrementi di flusso più significativi si sono avuti in Paesi fuori dall’Eurozona, nei quali è stato possibile sfruttare la forza del cambio. Si cercano opzioni a miglior mercato. E’ successo in Bulgaria (+21% le notti), come in Lituania (+16), Estonia (+14,5) e Romania (+17,5). Il discorso della relativa capacità di attrarre trova appiglio anche nell’evoluzione dei Regno Unito, destinazione in genere costosa. La terra di Albione ha occupato il 4,4% dinottiinpiù,attirandounmaggior numero di stranieri. Da noi è successo qualcosa nell’offerta. A fronte di un calo delle presenze, il tasso di occupazione di alberghi e simili è salito. Nel 2010 era al 52,1% sull’intero anno, nel 2011 è risultato del 52,6%. Una camera su due vuota in media nei dodici mesi, comunque. Sotto la media Ue e lontano dal 65% spagnolo che combina una ricettività meno avanzata con flussi più abbondanti. «Li ha aiutati la primavera araba», indica Tajani, con il turismo che ha rinunciato al Nord Africa. Ma che non ha preso la direzione dell’Italia.