Federico Rampini, la Repubblica 22/3/2012, 22 marzo 2012
Bernanke: in Europa l’allarme non è cessato – NEW YORK - Il giorno prima Ben Bernanke aveva evocato il fantasma della Grande Depressione, per concludere: non è ora di passare a una politica monetaria restrittiva, i tassi d’interesse resteranno ai minimi storici, per non ripetere gli errori degli anni Trenta
Bernanke: in Europa l’allarme non è cessato – NEW YORK - Il giorno prima Ben Bernanke aveva evocato il fantasma della Grande Depressione, per concludere: non è ora di passare a una politica monetaria restrittiva, i tassi d’interesse resteranno ai minimi storici, per non ripetere gli errori degli anni Trenta. Da studioso della storia economica di quel periodo, Bernanke sa meglio di chiunque altro che fu fatale il 1937, l’anno in cui Washington dichiarò "cessato pericolo", cambiò segno delle sue politiche, e ricadde nella depressione. Ieri il presidente della Federal Reserve ha aggiunto una ragione in più per non abbassare la guardia: l’allarme per l’Eurozona non è cessato. Pur apprezzando i miglioramenti recenti, il banchiere centrale degli Stati Uniti ha sottolineato l’esposizione del sistema finanziario Usa verso l’Europa. Bernanke ha chiamato gli europei, Germania in testa, a rafforzare la "potenza di fuoco" del fondo salva-Stati. Un appello che il governo di Berlino sembra avere raccolto: ieri dall’esecutivo di Angela Merkel è giunta la disponibilità ad aumentare il proprio contributo. Parlando in un’audizione alla Camera di Washington, Bernanke non è stato tenero con i tedeschi. Ha detto a chiare lettere ciò che molti partner a Parigi e a Roma pensano: «La Germania ha tratto il massimo beneficio dall’euro: sia in termini di mercati di sbocco per le sue esportazioni, sia perché con l’euro ha una moneta più debole e quindi più competitiva rispetto alla forza che caratterizzava il marco tedesco». Il presidente della Fed ha proseguito il suo affondo ricordando che l’economia tedesca ha un tasso di disoccupazione fra i più bassi di tutto l’Occidente, e di conseguenza il governo di Berlino avrebbe margini di manovra per politiche economiche più espansive. Bernanke resta preoccupato che la recessione europea, provocando una ricaduta nel rischio-default, possa fare deragliare anche la ripresa americana. La cinghia di trasmissione sarebbe il sistema bancario. «Il 35% dei fondi monetari americani è investito in attivi europei», ha detto alla Camera, «perciò questi fondi restano strutturalmente vulnerabili». In quanto alle banche Usa, Bernanke ha spiegato che la loro esposizione verso Grecia e Portogallo è marginale, mentre è sostanziale quella verso «i paesi del nocciolo duro dell’euro». Inoltre i mercati finanziari americani potrebbero essere trascinati al ribasso dalle Borse europee, sotto l’effetto della recessione nell’Eurozona. L’intero sistema bancario Usa verrebbe danneggiato, anche se il presidente della Fed in base agli ultimi stress test considera che le aziende di credito americane sono ora sufficientemente capitalizzate da poter affrontare lo shock di una nuova recessione. Il banchiere centrale Usa nonè parso altrettanto fiducioso sulla solidità del settore creditizio europeo: ha invocato «un ulteriore rafforzamento delle banche nell’Eurozona». Le parole di Bernanke hanno avuto effetto sullo spread tra bond e bund tedeschi, risalito a sopra quota 300. Ieri è stata una giornata negativa anche per i mercati: quelli europei tutti in perdita (tranne Londra) e con Milano a -1,18%. A prestare man forte a Bernanke è intervenuto anche il segretario al Tesoro, Tim Geithner, che lo ha affiancato durante l’audizione al Congresso. Geithner ha ribadito le critiche dell’Amministrazione Obama all’austerity imposta dalla Germania su tutta l’eurozona. «In Grecia Irlanda e Portogallo- ha detto il ministro- non c’è alternativa alle dure riforme e ai tagli. Ma negli altri Stati membri dell’Eurozona c’è più spazio di manovra e bisogna bilanciare con cura le politiche economiche». Geithner ha confermato che «un periodo di prolungata debolezza delle economie europee fa male anche agli Stati Uniti». Di qui un rinnovato appello per cambiare il segno delle politiche troppo restrittive: «Oltre a calmare le tensioni sui mercati finanziari, l’Europa ha bisogno di una più ampia strategia che favorisca la crescita in tutto il continente». Geithner ha escluso categoricamente che l’Amministrazione Obama possa intervenire con aiuti suoi al fondo salva-Stati. «L’Europa è un continente ricco, ha tutti i mezzi che occorrono per farcela da sola», ha tagliato corto il segretario al Tesoro.