Massimo Lugli, la Repubblica 22/3/2012, 22 marzo 2012
Via Poma, la superperizia scagiona Busco – ROMA - Vacillano le accuse contro Raniero Busco, l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni condannato a 24 anni di carcere, il 26 gennaio del 2011, per il delitto di via Poma
Via Poma, la superperizia scagiona Busco – ROMA - Vacillano le accuse contro Raniero Busco, l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni condannato a 24 anni di carcere, il 26 gennaio del 2011, per il delitto di via Poma. Una sentenza che ha fatto molto discutere e che ora sembra destinata a un radicale capovolgimento in corte d’Appello. La superperizia ordinata dal presidente Paolo D’Andria in apertura del nuovo processo smonta, pezzo per pezzo, tutti i principali indizi contro l’imputato, in primo luogo quella lesione sul capezzolo sinistro della ragazza assassinata che sarebbe stata provocata da un morso di Raniero. Secondo il collegio di periti (il medico legale Paolo Fattorini dell’Università di Trieste e i genetisti Corrado Cipolla d’Abruzzo dell’ateneo di Chieti e Carlo Previderè, docente a Pavia) quella del morso è «una semplice ipotesi» mentre la ferita potrebbe essere stata provocata da un’unghia, dallo sfregamento di un polpastrello o, teoricamente, dal contatto con gli apici dentari. Gli esperti, con una serie di disegni, mostrano anche che, stando alla ricostruzione dell’omicidio, nessun aggressore avrebbe mai potuto mordere la ragazza in quella posizione: «Impossibile per un essere umano». Niente morso, insomma un indizio fondamentale che, adesso, esce definitivamente di scena. Ma nella relazione dei consulenti c’è molto di più: l’assassino ha lasciato tracce di sangue nell’ufficio dove lavorava Simonetta e non si tratta di quello di Busco. Le tracce ematiche rilevate sul lato interno della porta e sul telefono, infatti, appartengono a una persona di gruppo A mentre sia la vittima che l’imputato sono di gruppo 0. Una rivelazione che, in realtà, non è nuova. In una lettera all’avvocato Franco Coppi, depositata in apertura del processo, il professor Angelo Fiori ricordava questa "dimenticanza" che, in primo grado, non è stata neanche presa in considerazione. Non basta: i reperti biologici rilevati sulla parte sinistra del corpetto di Simonetta apparterrebbero tre uomini diversi, un effetto, questo, che molto probabilmente fa pensare che i vestiti della ragazza siano stati "contaminati". Quanto alla saliva sul reggiseno di Simonetta, il collegio degli esperti conferma: è quella di Raniero ma la difesa ha sempre obiettato che i due ragazzi, anche se si erano lasciati, continuavano ad avere rapporti. Non basta: la superperizia sposta in avanti l’ora dell’omicidio: Simonetta Cesaroni non sarebbe stata uccisa alle 18 ma, stando al raffreddamento del corpo e alle condizioni meteorologiche del7 agosto 1990, verso le 19. Una deduzione che restituisce credibilità all’alibi di Raniero. E adesso? La perizia verrà discussa in aula nell’udienza di martedì prossimo (il giudice a latere è il magistrato-romanziere Giancarlo De Cataldo) poi il processo andrà avanti. Cautela d’obbligo per tutti: «La strada da percorrere è ancora lunga anche se la perizia conferma alcune delle nostre tesi» è l’avaro commento del professor Coppi mentre l’avvocato dei Cesaroni, Massimo Lauro, sostiene che, sostanzialmente, le deduzioni dei periti non cambiano nulla. Tacciono Raniero Busco e la sua battagliera moglie Roberta, autrice di un libro-denuncia sui mille misteri di via Poma; un grande giallo che sembra destinato a restare per sempre senza colpevole.