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 2012  marzo 24 Sabato calendario

I ragazzini della terza elementare sfilano nella pancia dello stadio Olimpico, nella zona di Stratford, Londra est, in religioso silenzio

I ragazzini della terza elementare sfilano nella pancia dello stadio Olimpico, nella zona di Stratford, Londra est, in religioso silenzio. La guida spiega loro con dovizia di particolari che i seggiolini vengono da Luton, i pavimenti li hanno fatti a Bolton e che l’erba del campo è arrivata da Scunthorpe. «Tutto ecologico, tutto sostenibile. È questa è l’idea chiave per definire la nuova Inghilterra». Un ragazzino scivola sulla pista d’atletica e salta come se fosse su un materasso elastico da Luna Park. La guida lo richiama all’ordine: «Quella l’hanno fatta gli italiani». Gli secca, è ovvio. Una collaborazione tra la Mondo di Gallo d’Alba, che ha steso i teli di gomma, e la Mapei, che ha utilizzato colle poliuretaniche per farla aderire al terreno. Il bambino non capisce bene, gli resta in testa solo la parola «italiani», esclama: «Grandi, bravi». La guida tira dritto e racconta come è stato possibile bonificare i due chilometri e mezzo di parco che erano pieni di sostanze tossiche, metalli pesanti e cianuro. «Era un brutto mondo. Ora è bello». Il cantiere è ancora aperto, pieno di operai e di gru, ma niente a che vedere con la spianata di terra e cemento di poche settimane fa. «Finiremo perfettamente in tempo». Già. Dunque c’è anche il Belpaese in mezzo a quello che David Cameron, primo ministro di Sua Maestà, ha definito «il più grande appuntamento verde della storia». Un eccesso d’entusiasmo comprensibile. Secondo un rapporto della General Electric durante i Giochi i consumi d’acqua potabile saranno ridotti del 50% e l’emissione di Co2 sarà portata ai minimi storici. Il governo ha speso 12 miliardi perché i cinque quartieri più poveri della capitale, da Hackney a Stratford, diventassero un paradiso hi-tech. «Entro vent’anni le fonti pulite dovranno garantire il 15% dell’energia totale», ha chiarito il premier. Non è un caso se in questo clima da crociata ambientalista Londra ha raddoppiato gli sforzi per esaltare il ruolo di Ecobuild, la più grande fiera planetaria per il design e le costruzioni eco-sostenibili, chiusa ieri dopo avere ospitato 2000 espositori - cento italiani - e ospitato in tre giorni oltre 50 mila visitatori. L’hanno portata all’Excel, una tensostruttura futuristica non lontana dal Villaggio Olimpico. Il campo base tricoloreera una costruzione di legno fatta come una chiavetta Usb. Seminate negli stand un quantitativo di idee per metropoli fatte di cemento che si autorigenera e di case gestite con applicazioni e smartphone. Carlo Ratti, un genio quarantenne di Torino che guida il Senseable City Laboratory del Massachussetts Institute of Technology, per un paio d’ore ha incantato l’auditorium spiegando come il pianeta si stia riempiendo di città intelligenti, con frigoriferi che ti avvisano quando il latte scade e autobus che ti vengono a prendere sotto casa evitando le arterie più trafficate. «Col sindaco di Boston stiamo studiano un sistema che consenta ai cittadini di segnalare le buche nelle strade, i rami degli alberi caduti e anche le lampadine fulminate nei lampioni. Il comune potrà intervenire in tempo reale. E anche il singolo cittadino sarà autorizzato a farlo». Disegna un pianeta fondato su una tecnologia amica e lo racconta con una compostezza infantile, come se fosse una poesia a una recita scolastica. Rob McCarty dell’Agenzia per l’ambiente dei Giochi olimpici applaude ipnotizzato. «Le nostre Olimpiadi saranno così. Guardi gli edifici attorno al parco. Legno, vetro, materiali riciclabili al 99%, bassi consumi energetici. Anche noi stiamo andando là». E là è un universo perfetto fatto di auto elettriche e di car-sharing. Solo l’architetto Charlie Wilson, che abita in una casa popolare di Statford non gli crede. «Avremo molti edifici-vetrina e il resto della vita inquinata come sempre», profetizza. È che quelli parlano del futuro, mentre lui è costretto a guardare il presente.