Claudio Plazzotta, ItaliaOggi 23/3/2012, 23 marzo 2012
Per Claudio Magris un brindisi da 15 mila euro – Claudio Magris sa bene come investire i 15.493,71 euro di premio per il riconoscimento È Giornalismo, che ha appena vinto: «Dico la verità, una parte cospicua la utilizzerò per l’acquisto di buon vino
Per Claudio Magris un brindisi da 15 mila euro – Claudio Magris sa bene come investire i 15.493,71 euro di premio per il riconoscimento È Giornalismo, che ha appena vinto: «Dico la verità, una parte cospicua la utilizzerò per l’acquisto di buon vino. So già anche a chi rivolgermi. E lo berrò alla vostra salute». Eccolo qui lo spirito dell’editorialista triestino del Corriere della Sera, classe 1939, da 45 anni collaboratore di via Solferino, e da 50 anni con le mani in pasta nei quotidiani. Certo, Magris non è un giornalista di professione. È un germanista, un docente universitario, uno scrittore, un ex parlamentare. E il suo nome, scelto dalla giuria presieduta da Giancarlo Aneri (presidente della È Group) e composta da Giulio Anselmi (presidente della Fieg), Curzio Maltese (editorialista di Repubblica), Paolo Mieli (presidente di Rcs libri), Gianni Riotta (editorialista della Stampa), Gian Antonio Stella (inviato del Corriere della Sera), ha fatto storcere più di un naso ai puristi del giornalismo. A motivare la decisione ci pensa Mieli, nel corso della cerimonia, ieri all’ora di pranzo all’Hotel Four Seasons di Milano: «Non premiamo il lavoro di Magris come intellettuale e scrittore, ci penserà l’accademia del Nobel. No, noi siamo qui a premiare il Magris giornalista, il Magris scrittore civile. Lui è al Corriere da 45 anni, e ha iniziato», dice scherzando, «quando io ero già direttore del Corriere, al terzo mandato se non vado errato», e scoppia a ridere. «Ma a parte le battute, Magris è un giornalista, con cui gli altri colleghi del Corriere si confrontano. Lui, a differenza di altri della sua statura letteraria, è molto amico dei direttori, è sempre pronto alle esigenze di un quotidiano, sia in termini di qualità, sia in termini di tempi ristretti. Una volta ha dovuto scrivere anche un pezzo sui sacchetti di carta che si trovano sugli aerei e che servono quando stai male. Ecco, non si è tirato indietro. E poi», prosegue Mieli, «Magris è rimasto fedele al Corriere e ai suoi direttori anche quando si spegnevano i riflettori. In genere gli scrittori sono molto mercenari. Lui no, è stato vicino, per esempio, ad Alberto Cavallari anche quando ebbe i suoi problemi. Perciò una parte del premio va a Magris non solo per quello che ha scritto, ma anche per come è fatto». La kermesse È Giornalismo ha una componente certamente più mondana rispetto ad altri riconoscimenti giornalistici, tipo il Premiolino. Ci sono, come ospiti in sala, le due Veline di Striscia la notizia (Federica Nargi e Costanza Caracciolo), la fotografatissima Michelle Hunziker, Antonio Ricci. E poi Cristina Parodi con Giorgio Gori, i coniugi Missoni, Inge Feltrinelli, Vittorio Feltri accompagnato dalla inseparabile Maria Luisa Trussardi, Elio Fiorucci. A un primo colpo d’occhio sembra esserci poca Mondadori: solo Emanuele Farneti (con la mamma Chiara Beria di Argentine) e Giovanni Iozzia. Più ricca la rappresentanza Rcs: oltre a Mieli, Stella e Magris, ecco pure Maria Latella (direttore di A), Pier Luigi Vercesi (direttore di Sette), l’inviata del Corsera Maria Luisa Agnese, il direttore editoriale Paolo Occhipinti, l’ambasciatore ed editorialista del Corsera Sergio Romano, Umberto Brindani (direttore di Oggi). Riotta zampetta qua e là col suo zainetto in spalla, stile professore di campus americano, mentre in giardino si crea un curioso capannello agée con Inge Feltrinelli, i coniugi Missoni e Natalia Aspesi, che accolgono le amiche con un simpatico «ciao ragazze». Manca solo Mario Cervi, fondatore del Giornale, che preferisce attendere su un divano all’interno del Four Seasons. Luca Dini, direttore di Vanity Fair, arriva col suo caporedattore centrale, Francesco Briglia, e Silvestro Serra, neodirettore delle testate del Touring Club, si fuma l’inseparabile toscano. Saluta gli amici Giovanni Morandi (direttore del Qn e del Resto del Carlino), mentre sotto il sole si riforma una antica coppia: Brindani in un tête-à-tête con Pino Aprile (furono, insieme, alla guida di Gente). Quando lo spacco di Costanza Caracciolo, seduta sulla stessa poltrona dell’altra Velina, raggiunge profondità irriferibili, è tempo di alzarsi, approssimarsi ai tavoli e brindare a Magris: «Io mi sento in debito col giornalismo», dice il premiato, «ed è bello essere in debito, perché si è contenti. I creditori, invece, hanno il grugno, sono arrabbiati. I veri giornalisti, comunque, sono quelli che fanno i giornali. Ogni tanto ho preso parte alla riunione di redazione del Corriere della Sera: due ore prima ci sono solo idee vaghe, e due ore dopo il giornale è pronto per essere stampato. Un miracolo a cui non mi abituo neppure ora che c’è il digitale. Ho imparato molto dal giornalismo: un sacco di volte i direttori mi hanno chiesto riflessioni su temi ai quali non avevo mai pensato. E per questo io li ringrazio». I passati vincitori del premio È Giornalismo sono tutte firme del Corriere della Sera, della Stampa e di Repubblica, con le quattro eccezioni di Ricci, Bill Emmott (ex direttore dell’Economist), Fabio Fazio e Milena Gabanelli. Forse sarebbe il caso, ogni tanto, e lo dico sommessamente alla giuria, di uscire dalla solita compagnia di giro.