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 2012  marzo 22 Giovedì calendario

Per molto meno Cossiga era stato minacciato di impeachment – Giorgio Napolitano, qualche sera fa, ha convocato Elsa Fornero e il Caro Leader al Quirinale per istruirli (si dice) sui temi del lavoro, prima che il governo incontrasse i sindacati

Per molto meno Cossiga era stato minacciato di impeachment – Giorgio Napolitano, qualche sera fa, ha convocato Elsa Fornero e il Caro Leader al Quirinale per istruirli (si dice) sui temi del lavoro, prima che il governo incontrasse i sindacati. Freddo. Buio. Tarda serata d’una dura giornata di lavoro. Forse pioveva. E quelli pronti, eccoli arrivare di corsa, saltando sia l’happy hour che la cena. Sarà l’età, ma ormai il presidente della (seconda) repubblica si comporta come se il Caro Leader non fosse Nonno Mario ma lui, Nonno Giorgio (in altri tempi Ded Georgij, in russo). Per molto meno Francesco Cossiga, due decenni fa, era stata minacciato d’impeachment e di ricovero in una casa di cura per malati di mente (come i dissidenti sovietici sotto Breznev). * * * C’è un aldilà dell’economia politica, del piano quinquennale, della mano invisibile: è l’economia no profit, che non riempie le pance (come direbbe Ludwig Feuerbach, l’allievo materialista di Hegel) ma in compenso placa le coscienze infelici (stando sempre a Hegel). Se ne parla all’Infedele, dove il Carnevale è permanente e sui regni dell’Utopia non tramonta mai il sole. * * * «Lungo la linea di minor resistenza / siamo in marcia da gran tempo, stanchi / ormai, ingobbiti, e tuttavia grati, nell’insieme. / Di noi nessuno, credo, più ricorda quando cominciò, / né di dove, esattamente; un piccolo scarto forse, / una prima deviazione a evitare vampe lontane, / un tronco di abete o faggio a riparo, un muricciolo di pietre, / la breve spada per tre quarti nel fodero, l’occhio attento, / l’orecchio ben spalancato al fragore della battaglia / laggiù. Non sempre era facile seguirla, la linea» (Carlo Fruttero, La linea di minor resistenza, disegni di Giuliano Della Casa, Gallucci 2012). * * * Napoli: giudici tributari (in odore di camorra) agli arresti. Milano: praticamente l’intera giunta regionale nei guai (quelli che non sono nei guai, ci finiranno presto, non fosse che per via delle magliette troppo aderenti, à la Nicole Minetti, che prima o poi desteranno l’ira vereconda dei redattori di Libero). Bari: cozze pelose. E se alla fine si scoprisse che il problema non era affatto — come pensava Garibaldi, l’uomo che secondo Totò aveva rubato il cappello ai capistazione — fare gl’italiani dopo aver fatto l’Italia ma fare l’Italia a dispetto dei troppi italiani sudisti e nordisti che la infestano? * * * Com’è che il sindaco di Bari (ex magistrato, ex leader dell’ex «lista civica nazionale» con la quale voleva presentarsi alle elezioni per non associare il proprio nome, immagino, alle sigle dei partiti politici corrotti) si è mangiato tutte quelle cozze pelose e io non so neanche che cosa siano? * * * «Possiamo stabilire in linea di principio che uno spirito capace di negare la libertà sia impermeabile all’ironia. Difficile che Hitler, per non prendere che un esempio tra gli altri, utilizzi l’ironia socratica. Eppure l’ironia resta un’arma senza precedenti contro i troppo potenti. È una qualità che completa la capacità di dire no perché permette non più di rifiutare ciò che è falso ma di dire spesso ciò che è vero» (Albert Camus, 1939, cit. in Corriere della sera, 14 marzo 2012). * * * Nessuno è più moderato e responsabile di coso... il presidente della camera. Tornato in televisione, ospite del birignao d’Otto e mezzo, il talk show di Lilli Gruber, dopo una lunga assenza, il leader futurista (ho il suo nome qui sulla punta della lingua, ma comunque sapete chi voglio dire... ma sì, il cognato del ferrarista monegasco) sembra avere trascorso l’intera carriera politica al centro della scena politica italiana. Un centrista antemarcia. Alcide De Gasperi, al confronto, appare come un pericoloso arruffapopoli. Be’, ragazzi, non è che voglio fare ’a spiata, come dicono a Poggioreale. Ma coso... sì, il presidente della camera (c’è voluto la Buonanima, ed è tutto dire, per incivilirlo un po’) è stato sempre un fascistone. Treni in orario, saluto romano, pugni sui fianchi, il bagnasciuga. Fascistissimo. Convinto che Mascellone sia stato il più grande statista del secolo. A noi. Eia eia. Onore ai camerati eccetera. Carlo Freccero, il direttore di Rai4, non ne ha avuto l’occasione, ma avrebbe volentieri «rovinato» anche lui, al pari dei gazzettieri pudibondi, oltre che de destra e irrispettosi. * * * «[Joseph Schumpeter, economista e ministro austriaco del tesoro dopo la grande guerra] aveva in mente un’imposta sui generi voluttuari che avrebbe colpito anche i «consumi velleitari» degli operai, ovvero birra e tabacco, accanto alle tasse sulle vendite di «alimenti di lusso, intrattenimenti di lusso, tessuti di lusso, negozi di lusso, abiti di lusso». Un piano difficile da accettare sia per la destra che per la sinistra. (...) Quanto ai socialisti, consideravano l’idea di tassare la birra un esempio esilarante dell’inconcludenza politica di Schumpeter» (Sylvia Nasar, L’immaginazione economica, Garzanti 2012).