A.P. Corriere della Sera 24/3/2012, 24 marzo 2012
Giuseppe, padre separato, vive della sua pensione. La figlia è ormai una donna matura, ha quarantuno anni, abita con la madre, studia all’università e non ha lavoro
Giuseppe, padre separato, vive della sua pensione. La figlia è ormai una donna matura, ha quarantuno anni, abita con la madre, studia all’università e non ha lavoro. Dopo una lunga battaglia legale fra gli ex coniugi la Corte di cassazione ha deciso così: Giuseppe deve versare l’assegno di mantenimento per la studentessa di 41 anni. «L’obbligo del genitore separato di concorrere al mantenimento non cessa con il raggiungimento della maggiore età da parte di quest’ultimo — scrivono i giudici della prima sezione civile della Suprema corte — ma perdura finché il genitore interessato non dia prova che il figlio abbia raggiunto l’indipendenza economica, ovvero sia stato posto nella condizione di poter essere economicamente autosufficiente». Dunque, il pensionato Giuseppe dovrà pagare, nonostante la sua creatura abbia abbondantemente superato l’età di Tanguy, il ventottenne protagonista dell’omonimo film che non intende schiodarsi di casa, e pure quella indicata dall’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa come la soglia dei «bamboccioni». La sentenza, anticipata dal Corriere del Veneto, ha scatenato la reazione dei padri separati. «Oltre a essere diseducativo perché in questo modo ai figli è consentito tutto — d’indigna Tiziana Franchi, presidente dell’associazione — significa penalizzare ancora una volta questi uomini, impoverendoli e impendendo loro di ricostruirsi una vita. Cose da non credere». Così, l’associazione. E le protagoniste della vicenda cosa dicono? Beh, mamma Maria invoca la crisi: «Mia figlia si impegna, in passato ha trovato anche dei lavoretti precario, come alla Biennale, ma di questi tempi non è facile trovare un posto fisso». E insorge: «Non è una bambocciona!». La sua «bambina» ha invece pensato di tendere un mano a papà Giuseppe: «Se non può pagare io di certo non pretenderò quei soldi». A.P.