Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 24/3/2012, 24 marzo 2012
ROMA — È
lei, vero?
«Sì, sono io... sono io quella della maglietta».
(Alcuni secondi di silenzio. Poi la voce della signora Paola Francioni, 57 anni, romana, casalinga, si incrina in un singhiozzo).
Non faccia così, signora.
«E invece faccio proprio così!».
La prego.
«Sì, certo, mi scusi... però io mi dispero, e piango, e mi addoloro, perché mi dispiace tantissimo per tutto questo macello, per quella maledetta scritta e... Ho anche spedito tre email di scusa alla Fornero, ma non mi ha risposto... non mi ha risposto, capito? Sarà arrabbiatissima, mannaggia».
Piano, si calmi, proviamo a ricostruire l’accaduto.
«Aspetti: mi soffio il naso... Ecco, va bene, d’accordo. Cosa vuole sapere?».
Cominciamo dall’inizio: perché, martedì pomeriggio, davanti a Montecitorio, ha deciso di indossare quella maglietta con su scritto «La Fornero al cimitero»?
«Perché sono una stupida. Io non auguro mai la morte a nessuno, pensavo di essere ironica, mi sono fatta suggestionare da tutti i discorsi che leggo su Facebook, su internet: questa Fornero così ci ammazza, ci manda tutti al cimitero... perciò, in vista del sit-in di martedì pomeriggio, ho pensato di farmi stampare quella maglietta con quella scritta... Una cretina, me lo dico da sola».
Lei, al sit-in, era con altri rappresentanti del movimento «Giù le mani dalle pensioni».
«Siamo un gruppo di oltre cinquemila persone, tutti con faticose storie legate, appunto, alle pensioni».
Ma lei è casalinga...
«Infatti ero lì per protestare al posto di mio marito, ramo bancario, che a 61 anni e con 37 anni di contributi pensava di poter andare in pensione il prossimo mese di settembre. Invece, con le nuove leggi, ci andrà tra cinque, o sei anni. E questo ci ha fatto saltare tutta una serie di progetti, di idee...».
Tipo?
«Tipo che con i soldi della liquidazione volevamo poter aiutare i nostri figli... non tanto il maschio, laureato con 110 e lode e che una sua strada l’ha trovata, quanto la femmina, pure lei laureata, laureata in Giurisprudenza, e che però a 30 anni è ancora precaria... e... e...».
No, signora, coraggio, non ricominci a piangere.
«Eh, lo so lo so... ma mi hanno trattato come una criminale... Ha sentito cosa dicevano l’altra sera da Vespa? E adesso cosa diranno da Giletti a "Domenica in"?».
Mi stava raccontando di sua figlia.
«Beh, con i soldi della liquidazione pensavamo di aiutarla... sa, una mano per il matrimonio, per...».
È sua figlia ad aver dato un esame con l’onorevole Oliviero Diliberto, giusto?
«Giusto. Un esame, cinque anni fa. E la cosa mi è appunto tornata in mente martedì pomeriggio, quando Diliberto l’abbiamo visto in un angolo, mentre rilasciava un’intervista. Allora l’abbiamo chiamato, gli abbiamo chiesto di aiutarci, e poi pure di farsi una foto ricordo con noi. E adesso mi dispiace tremendamente anche per lui, finito in questo tritacarne... io credo che lui non si sia neppure accorto di quella scritta idiota... Sì, in quel video dà la sensazione di osservarla, ma io sono sicura che abbia solo deposto lo sguardo, senza leggere, senza capire».
Lei, signora, per chi vota?
«Voto per chi mi convince durante le campagne elettorali. Sono una casalinga ma leggo i giornali, leggo libri, vedo la tivù: ho votato anche per Berlusconi, per dire. Ma adesso la scena politica è cambiata e, con la vicenda di mio marito, con l’ingiustizia riservata a mio marito, mi sono ritrovata a protestare. Pensi che... beh, sì, insomma: la prima volta che sono andata a un corteo è stato lo scorso 9 marzo, con quelli della Fiom...».
(La signora Francioni è molto più scossa di quanto questa intervista lasci intuire. Da due giorni è chiusa in casa, stesa sul letto).
Fabrizio Roncone