Fausto Biloslavo, Il Giornale 23/3/2012, 23 marzo 2012
JIHAD FAI-DA-TE, INFILTRATI E CELLULE SALAFITE SEGRETE ECCO LE MINACCE ALL’ITALIA
Lupi solitari, come il killer di Tolosa, convertiti all’Islam che si radicalizzano su internet, jihadisti infiltrati fra i clandestini in arrivo dal Nord Africa e cellule segrete pachistane nel Nord Italia sono le minacce del terrorismo integralista nel nostro paese. Sta tutto scritto nella relazione dei servizi segreti dello scorso dicembre consegnata al Parlamento. Da pagina 71 a 76 sotto il titolo «Minaccia terroristica in Italia e in Europa» vengono lanciati diversi allarmi. «Il terrorismo internazionale di ispirazione jihadista continua a rappresentare il principale fattore di rischio per l’Occidente» scrive l’intelligence. Gli estremisti islamici studiano piani d’attacco «anche sul suolo dei miscredenti», ovvero a casa nostra. Quello che resta di al Qaida, però, punta sempre più sul Jihad individuale, «ai terroristi solitari “fai-da-te” mossi da spirito emulativo». Nel 2011 gente del genere ha sparato a dei soldati Usa a Francoforte e all’ambasciata Usa a Sarajevo. I servizi italiani descrivono in anticipo e con incredibile precisione il profilo di «lupi solitari» come Mohammed Merah, il terrorista di Tolosa. «Giovane età, problemi di ordine socioeconomico/ familiare, (...) precedenti penali per reati comuni, radicalizzazione attraverso il web, disponibilità di armi da fuoco, area di operatività terroristica coincidente o contigua al luogo di residenza» si legge nel rapporto.
Pochi giorni fa è stato arrestato a Brescia un altro aspirante terrorista «fai da te», il marocchino Mohammed Jarmoune, 20 anni, che voleva colpire la sinagoga di Milano.
Nel 2010 la chiamata alle armi dei «lupi solitari» annidati in Europa, come serpi in seno, era stata lanciata da Adam Gadahn, l’americano arruolato da al Qaida nel settore propaganda. Le minacce specifiche per l’Italia possono arrivare anche dai recenti cambiamenti in Nord Africa grazie alle rivolte arabe. «Estremisti rilasciati o evasi dalle carceri nel corso dei tumulti, in passato già coinvolti in indagini sul terrorismo nel nostro paese - rivelano i servizi - potrebbero riannodare contatti sul territorio nazionale (l’Italia nda ) per guadagnare sostegno alla “causa” ». La famigerata costola di Al Qaida nel Maghreb, coinvolta nel rapimento delle italiane Maria Sandra Mariani e Rossella Urru «potrebbe tentare di infiltrare propri elementi tra i flussi di clandestini provenienti dal quadrante nordafricano e/o attivare proprie cellule presenti sul territorio europeo ».L’Italia è a rischio anche per la presenza dei nostri soldati in Afghanistan e Libano. Per questo restiamo «un potenziale target (bersaglio nda ) di progettualità offensive di matrice jihadista ». Nella relazione dei servizi si ricorda come «alcuni utenti del forum al Shumukh, uno dei più importanti vettori della propaganda qaidista, abbiano commentato con esultanza le alluvioni che hanno colpito Liguria e Toscana alla fine di ottobre (2011 nda) interpretandole come una punizione di Allah». Per gli estremisti on line è «una maledizione per la guerra mondiale che (gli italiani nda ) conducono contro l’Islam e i musulmani».
Non a caso Adam, il convertito americano di Al Qaida, in un video diffuso lo scorso giugno incitava gli islamici in Occidente a «colpire personalità pubbliche, considerate “ facili bersagli”».Per dimostrarlo il terrorista ha citato i casi del Papa fatto cadere da uno squilibrato e la famosa statuetta tirata in faccia a Silvio Berlusconi a Milano.
Nel 2011 «è apparso sempre più visibile l’impegno profuso - su web-forum, blog d’area e social network-da un’eterogenea galassia di internauti musulmani italofoni (italiani convertiti inclusi), sia per propagandare ideologie estremiste favorendo la radicalizzazione di correligionari, sia per consolidare reti (...) sul nostro territorio e all’estero». Video e stampa jihadisti circolano soprattutto nell’Italia settentrionale.
«Sottotraccia» si muovono «elementi della filiera nordafricana» ringalluzziti dalle rivolte arabe e dai progetti di «reislamizzazione» per la Tunisia, la Libia e l’Egitto. Non solo: in Italia opera come rete di appoggio un «circuito salafita pachistano (...) attestato prevalentemente nel Nord ». In Pakistan sono in contatto con gruppi che puntano ad espandere la guerra santa a livello internazionale e a rapire occidentali, come è capitato in gennaio al cooperante siciliano Giovanni Lo Porto.