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 2012  marzo 23 Venerdì calendario

VESCOVI, LEGA, DI PIETRO, FIOM SANTA ALLEANZA SULL’ARTICOLO 18

Avederli così, come nel Quar­to Stato di Giuseppe Pelliz­za da Volpedo, un osserva­tore­distratto potrebbe anche stra­buzzare gli occhi. Che ci fanno que­sti qui insieme, sul fronte della pro­testa? E invece nell’Italia di Monti si incontrano strambe alleanze. Il quadro quindi non è affatto invero­simile. C’è Susanna Camusso che si straccia le vesti, con Landini che la controlla, Tonino Di Pietro che bofonchia il suo non ci sto, Bossi e Maroni che riscoprono una antica vocazione operaista e monsignor Giancarlo Bregantini, «ministro del lavoro» dei vescovi italiani che predica contro la riforma Fornero. Il merito o la colpa di tutto questo è dell’articolo 18, o meglio della sua revisione. Miracoli tecnici.
Cgil, Fiom, Idv, Lega e Cei si in­contrano nel nome di una classe operaia dai confini sempre più in­certi. Il popolo dell’articolo 18 è una minoranza e la loro difesa è più una questione di principio o di con­correnza politica. Il vero fronte del lavoro è quello del precariato, dei contratti atipici, sul quale il gover­no sta facendo pesare nuovi contri­buti. Il risultato è che si rischiano s­a­lari ancora più bassi. Tutto questo, però, interessa poco i paladini del partito «operaista». I quattro del Quarto stato preferiscono le barri­cate sull’articolo 18. Forse, per lo­ro, dal punto di vista politico è più strategico. La Camusso e Landini si ritrovano così a corteggiare il Car­r­occio e si ripete la storia delle pen­sioni. Ora è chiaro che Bossi e Maro­ni si sentono a proprio agio, in que­sta stagione, nel vestito da opposi­tori. Solo che un po’ di turbolenza tra il suo elettorato tradizionale la Lega deve metterla in conto. Ca­musso, Di Pietro e vescovi non so­no i compagni di viaggio abituali e c’è il rischio che più di qualcuno non capisca. Fino a che punto si può cambiare campo? Il Carroccio delle partite Iva magari non è esat­tamente lo stesso degli operai. Il trucco come sempre è farli convive­re e per anni Bossi ci è riuscito be­ne. Vediamo se Maroni sarà più o meno fortunato. Il dato interessan­te è che di fronte a un Pd lacerato dallo strabismo culturale, la Cgil si specchia nel profondo Nord. Non è detto che l’immagine riflessa sia poi così brutta. Certo che una Cgil leghista è davvero roba postmoder­na.
Molto più semplice da spiegare invece il gioco di Di Pietro. Bersani sbanda sull’articolo 18, subito To­nino mostra fermezza paesana e si veste da metalmeccanico. Tutta la politica dell’Idv serve a marcare la differenza con gli imbolsiti condo­mini del Pd. Lì si macerano, nel par­tito dipietrista ci si butta con deci­sione. Gli unici veri litigi sono di lea­dership, e questo accade solo quan­do De Magistris scalpita. Ora che è occupato a fare il sindaco di Napo­­li, il numero due soffre meno la dit­tatura del vecchio collega molisa­no. Da notare che nel quadro del Quarto Stato il Pd manca. E questo Di Pietro la considera una sua gran­de vittoria.
Monsignor Bregantini è un po’ il volto che non ti aspetti. È un padre comboniano, uno che segue la dot­trina sociale della Chiesa, quindi il suo intervento non è lontano dal suo universo culturale. Sono i toni che sorprendono.L’arcivescovo di Campobasso è il presidente della commissione lavoro della Cei. Il suo è un ruolo istituzionale. Le sue parole non rappresentano solo il suo pensiero.L’attacco alla coppia Monti-Fornero arriva da un’inter­vista pubblicata su Famiglia Cri­stiana .
E i concetti sono netti e duri. «Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un pro­dotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perché resta invenduto in magazzino».Bregan­tini da giovane ha lavorato in fab­brica. Il rimprovero che fa al gover­no è di aver lavorato troppo in fret­ta, tagliando dal tavolo delle tratta­tive la Cgil: «Lasciarla fuori è una perdita di speranza notevole, un grave errore. È il primo sindacato italiano per numero di iscritti». L’ultimo affondo è dedicato all’inu­tilità della riforma. «Diminuirà o aumenterà il precariato dei nostri ragazzi? Riusciremo ad attrarre ca­pitali ed investimenti dall’estero solo perché è più facile licenziare? Sarà snellita la burocrazia?».
Sindacalisti, ex magistrati, vesco­vi e lùmbard. Che stramba compa­gnia questo nuovo Quarto Stato .
Più che Pellizza da Volpedo sem­bra Andy Warhol.