Teo. Chi, La Stampa 23/3/2012, 23 marzo 2012
“HO VINTO ALLO SPRINT COME I MIEI CICLISTI”
La sua grande passione è la bicicletta. Non a caso per commentare la vittoria sul filo di lana in Viale dell’Astronomia si è paragonato a Oscar Freire, il ciclista spagnolo tre volte campione del mondo su strada che correva per la Mapei, la squadra sponsorizzata dal 1993 al 2002. «Veniva sempre fuori negli ultimi cinquanta metri e batteva tutti». Ma ora Giorgio Squinzi da Cisano Bergamasco, 69 anni e una laurea in chimica industriale, Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di san Gregorio Magno del Vaticano, presidente designato di Confindustria, sta cullando un altro sogno sportivo: la conquista della serie A di calcio con il Sassuolo che ha portato in B dalla C2. E la grinta che ha messo nella corsa alla successione di Emma Marcegaglia è la stessa che lo ha fatto apprezzare a una generazione di appassionati delle due ruote e ora lo lega ai tifosi della squadra emiliana.
«Questa presidenza di Confindustria per me è una missione - dice un paio d’ore dopo la votazione in Giunta - Il mio obiettivo è essere il presidente di tutti. Darò una spinta importante nella direzione di trovare la crescita, questo Paese ha bisogno di ritrovare la crescita. Con l’impegno a combattere il problema più grave: la disoccupazione e, in particolare, la disoccupazione giovanile». Quasi un mantra per un imprenditore che inizia a lavorare fin da giovanissimo nell’azienda fondata dal padre Rodolfo nel 1937 che produce materiali ausiliari per l’edilizia. Nel 1970, dopo la laurea, fonda con il padre la Mapei.
Il gruppo industriale è il maggior produttore mondiale di colle e adesivi per mattonelle e il terzo nella chimica per l’edilizia. Impiega 7.500 persone, ha 68 aziende consociate con 59 stabilimenti produttivi, 9 in Italia e 50 nel resto del mondo, in 27 Paesi nei 5 continenti. Una vera e propria multinazionale con un fatturato di 2,1 miliardi di euro. L’azienda destina a Sviluppo e Ricerca il 5% di questo fatturato e il 12% dei propri dipendenti. Non sono mai stati distribuiti dividendi: tutti gli utili vengono reinvestiti nel gruppo.
Mapei, però, non è quotata in Borsa e Squinzi non sembra proprio essere attratto dalle sirene di Piazza Affari. Il gruppo fa interamente capo alla holding Emme Esse Vi, creata cinque anni fa, come è scritto nello statuto, «anche nella prospettiva del passaggio generazionale», con uno scopo preciso: «La conservazione e l’amministrazione in modo unitario della partecipazione rappresentata dalla proprietà delle azioni Mapei». Giorgio e la sorella Laura Squinzi hanno ceduto la piena proprietà delle azioni ai rispettivi figli: il figlio e la figlia di Giorgio hanno i due terzi del capitale, la figlia di Laura il restante terzo. «Le nuove generazioni hanno la nostra piena e totale fiducia», dichiara allora, nel 2006, Squinzi. Il quale si ritaglia comunque il ruolo di amministratore unico a vita.
Riuscirà a conciliare tutto ciò con un incarico gravoso come quello di presidente degli industriali italiani? «Sicuramente intendo mantenere un rapporto diretto con la mia azienda, voglio continuare a seguirla. In azienda lavorano mia moglie, i miei due figli e mio genero. In particolare mio figlio e mia figlia, due quarantenni, saranno ancora più coinvolti. Per quanto mi riguarda, ho abbastanza forze per onorare entrambi gli impegni».
Ex presidente di Federchimica (per ben dodici anni), proprio la lunga militanza nell’organizzazione di categoria ne fa un imprenditore tendenzialmente “dialogante” con i sindacati: la componente Cgil è tradizionalmente “trattativista” e non antagonista sul modello Fiom. Lui però non ci sta a farsi dipingere con lo stereotipo della “colomba”. «Sono per un colloquio continuo, costruttivo, per individuare i problemi e risolverli insieme - spiega - Non sono per gli scontri, anche se non sono una colomba come invece sono stato descritto. Penso che le relazioni industriali vadano costruite su un rapporto serio». Un attimo di pausa, poi aggiunge, sornione: «Io da presidente di Federchimica ho firmato sei contratti con tutti i sindacati seduti al tavolo, senza un’ora di sciopero, ottenendo concessioni definite epocali».
Dell’articolo 18 non vuole parlare. «Non è chiarissimo come sarà la formulazione definitiva del governo, perciò prima di dare giudizi aspetterei un attimo. E comunque i giudizi li esprimerà Emma Marcegaglia che sta conducendo il confronto». A suo tempo, però, aveva detto: «La licenziabilità dei dipendenti è forse l’ultimo dei nostri problemi. Io comunque sono per il dialogo con il sindacato».
E del caso Fiat? Sergio Marchionne ha dichiarato che sarebbe rientrato in Confindustria se avesse vinto Alberto Bombassei... Il patron della Mapei non si scompone. «Non so che margini di ricomposizione ci possono essere, se ci saranno. Cercherò di esperire ogni tentativo per riportare Fiat all’interno di Confindustria».
A sostenerlo nella sua battaglia per la conquista della presidenza, una compagine molto assortita, con in prima fila la stessa Marcegaglia, il romano Aurelio Regina, industriali come Leonardo Del Vecchio, il presidente degli industriali siciliani Ivan Lo Bello, Gaetano Maccaferri, Diana Bracco, Claudio Gemme dell’Anie, Paolo Scaroni dell’Eni, Mauro Moretti delle Ferrovie. Ma a Scaroni che dice che l’Eni è stato l’ago della bilancia in suo favore, Squinzi replica secco: «E’ una situazione nuova, ma non credo che ci siano padri della vittoria e padri della sconfitta. I voti che ho avuto non si possono attribuire a una componente piuttosto che a un’altra».
Buoni i rapporti con Silvio Berlusconi, addirittura eccellenti con l’amico Fedele Confalonieri: con lui ha in comune il tifo per il Milan, l’amore per la musica classica e la Scala (di cui è “fondatore permanente”).
"IL RAPPORTO CON I SINDACATI"
"«Sono per individuare i problemi e risolverli insieme Ma non sono una colomba»"
"LE PASSIONI"
"Oltre alla bicicletta il calcio Ha promesso ai tifosi la Serie A per il suo Sassuolo"