Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 10/03/2012, 10 marzo 2012
QUEI MONDI NASCOSTI NELLA TERRA ILLUMINANO «I COLORI DEL BUIO»
Ci sono mondi che perfino Jules Verne avrebbe faticato a immaginare. Mondi nascosti nelle viscere della terra o nel cuore dei ghiacciai. Luoghi dove neppure l’ occhio dei satelliti può arrivare. Sono gli ultimi universi da esplorare. Per raggiungerli, una ventina di anni fa è nata l’ associazione La Venta, fondata da un gruppetto di geologi, fisici, fotografi, che nel tempo libero, zaino in spalla, hanno cominciato a visitare gli ambienti sotterranei del pianeta, dando il via a una campagna di ricerca multidisciplinare, attenta soprattutto agli aspetti della loro protezione. La Venta è il nome di un traforo idrogeologico che si inoltra per dodici chilometri nelle viscere del Chiapas (Messico). Tra i fondatori, Tullio Bernabei, documentarista romano che racconta: «Le prime spedizioni del gruppetto italiano sono iniziate nel 1988. Oggi contiamo una cinquantina di soci e abbiamo compiuto oltre sessanta spedizioni di ricerca in molte regioni remote della Terra, dall’ Antartide alla Patagonia, dalla Birmania al Messico, dall’ Asia centrale al Venezuela, tra foreste, deserti, ghiacciai e montagne». Spesso le indagini speleologiche hanno portato ad altre scoperte, come il rinvenimento di quaranta siti archeologici precolombiani nelle foreste pluviali del Messico, o le nuove specie di animali incontrate negli inaccessibili tepui (montagne a cima piatta) venezuelani, o le centinaia di orme di dinosauri impresse sulle creste montagnose dell’ Asia centrale, a quattromila metri di quota. Meraviglie che per la prima volta gli esploratori de La Venta hanno voluto condividere in una mostra che raccoglie un centinaio di immagini a colori in altrettanti pannelli retroilluminati e una serie di documentari, intitolata «I colori del buio» e aperta fino al 25 marzo presso il Vittoriano (Sala Zanardelli, piazza dell’ Ara Coeli 1). Una carrellata di visioni stupefacenti, di tesori segreti e imprevedibili che escono per pochi secondi dal buio di secoli per rivelarsi davanti all’ obiettivo della macchina fotografica. Ci si emoziona davanti allo strabiliante spettacolo della Grotta dei cristalli giganti, scoperta per caso poco tempo fa dai lavoratori delle miniere d’ argento in Messico. Per visitarla hanno dovuto indossare speciali tute di protezione, con un sistema refrigerante, perché la temperatura là sotto arriva a 48 gradi. Si trattiene il respiro anche osservando come gli esploratori si calano nelle crepe dei ghiacciai. In Patagonia hanno trovato il ghiaccio così puro, che a sessanta metri di profondità si può avanzare senza bisogno di torce, immersi nella luce azzurra che filtra dalla superficie in una giornata di sole. In Birmania alcune grotte sono state riempite nel corso dei secoli dalle statue di Buddha e trasformate in templi. Nell’ isola filippina di Palawan si naviga al buio per quattordici chilometri lungo il gran Fiume della Notte, che scorre interamente nel cuore della montagna. «Oggi sappiamo che lo sviluppo complessivo delle grotte conosciute è di circa trentamila chilometri - conclude Bernabei - e la gran parte di esse sono state esplorate negli ultimi trent’ anni. Ma è probabile che l’ estensione del mondo ipogeo sia almeno mille volte maggiore. Come vede, il lavoro degli speleologi è appena iniziato».
Lauretta Colonnelli