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 2012  marzo 22 Giovedì calendario

LA RETE DELLA FIDUCIARIA BOLOGNESE PER I CONTI DEI VIP A SAN MARINO —

Dentro le fiduciarie. Nomi e cognomi dei titolari dei conti. Il truffatore, il fallito, l’imprenditore della moda con 50 negozi nel mondo, i fratelli torinesi con le sponde in Uruguay, albergatori e perfino un narcotrafficante. Tutti ex evasori che con lo scudo hanno sanato la loro posizione. Pensavano di restare anonimi. Ma un sospetto boom di mandati fiduciari ha fatto scattare l’ispezione dell’Uif-Bankitalia che ha rilevato violazioni e irregolarità. Le carte sono finite in tre Procure: Bologna, Genova e Rimini.
Le fiduciarie. Le due società fiduciarie in questione sono la Sofir di Bologna e la Compagnia fiduciaria di Genova (Cfg). Entrambe private e non legate a gruppi bancari. Hanno scudato per conto dei clienti centinaia di milioni, in gran parte da San Marino. È soprattutto la Sofir a finire nel mirino dell’unità antiriciclaggio di Bankitalia per una lunga serie di irregolarità nell’identificare i fiducianti e la provenienza del denaro. La Sofir nasconde segreti di mezza Emilia Romagna con almeno 500 aziende intestate. Tra queste anche la Teti, la finanziaria dell’ex Unipol Giovanni Consorte. E caso vuole che alla Sofir facesse capo, per conto terzi, anche la Research control system (Rcs), apparecchi per intercettazioni: quella della famosa frase (Fassino-Consorte) «Abbiamo una banca!».
Scarpe, design e soldi black. Stilista di scarpe dai tacchi vertiginosi, oggetti da 500 euro. Origini riminesi, Giuseppe Zanotti «nel 2000 — recita la biografia ufficiale — apre la prima boutique a Milano. Seguono New York, Parigi, Londra, Mosca, Dubai, per un totale di circa 50 punti vendita nel mondo». Show room in via Montenapoleone e soldi a San Marino, sotto forma di liquidità e partecipazioni (schermate da un’altra fiduciaria) in Asset Banca. Poi il tutto (quota della moglie compresa) è stato regolarizzato. Totale: 2,5 milioni di «ex nero». Stesso percorso per tre signore, madre e figlie, proprietarie dei tre Toni Hotels a Rimini. Anche loro azioniste occulte di Asset. A San Marino avevano 4,5 milioni.
Il fallito e l’Uruguay. L’azienda fallisce, dipendenti e creditori restano col cerino in mano e lui, l’imprenditore, che fa? Regolarizza i soldi sottratti al Fisco, 1,2 milioni detenuti alla Cassa di San Marino. Si chiama Arturo Spini, la Sofir «dimenticò» l’adeguata verifica. E così anche per un altro fiduciante scudato, Fabio Porcellini, indagato dalla Procura di Forlì e collegato a Flavio Carboni. L’elenco è lungo ma i fratelli torinesi Walter e Marco Ceresa spiccano per importi e internazionalità. Il primo è, tra l’altro, presidente di Iren Energia, una delle principali controllate del gruppo Iren, quotato in Borsa. Gestiscono il loro patrimonio da due fondazioni del Liechtenstein (Match Point e Gae Stars stiftung), hanno quote in società uruguaiane, hanno scudato polizze assicurative e perfino un credito in contenzioso con la Privat Bank di Zurigo. Avevano nascosto al Fisco ben 18 milioni. La Sofir glieli ha scudati tra molte irregolarità. E ha chiuso due occhi quando Giovanni Battista Lancini, finanziere che tentò la scalata al Verona Calcio, aveva acceso un mandato per far rientrare da San Marino oltre 2 milioni. Lancini aveva precedenti penali per truffa. E Nicola Femia, mai segnalato dalla Sofir? Aprì il mandato fiduciario 2008-108 per «coprire» le quote della società Tecnoslot, un enorme volume d’affari nei videogame. Femia è stato condannato e arrestato per reati gravi, è considerato un narcotrafficante legato alla ’ndrangheta della Locride. La Sofir ha fatto finta di non vedere. Anche a questo servono le fiduciarie.
Mario Gerevini