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 2012  marzo 22 Giovedì calendario

Quando il nemico più «comodo» è anche il colpevole sbagliato - E più facile spezzare un atomo che uccidere un pregiudizio

Quando il nemico più «comodo» è anche il colpevole sbagliato - E più facile spezzare un atomo che uccidere un pregiudizio. Col senno di poi l’ex primo ministro spagnolo Maria Aznar sottoscrive­rebbe volentieri la famosa frase di Einstein. Ricordate? L’11 marzo 2004 dopo la strage ai treni di Ma­drid l’allora premier spagnolo non esitò a puntare il dito contro i terroristi baschi dell’Eta.Il risulta­to fu devastante. Tre giorni dopo Aznar si ritrovò sonoramente trombato dall’ininfluente Josè Za­patero. Il 22 luglio scorso non an­dò molto diversamente. Quando il folle Anders Behring Breivik fe­ce esplodere un’autobomba da­vanti agli uffici del governo di Oslo e corse a far strage di giovani labu­ri­sti sull’isola di Utoya tutti pensa­rono ad un attacco jihadista piani­ficato per punire la missione nor­vegese in Afghanistan. Invece An­ders Behring Breivik era solo un folle mosso da distorte e mal dige­rite idee sulla supremazia della razza. All’indomani della strage alla scuola ebraica di Tolosa la mac­china del pregiudizio era in pieno movimento. La situazione era per­fetta. L’immagine di un killer in di­vis­a mosso da un odio verso i com­militoni dalla pelle scura e gli ebrei era quello che ci voleva. An­dava a pennello sia alla gauche del debuttante Francois Hollan­de, sia alla destra di governo del presidente Nicolas Sarkozy. Lo stereotipo del paracadutista mas­sacratore di negri e bambini mos­so da un coacervo di idee naziste e razziste era inoltre il siluro perfet­to per affondare Marine Le Pen, la grande incognita del voto d’oltral­pe, il terzo incomodo che rischia di rubar voti sia al presidente sia al suo rivale. La realtà, invece, è non solo molto più sorprendente della fantasia, ma rischia anche di favo­rire un candidato imbarazzante come la figlia del già terribile Jean Marie Le Pen. Di fronte al caso di Mohammed Merah, un terrorista conclamato evaso da un carcere afghano, ma lasciato libero di cir­colare in Francia, molti anche a si­nistra incominceranno a chieder­si se sia il caso di credere ancora nella tolleranza «tout court» predi­cata da Hollande. E a destra altri si domanderanno perché il gover­no di Nicolas Sarkozy non sia riu­scito a prevenire le gesta di un mili­tante reduce da un’evasione dal carcere afghano di Kandahar in compagnia dei suoi amichetti tale­bani. Questi elementi- oltre a tradur­si in un inaspettato regalo per Ma­rine Le Pen - insegnano una volta di più quanto gli stereotipi - e di conseguenza l’ideologia-si riveli­no pericolosi e svianti se applicati alla sicurezza e alla giustizia. In Spagna Aznar puntò il dito contro l’Eta per esorcizzare un fantasma di Al Qaida che rischiava di favori­re­elettoralmente chi gli rimprove­rava l’invio di truppe in Iraq. In Norvegia tutti inizialmente privi­legiammo la pista jihadista per­ché rifi­utavamo aprioristicamen­te l’idea di un folle figlio di un’ideo­logia marginale in un paese pacifi­co e tollerante come la Norvegia. Ma nel caso francese lo stereotipo ha superato ogni limite. Di fronte alla strage di bambini ebrei alla scuola di Tolosa la baronessa Ca­thy Ashton, responsabile della Si­curezza Europea, non ha potuto resistere al desiderio, tanto politi­camente corretto, di ricordare i bimbi palestinesi vittime delle bombe israeliane a Gaza. Dimo­strandosi in piena sintonia con Mohammed Merah che, guarda caso, ha scelto lo stesso folle stere­otipo per rivendicare l’assassinio delle sue vittime innocenti.