Alessandro Giorgiutti, Libero 22/3/2012, 22 marzo 2012
«GLI UNICI A PERDERE IL POSTO SARANNO GLI IMPRENDITORI»
«Non ci facevamo illusioni. Sapevamo che dalla trattativa saremmo stati esclusi. Ma così è troppo...», si sfoga Giovanni Barzaghi, presidente della Confartigianato di Milano, Monza e Brianza. Dopo la riforma del mercato del lavoro targata Fornero il sindacato protesta, ma anche la piccola impresa (ignorata dai grandi giornali) mastica amaro. E in alcuni imprenditori, all’amarezza si aggiunge la confusione: il nuovo articolo 18 si applicherà anche alle imprese sotto i 15 dipendenti?
Nella serata di ieri, il presidente della Confartigianato, Giorgio Guerrini, rassicurava: non cambierà nulla. Per quelle aziende, l’obbligo di reintegro per i licenziamenti discriminatori già esisteva. E anche per i licenziamenti disciplinari ed economici tutto resterà come prima: qualora il giudice non veda la giusta causa, il datore di lavoro sarà tenuto, come avviene già oggi, a reintegrare il dipendente oppure a riconoscergli da 2,5 a 6 mensilità. A sua scelta.
Ma, anche a non tener conto della diffidenza che, sul punto, molti imprenditori nutrono ancora, il giudizio sulla riforma Fornero rimane sostanzialmente negativo. Per i piccoli è l’aumento dei contributi sui contratti a tempo determinato il problema principale. «È una penalizzazione dell’apprendistato», dice Barzaghi, «e si consideri che l’80 per cento delle imprese artigiane è composto da titolare, socio e un apprendista. Con questi numeri l’aumento dei costi si sente di più... E pensare che il 70 per cento degli apprendisti noi artigiani li assumiamo a tempo indeterminato». I maggiori costi al momento dell’assunzione verranno recuperati con la stabilizzazione definitiva del lavoratore. «Ma il vero rischio, specialmente in questo momento, con la crisi economica e la difficoltà nel ricevere crediti, è quello di assumerne meno, di apprendisti».
Il contributo dell’1,4 per cento sui nuovi ammortizzatori sociali non pia- “ . ce nemmeno all’Unione Artigiani della Provincia di Milano. Che denuncia la «pesante penalizzazione prevista per alcuni meccanismi di entrata al lavoro ». Secondo il segretario generale Marco Accornero «la formula del tempo determinato costituisce una risorsa vitale per le aziende artigiane ed i nostri imprenditori ne hanno necessariamente fatto uso crescente con l’avanzare della gravissima crisi esplosa alla fine del 2009 e protrattasi per tutto il 2010 e il 2011».
In particolare, nel 2010 gli avviamenti al lavoro a tempo determinato sono stati il 41,4 per cento del totale, quelli a tempo indeterminato il 42,4 per cento e l’apprendistato il 9,8 per cento. Nei primi sei mesi del 2011 hanno invece prevalso gli avviamenti a tempo determinato, saliti al 43,1 per cento del totale, contro il calo al 39,9 per cento di quelli a tempo indeterminato e quello al 9,4 per cento dell’apprendistato.
L’unica speranza, per i “piccoli”, è la disponibilità del governo ad accogliere modifiche in extremis. Oggi è previsto un incontro decisivo al ministero del Lavoro col ministro Elsa Fornero.
Stando a quanto detto dal premier Monti, di articolo 18 non si dovrebbe parlare più: capitolo chiuso. Anche se le imprese proveranno a ottenere una riduzione del tetto dell’indennizzo. In vista della messa a punto definitiva del testo di legge (domani?) che non si sa ancora se prenderà la forma del decreto o (più probabile) di un disegno di legge, i nodi da sciogliere riguarderanno quindi soprattutto le aliquote sui contributi. Le imprese chiederanno di abbassarle.
Per il momento, su Twitter, Filippo Berto, presidente dei giovani della Confartigianato Milano, Monza e Brianza fa un paradossale e sconfortato punto della situazione, visto dalla parte delle imprese. «Tranquilli... sul nuovo articolo 18 con giudici, indennizzi improponibili e più tasse, gli unici ad essere licenziati saranno gli imprenditori».
Alessandro Giorgiutti