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 2012  marzo 22 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. LA CATTURA DEL KILLER DI TOLOSA


REPUBBLICA.IT
PAOLO BERIZZI
TOLOSA - Mohamed Merah è morto. Il 23enne estremista islamico di origine algerina accusato di essere il killer della strage alla scuola ebraica di Tolosa, è stato ucciso nel blitz delle teste di cuoio, entrate nell’appartamento nel quartiere residenziale di Côte Pavée dopo oltre 30 ore di assedio. Cinque poliziotti sono rimasti feriti.
Merah li stava aspettando, nascosto in bagno. Quando sono entrati gli agenti, ha cominciato a sparare con le numerose armi ancora in suo possesso. Poi ha tentato di scappare buttandosi dalla finestra mentre continuava a fare fuoco con un fucile. Potrebbe esser stato colpito a morte in quel momento. Ma secondo il racconto di un funzionario del sindacato dei dirigenti di polizia, Didier Durand, "la casa è a un piano rialzato. Arrivato a terra, Merah ha cominciato a correre, sempre facendo fuoco, ed è stato ucciso". Il colpo che l’ha preso alla testa è stato quello fatale. E’ morto sul colpo. Aveva addosso un giubbotto antiproiettile.
La serie di raffiche di armi automatiche durante il raid è durata oltre tre minuti, sono stati esplosi almeno 300 proiettili, le teste di cuoio hanno lanciato bombe accecanti e gas paralizzanti. Il bilancio è di tre agenti feriti, due in stato di shock e uno ferito leggermente al piede. Sul posto, prima dell’irruzione, c’erano già un’ambulanza e alcune barelle
vuote.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva dato l’ordine "di catturarlo vivo" ma il timore era che Merah potesse già essersi tolto la vita nonostante avesse detto di voler "morire con le armi in pugno". "Se tocca a me morire andrò in paradiso, se tocca a voi pazienza", aveva detto verso le 22.45 prima di interrompere le comunicazioni, insieme al fatto che arrendersi sarebbe stato contrario alle sue convinzioni e che rifiutava "l’idea di finire i suoi giorni in carcere". Poco dopo si erano sentiti due colpi di arma da fuoco. Verso mezzanotte sembrava che l’irruzione fosse imminente ma il ministro dell’Interno Claude Gueant aveva precisato che l’intento era solo quello di estenuare Merah mettendogli pressione e non dare il via all’attacco. "La priorità è consegnarlo alla giustizia, e quindi vogliamo prenderlo vivo. Speriamo che sia ancora vivo", aveva detto il ministro.
Dodici ore dopo è toccato allo stesso Gueant confermare la morte del pluriomicida. Nello stesso momento sono arrivate le felicitazioni alle forze dell’ordine di Sarkozy, riunito all’Eliseo con il primo ministro e i ministri degli Esteri, della Difesa e della Giustizia, il portavoce del governo e il capo di gabinetto del ministero degli Interni: "In questo istante - si legge in un comunicato stampa dell’Eliseo - pensiamo in modo particolare alle persone uccise e ferite dall’attentatore".
Sarkozy: "No a ritorsioni". Il presidente francese ha lanciato un appello a evitare rappresaglie contro la comunità musulmana. "I francesi devono superare la loro indignazione - ha dichiarato Sarkozy in un discorso in diretta tv - i nostri connazionali musulmani non hanno nulla a che fare con questa storia, non bisogna fare confusione". Il titolare dell’Eliseo ha esordito spiegando che "l’autore delle stragi ignobili è stato messo in condizioni di non nuocere ma non era concepibile mettere a rischio delle vite perché fosse consegnato alla giustizia". Poi ha espresso le condoglianze alle vittime e ha ringraziato le forze dell’ordine e il ministero dell’Interno.
"La Francia ha mostrato determinazione e sangue freddo ed è restata unita", ha sottolineato il presidente. Ma "gli autori di siti internet che incitano alla violenza e al terrorismo e i navigatori che li consultano saranno puniti penalmente, come pure coloro che vanno all’estero per farsi indottrinare. Neanche le nostre prigioni devono essere vivai di indottrinamento", ha aggiunto Sarkozy. Un’organizzazione legata ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) ha rivendicato la strage di Tolosa: "Questa operazione benedetta ha fatto vacillare i pilastri crociato-sionisti in tutto il mondo e noi la rivendichiamo", è scritto in un comunicato pubblicato dal sito Shamikh e firmato Jund al-Khilafah (che significa "I soldati del Califfato").
I filmati. Il killer aveva filmato tutti e tre gli attacchi di cui si era reso protagonista. Lo ha detto François Molins, il procuratore della Repubblica di Parigi che, nel corso di una conferenza stampa, ha illustrato nei dettagli il raid. Il magistrato, che sta seguendo le inchieste tanto sull’uccisione dei tre parà che sulla strage alla scuola ebraica, ha detto che l’estremista islmaico ha filmato tutte le sue azioni omicide. E’ stato lui stesso a rivelare "spontaneamente" dove si trovava la borsa in cui aveva nascosto la telecamera che gli era servita a filmare gli attentati dell’11, del 15 e del 19 marzo. Le armi di cui era in possesso le aveva comprate con i soldi raccolti attraverso numerose rapine.
Ha detto di aver agito da solo. Durante l’assedio i poliziotti francesi hanno tentato varie volte di entrare nell’appartamento dove si era chiuso Merah, ma lui ha sempre risposto aprendo il fuoco. Ha detto di rimpiangere di "non aver potuto uccidere di più", programmava di "assassinare un militare" e "prevedeva nei prossimi giorni di eliminare due agenti". Il killer si vantava di aver messo la Francia in ginocchio e aveva sempre agito da solo.
Le indagini. "Le indagini continuano con la ricerca di tutti i complici che abbiano potuto convincere Merah ad agire o che lo abbiano aiutato", ha detto Molins, ricordando che "in stato di fermo restano ancora tre persone", riferendosi alla madre del killer, al fratello, e alla ragazza di quest’ultimo. L’estremista era stato identificato dalla polizia partendo dalle indagini sullo scooter T-Max Yamaha con cui si spostava. Merah aveva chiesto a un dipendente di disattivare il "tracker" GPS, un piccolo dispositivo elettronico sistemato sul mezzo per localizzarlo in caso di furto. Ma la concessionaria aveva rifiutato. "Il sospetto era un cliente occasionale da qualche anno", ha detto Christian Dellacherie, direttore della concessionaria, aggiungendo: "Veniva dall’età di 14 anni, quando circolava su uno scooter 50".
La pista. Secondo alcune fonti, fondamentale per l’identificazione di Merah si stata anche la scoperta che il parà Imad Ibn Ziaten, 30 anni, quando era stato ucciso l’11 marzo a Tolosa, era andato sul posto per un appuntamento concordato su Internet per la vendita di una moto. Da lì si sarebbe risaliti a un indirizzo ip che corrispondeva al pc del fratello di Merah. Il killer, ha detto Gueant, ’’ha agganci con persone che si dicono salafiste e jihiste’’. L’uomo era noto alla polizia di Tolosa per "qualche decina di crimini, alcuni violenti", in tutto 24 episodi.
Chi era Mohamed Merah. Gli amici lo descrivono come un "giovane normale". Né l’amico d’infanzia Kamel con cui Merah guardava le partite di calcio da bambino, né il proprietario del locale in cui proprio qualche settimana fa era andato a fare una festa ricordano niente di strano. Gli piaceva parlare di "auto, biciclette, ragazze e sport", ha raccontato Kamel. "Tre settimane fa era qui a far festa nel locale e stamattina sento che si parla di Al Qaeda, com’è potuto cambiare così in tre settimane non lo capisco", ha detto Mehdi Nedder, 31 anni.
Da adolescente Merah era rimasto coinvolto in reati di lieve entità e per questo aveva un avvocato, Christian Etelin, che lo difendeva dal 2004. Secondo Etelin, tuttavia, il profilo del giovane emerso dagli ultimi attacchi è molto diverso dal cliente che ha rappresentato per dieci anni. "Era gentile e cortese", lavorava in una carrozzeria, ha spiega l’avvocato, aggiungendo che "dava l’impressione di avere una vita sociale in Francia". Per Etelin il giovane "non aveva assolutamente l’aria di un fanatico". Etelin sapeva che Merah era sotto controllo da parte delle autorità da quando era andato in Afghanistan due anni fa. Secondo il procuratore di Parigi, "ha avuto un comportamento violento con i compagni e ha tentato il suicidio" durante i soggiorni in carcere.
Durante le trattative il killer ha detto di aver incontrato alcuni "capi" di Al Qaeda nel suo viaggio in Pakistan l’anno scorso. Secondo il procuratore Molins, era un radicale salafita che era stato in Afghanistan due volte e si era addestrato nella regione pachistana del Waziristan. Il fratello Abdelkader era stato inoltre coinvolto in una rete che nel 2007 inviava combattenti in Iraq. Per il sito internet del quotidiano Le Monde, Merah sarebbe stato indottrinato in Pakistan e in Afghanistan dal Movimento islamico di Uzbekistan (Miu), il cui compito, dalla caduta dei talebani nel 2001, è inquadrare gli "stranieri" che vengono a combattere gli "infedeli" in Afghanistan o le forze regolari pachistane. Il Miu, che include anche dei combattenti dichiarati di Al Qaeda, opera sotto l’autorità di Tehrik-e-Taliban Pakistan (Movimento dei talebani del Pakistan, TTP).
La telefonata a France 24. Una giornalista di France 24 aveva ricevuto da Merah una telefonata durata 11 minuti. "Ha detto di essere legato ad Al Qaeda", ha riferito la giornalista. "Ha detto che quello che aveva fatto non era che l’inizio di un’importante campagna terroristica. Ha spiegato di essere contrario alla legge sul velo entrata in vigore nel mese di aprile 2011 e contro la partecipazione francese alle operazioni della Nato in Afghanistan. Gli ebrei hanno ucciso i nostri fratelli e le nostre sorelle in Palestina", ha spiegato. "Era calmo, parlava bene. Ha detto che voleva essere ascoltato, o sarebbe andato incontro alla morte col sorriso", ha riferito la giornalista.
(22 marzo 2012) © Riproduzione riservata

REPUBBLICA.IT - IL SANGUE E IL VOTO
BERNARDO VALLI
PER ventiquattro ore, dopo l’uccisione dei bambini ebrei di Tolosa, la società francese ha avuto una condotta davvero esemplare. Nonostante il clima politico rovente della campagna presidenziale in corso (si voterà in due tempi il 22 aprile e il 6 maggio) nessun uomo politico di rilievo "ha aggiunto l’ignobile all’orribile", secondo l’espressione di Alain Juppé, il ministro degli Esteri. Nessuno, durante il primo giorno, ha osato strumentalizzare quel sangue. Il quale poteva offrire spunti polemici ai candidati all’Eliseo, dell’uno o dell’altro campo. Se l’autore della strage, cominciata con l’assassinio di quattro militari, paracadutisti, alcuni dei quali di origine magrebina, l’11 e il 15 marzo, prima a Tolosa e poi a Montauban, si fosse rivelato di estrema destra la sinistra ne avrebbe potuto trarre seri argomenti. Ma quasi subito gli inquirenti hanno intravisto in quegli omicidi, ritmati a distanza di quattro giorni, l’impronta "fondamentalista". Fin da lunedì era infatti privilegiata la pista di un salafita, ansioso di vendicare l’Afghanistan con l’uccisione dei parà colpevoli di partecipare a quella guerra e di colpire i piccoli ebrei, franco-israeliani, per il conflitto in Palestina. Quando è emerso il nome del franco-algerino Mohammed Merah, i vertici della società politica, dunque i principali candidati alla presidenza, in testa ovviamente il presidente-candidato Sarkozy, conoscevano già la natura ideologica del delitto, maturato in un giovane disoccupato,
con qualche piccolo reato alle spalle e un mese di prigione da scontare, un giovane arabo spinto dal fanatismo a imprese spettacolari, capaci di dare notorietà.
Non si trattava dunque di un serial killer animato da una generica fobia, da un raptus omicida, e ispirato dall’atmosfera prevalente nelle nostre società, ma di un assassino al quale si poteva aggiudicare un’ideologia. Un’identità ibrida, confusa, da ricostruire ricorrendo al ricordo di nonni e padri sottomessi al dominio coloniale della Francia, della quale lui, Mohammed, era diventato un cittadino. Un cittadino frustrato e senza lavoro. Poi il mito di Al Qaeda, sinonimo di rivolta, di sfida per un giovane musulmano nato in Europa. Il terrorismo era diventata un’impresa avventurosa. Le vantate brevi esperienze in Pakistan e in Afghanistan sono ben lontane dal provare una sua concreta affiliazione all’organizzazione creata da Bin Laden.
Stando agli amici Mohammed Merah era un "lupo solitario". Per il suo avvocato era "dolce, aveva una faccia d’angelo e un linguaggio educato". Nascondeva bene la ferocia che l’ha condotto a uccidere dei bambini a sangue freddo. Ma chi gli ha dato le armi? Chi gli ha dato i soldi per comperarle? E quelli per affittare due automobili, come ha detto ai poliziotti d’élite del Raid (unità di Ricerca, Assistenza, Intervento e Dissuasione) che lo assediavano e volevano prenderlo vivo, nel quartiere di Coté Pavée, a Tolosa? Strano lupo solitario, con un arsenale a disposizione. E anche strano jihadista. Sempre ai poliziotti ha detto di non avere l’animo di un kamikaze e che quindi non si sarebbe suicidato. I compagni del quartiere hanno raccontato che Mohammed voleva a un certo punto arruolarsi nella Legione Straniera. Ma fu rifiutato. Per questo ha poi puntato su Al Qaeda. Uno sbandato. Un piccolo delinquente mitomane che con la sua azione potrebbe influenzare l’elezione del futuro presidente della Quinta Repubblica.
Proprio in questi giorni si celebra il cinquantenario degli accordi di Evian che condussero tre mesi dopo all’indipendenza dell’Algeria. La fine di quella guerra (1954-1962) ha portato in Francia tanti ebrei sefarditi, al punto che la comunità ebraica è adesso la più numerosa (seicentomila) dopo quelle di Israele e degli Stati Uniti. E al tempo stesso i musulmani, in gran parte algerini, già cittadini francesi o ancora immigrati, si aggirano sui sei milioni. La cifra è approssimativa perché la legge proibisce le statistiche religiose. Mohammed Merah appartiene a una generazione di immigrati nata in Francia.
Nella sua mente si sono accumulate le vecchie passioni del periodo coloniale ereditate da padri e nonni, e quelle attuali, bollenti, del problema israelo-palestinese. L’irrisolto dramma mediorientale ha dei riflessi sulle due grandi comunità. In quella musulmana e in quella ebraica che, all’ombra della bandiera francese, vivono una accanto all’altra. Lo Stato accentratore, giacobino, condanna il comunitarismo come un grave peccato anglosassone, e tuttavia per certi aspetti la tenzone ebrei-musulmani si è trasferita in Francia. E alimenta passioni che si mischiano a quelle locali, indigene, attuali. Politiche e sociali. Le tendenze anti-immigrati sono sfruttate dai partiti di destra e di estrema destra. E dunque dai rispettivi candidati alla presidenza. Nonostante gli argomenti offerti dai delitti avvenuti nel Sud Ovest, in particolare quelli agghiaccianti di Tolosa, la campagna elettorale non ha aggiunto l’ignobile all’orrore. Al punto che Jean Daniel, nato in Algeria da una famiglia ebrea, e fedele in egual misura alle sue origini e alla ragione repubblicana, non si è trattenuto dall’esprimere ammirazione. E ha scritto: "Con una forza impeccabile, quasi con rabbia, la nazione francese ha affermato la propria esistenza davanti all’orrore".
Ma la condotta esemplare è arrivata a stento alla fine della tregua elettorale, decisa da Nicolas Sarkozy e da François Hollande, i due principali candidati. Non ha retto più di ventiquattro ore. Doveva scadere ieri, mercoledì. Di fatto è scaduta quando è stata resa pubblica l’identità dell’assassino. Dichiarandosi "uno di Al Qaeda", un islamista radicale, meglio un jihadista, nella versione guerriera, terroristica, Mohammed Merah ha dato il via a un’altra campagna elettorale. Marine Le Pen è stata la prima a infrangere l’iniziale condotta esemplare della società politica. La candidata alla presidenza del Front National ha subito preso l’assassino islamista come una prova vivente dell’incapacità di Sarkozy di combattere il terrorismo. Il quale è per lei, contraria all’immigrazione, in particolare a quella arabo-musulmana, implicitamente annidato nelle masse magrebine che "occupano la Francia". Un comunicato del Front National denuncia "i farabutti" che l’hanno accusato di razzismo. Marine Le Pen non mancherà di argomenti nei prossimi comizi.
Mohammed Merah ha tuttavia favorito elettoralmente soprattutto Nicolas Sarkozy. Gli ha dato l’occasione di dimostrare la sua fermezza e il suo dinamismo in un momento critico. E in questi frangenti il presidente-candidato dà il meglio di se stesso. È deciso e ha i riflessi pronti. Nelle ultime ore ha predicato l’unità del Paese, ha ricevuto insieme le autorità religiose musulmane ed ebraiche, ha invitato a "non cedere alla confusione e alla vendetta", è corso a Tolosa per visitare i poliziotti che accerchiavano Mohammed Merah e a Montauban per assistere al funerale dei paracadutisti, ha visitato una scuola e ha presieduto un Consiglio dei ministri. È apparso insomma il presidente capace di garantire la sicurezza del Paese. Questo non farà dimenticare il presidente amico dei ricchi e incline a comportamenti che non si addicono a un capo dello Stato francese, ma renderà meno facile la vittoria quasi annunciata di François Hollande, il candidato socialista.
(22 marzo 2012)

CORRIERE.IT
MILANO - C’è una mano fondamentalista dietro le armi impugnate da Mohammed Merah, il 23 enne di origini algerine autore dei sette omicidi razzisti che hanno insanguinato la Francia. Un’organizzazione legata ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) rivendica la strage di Tolosa. Lo rileva Site, il centro americano di monitoraggio dei siti web fondamentalisti.
LA FINE - Mohammed Merah è morto dopo un’assedio di oltre trenta ore. «Voglio morire con le armi in pugno» aveva detto. E «con l’arma in mano e sparando» è avvenuta la sua fine. Merah, secondo le ultime ricostruzioni, è morto con un proiettile alla testa sparato dagli uomini del Raid. Merah è stato trovato a terra cadavere, dopo un volo dalla finestra con una colt 45, sparando all’impazzata. Si è conclusa così la vicenda del killer dei tre militari di origini maghrebina uccisi a Tolosa e Montauban, di un insegnante e tre bambini ebrei freddati davanti al liceo ebraico del capoluogo della Garonna. Le teste di cuoio francesi sono entrate nell’appartamento dopo aver utilizzato gas paralizzanti. I testimoni riferiscono di aver udito lunghe raffiche di armi automatiche e secondo fonti di polizia sarebbero stati esplosi più di 300 colpi.
NOTTE DI SILENZIO - Il sospettato, dopo essere stato in silenzio per tutta la notte per attirare gli agenti, avrebbe dunque opposto resistenza e si sarebbe asserragliato in bagno. Secondo le prime dichiarazioni ufficiali, quando Merah si è accorto di una sonda video introdotta dagli agenti nel bagno ha tentato la fuga e quando gli agenti delle forze speciali hanno fatto irruzione nell’appartamento si è spostato su un balcone, sparando all’impazzata con le numerose armi ancora in suo possesso. Poi è saltato dalla finestra con un kalashnikov in mano: il suo cadavere è stato recuperato all’esterno del covo. L’operazione è costata il ferimento di tre poliziotti, di cui uno sarebbe in gravi condizioni.
I FILMATI - Il giovane, un francese di origine algerina autoproclamatosi affiliato di al-Qaeda, aveva registrato con una telecamera collocata al collo tutti e tre gli attacchi e gli inquirenti hanno subito cominciato a consultare i filmati. Nel primo si vede l’assassinio del militare del reggimento paracadutisti a Tolosa, lo scorso 11 marzo, con il quale il killer aveva fissato un incontro per la vendita di una moto; e si sente il giovane che dice alla vittima: «Tu uccidi i miei fratelli, io ammazzo te». Lo stesso sangue freddo il killer lo mostra nell’assassinio degli altri due militari a Montauban, quattro giorni più tardi, quando fugge in scooter urlando ’Allah Akbar’
VIOLENZA INAUDITA - Durante la conferenza stampa
improvvisata sul luogo del blitz, il ministro dell’Interno francese Claude Gueant ha ricostruito le ultime ore del blitz: «Fino alle 22:45 di ieri, Merah ci ha lasciato pensare che si sarebbe arreso. Ma all’ultimo contatto con gli uomini del Raid (le teste di cuoio francesi, n.d.r.) ha fatto sapere che cambiava atteggiamento e che non si sarebbe arreso. Ci ha detto che ci avrebbe fatto pagare caro il suo arresto e che la morte non gli faceva paura». Poi è stato reso noto che Merah sparava contro gli agenti «con una violenza e una intensità» che un poliziotto delle forze speciali francesi «non aveva mai visto». Nel frattempo Sarkozy si è congratulato con le forze di polizia ed è atteso un suo discorso.
LE ULTIME ORE DELL’ASSEDIO - Sul luogo del blitz erano presenti anche il ministro dell’Interno francese, Claude Gueant e il procuratore di Parigi, Francois Molins. Contemporaneamente avevano fatto la loro comparsa diversi camion di pompieri, dai quali sono scesi uomini con bombole sulle spalle. Sono state fatte avvicinare anche delle ambulanze, dalle quali sono state estratte delle barelle. Il ministro dell’Interno francese, Claude Gueant, si è installato in una postazione di comando avanzato che si trova a circa 50 metri dalla casa in cui è asserragliato il killer, nella rue Sergent Vignè. In mattinata si è tenuta una riunione con il direttore generale della polizia, Frederic Pechenard, con il direttore della polizia giudiziaria, Christian Lothion, con il capo del RAID (le teste di cuoio), Amaury de Hauteclocque, e con il procuratore di Parigi, Francois Molins. Ma non solo, secondo i testimoni si sarebbe verificate altre tre forti esplosioni, cui però non è seguita alcuna reazione da parte di Merah.
SARKOZY - Un invito a evitare ritorsioni verso la comunità musulmana e l’impegno a essere «implacabili» contro l’indottrinamento all’odio. Il killer di Tolosa, Mohamed Merah, è morto alla fine di un lungo blitz. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy «chiude» con un appello e l’annuncio di un giro di vite contro i predicatori della violenza: «I francesi devono superare la loro indignazione», ha detto il presidente francese nel discorso in diretta tv dopo la fine, «i nostri connazionali musulmani non hanno nulla a che fare con questa storia, non bisogna fare confusione». Il titolare dell’Eliseo, impegnato in una difficile campagna elettorale per le presidenziali, ha esordito spiegando che «l’autore delle stragi ignobili è stato messo in condizioni di non nuocere».
«È stato fatto il possibile per consegnarlo vivo alla giustizia ma non era concepibile esporre a rischi altre vite. C’erano stati troppi morti», dice il presidente francese annunciando nuove strategie contro il terrorismo. «L’ideologia estremista sarà repressa dal codice penale e seguiremo un ragionamento più approfondito contro il terrorismo, non possiamo accettare che le nostre prigioni diventino luoghi di indottrinamento per addestrare dei veri e propri terroristi».
INTIMIDAZIONE - Nella notte i militari avevano provocato una ventina di esplosioni a scopo intimidatorio, dopo che sembrava essere fallito il tentativo di mediazione avviato ieri. Le deflagrazioni avevano provocato lo sfondamento di porte e finestre dell’appartamento di Tolosa in cui si era rifugiato Merah, oltre a una grande breccia in un muro. Ma il presunto killer continuava a nascondersi e, nonostante un cauto ottimismo degli agenti, insiste nel dire che non intende arrendersi. Fonti vicine all’inchiesta hanno comunque smentito che le esplosioni siano la premessa a un assalto finale delle teste di cuoio. «Speriamo di evitare l’assalto perché vogliamo prendere Merah vivo in modo che sia processato», aveva confermato ieri il ministro dell’Interno. Nella notte, intanto, l’illuminazione pubblica del quartiere in cui Merah si era asserragliato era stata spenta. E se il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha detto che bisognerà fare «chiarezza» su eventuali errori dei servizi di informazione francesi nella sorveglianza di Mohamed Merah, il killer di Tolosa responsabile di sette omicidi, il ministro dell’Interno francese, Claude Gueant, ha difeso le forze dell’ordine e i servizi segreti per non aver fermato in tempo Mohammed Merah, il presunto killer di Tolosa dicendo che «non bastano le idee per arrestare un uomo».
Redazione Online

CORRIERE.IT - ESPLOSIONI NELLA NOTTE
MILANO - Nuove esplosioni, poco prima delle 2 di notte e altre dopo le 2.30 (per un totale di sette, secondo il sito del quotidiano francese Le Monde) sono state avvertite a Tolosa, nella palazzina in cui è rinchiuso Mohammed Merah, il 24enne francese di origini algerine sospettato degli omicidi di tre soldati francesi a Tolosa e Montauban e della strage di lunedì davanti al liceo ebraico del capoluogo della Garonna. Una strategia «soft», partita con il lancio di tre granate accecanti poco prima della mezzanotte (ora di scadenza dell’ultimatum), che avevano fatto pensare all’inizio di un blitz ma che poi erano state definite dal ministero dell’Interno, «non un assalto, ma manovre di intimidazione». Era, insomma solo un tentativo di fare pressione dopo che, intorno alle 21, era stata tolta l’elettricità alla palazzina dove si è barricato l’uomo e sono arrivati i rinforzi alle unità speciali della polizia francese.
MOHAMMED MERAH - Il presunto killer è un 24enne con legami con Al Qaeda che in epoca recente si è recato nella regione al confine tra Pakistan e Afghanistan, zona appunto densa di campi jihadisti, dove si sarebbe avvicinato al terrorismo. Tra l’altro l’uomo era evaso alcuni anni fa dalla prigione di Kandahar dove doveva scontare una condanna a 3 anni per una serie di attentati. Il giovane era sotto osservazione della Direzione centrale delle Informazioni interne (Dcri) da dopo gli attacchi ai tre militari (l’11 marzo e lo scorso giovedì), ma veniva anche seguito da anni dall’antiterrorismo, secondo il ministero dell’Interno. Nel 2010 aveva tentato di entrare sia nella Legione Straniera sia nell’esercito, ma era stato scartato per i suoi precedenti penali da piccolo criminale. Era stato anche interrogato sui viaggi in Pakistan e Afghanistan.
L’AZIONE
Tolosa, nuove esplosioni fuori dalla casa
in cui si è rifugiato Mohammed Merah
L’ultimatum scaduto a mezzanotte: l’attacco dopo gli ordigni accecanti sparati «per intimidazione»

MILANO - Nuove esplosioni, poco prima delle 2 di notte e altre dopo le 2.30 (per un totale di sette, secondo il sito del quotidiano francese Le Monde) sono state avvertite a Tolosa, nella palazzina in cui è rinchiuso Mohammed Merah, il 24enne francese di origini algerine sospettato degli omicidi di tre soldati francesi a Tolosa e Montauban e della strage di lunedì davanti al liceo ebraico del capoluogo della Garonna. Una strategia «soft», partita con il lancio di tre granate accecanti poco prima della mezzanotte (ora di scadenza dell’ultimatum), che avevano fatto pensare all’inizio di un blitz ma che poi erano state definite dal ministero dell’Interno, «non un assalto, ma manovre di intimidazione». Era, insomma solo un tentativo di fare pressione dopo che, intorno alle 21, era stata tolta l’elettricità alla palazzina dove si è barricato l’uomo e sono arrivati i rinforzi alle unità speciali della polizia francese.

Le immagini del killer in un video di France 2 del 2010

MOHAMMED MERAH - Il presunto killer è un 24enne con legami con Al Qaeda che in epoca recente si è recato nella regione al confine tra Pakistan e Afghanistan, zona appunto densa di campi jihadisti, dove si sarebbe avvicinato al terrorismo. Tra l’altro l’uomo era evaso alcuni anni fa dalla prigione di Kandahar dove doveva scontare una condanna a 3 anni per una serie di attentati. Il giovane era sotto osservazione della Direzione centrale delle Informazioni interne (Dcri) da dopo gli attacchi ai tre militari (l’11 marzo e lo scorso giovedì), ma veniva anche seguito da anni dall’antiterrorismo, secondo il ministero dell’Interno. Nel 2010 aveva tentato di entrare sia nella Legione Straniera sia nell’esercito, ma era stato scartato per i suoi precedenti penali da piccolo criminale. Era stato anche interrogato sui viaggi in Pakistan e Afghanistan ma evidentemente è stato sottovalutato.
TERRORISMO - Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha espressamente chiesto di «prendere vivo» l’uomo, aggiungendo che il «terrorismo» non riuscirà a «fratturare la comunità nazionale». Un messaggio a cui si è unito anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che nella serata di mercoledì ha telefonato a Sarkozy esprimendo le sue condoglianze e la sua vicinanza ai parenti delle vittime di Tolosa e Montauban. Obama si è felicitato dell’ «efficacia delle forze di polizia francesi». Francia e Stati Uniti sono «più che mai determinati a lottare insieme contro la barbarie terrorista» ha fatto sapere l’Eliseo. Sarkozy, recatosi a Tolosa per partecipare ai funerali degli ultimi due soldati uccisi, è andato anche nei pressi della zona delle operazioni.
LA SCREMATURA - Il ministro della Difesa Gérard Longuet ha invece spiegato ai giornalisti che dopo l’attentato di Montauban in cui sono stati uccisi due soldati e un terzo è rimasto gravemente ferito, le forze dell’ordine hanno esaminato quasi 20.000 dossier: «La prima idea è stata quella di una possibile vendetta o un possibile rancore verso l’esercito. Poi sono state allo stesso modo passate al setaccio anche le informazioni legate alla jihad. L’incrocio di questi dati unito allo studio delle conversazioni via internet con la prima vittima ci ha permesso di avvicinarci all’identificazione. Guéant ha però precisato che l’identificazione «è arrivata solo lunedì pomeriggio», quindi dopo la strage alla scuola ebraica.
NESSUN PENTIMENTO - Mohammed voleva uccidere mercoledì mattina un militare e prevedeva nei prossimi giorni di eliminare due agenti di polizia: «Merah ha rivendicato i crimini commessi a Tolosa e Montauban e ha affermato di aver sempre agito da solo», ha detto nel pomeriggio di mercoledì il procuratore della Repubblica di Parigi, François Molins, durante una conferenza stampa. «Non ha espresso alcun pentimento - ha aggiunto Molins - ma solo il rimpianto per non avere avuto il tempo di fare più vittime». Merah, che doveva arrendersi nel primo pomeriggio, sembrava intenzionato a farlo «in serata» ma così non è stato. Il sospetto killer del sudovest della Francia «voleva mettere la Repubblica in ginocchio, ma la Repubblica «non ha ceduto» ha dichiarato invece il presidente francese Nicolas Sarkozy a Montauban, durante un omaggio ai soldati uccisi dal killer.
ESPLOSIONE - L’auto di Merah è stata messa in sicurezza con un’esplosione controllata verso le 9: era piena di armi. In casa l’uomo era sicuramente in possesso di un revolver calibro 11.43 (misura europea, noto anche come .45 secondo gli standard americani), barattato con un telefonino fornito dalla polizia, di un kalashnikov da assalto, di un mitragliatore israeliano uzi e probabilmente di numerose altre armi.Un’organizzazione legata ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) ha rivendicato la strage di Tolosa: "Questa operazione benedetta ha fatto vacillare i pilastri crociato-sionisti in tutto il mondo e noi la rivendichiamo", è scritto in un comunicato pubblicato dal sito Shamikh e firmato Jund al-Khilafah (che significa "I soldati del Califfato").
ESPLOSIVO A CASA DEL FRATELLO - Un fratello del sospetto, a sua volta ritenuto affiliato ad associazioni islamiste, è stato interrogato ed è in stato d’arresto. Secondo quanto riporta Europe1, nel suo appartamento sarebbe stata trovata polvere esplosiva. Insieme a lui sono sotto custodia «a scopo cautelare» la madre e la fidanzata, oltre a due sorelle. Perquisizioni sono ancora in corso in altre abitazioni, la polizia non precisa se a Tolosa o in altre città. Un altro fratello di Merah si è presentato spontaneamente alla polizia.
La casa assediata dalle forze speciali francesi al 17 di via Sergent Vigné a Tolosa La casa assediata dalle forze speciali francesi al 17 di via Sergent Vigné a Tolosa
«PER I BIMBI PALESTINESI» - L’appartamento dell’uomo si trova a meno di 3 km dal liceo ebraico dove lunedì mattina sono stati uccisi a sangue freddo un rabbino di 30 anni, Jonathan Sandler, e tre bambini di 4, 5 e 7 anni, ferendo anche gravemente un 17enne. Merah rivendica questo l’attacco al liceo sostenendo di aver agito perché voleva «vendicare i bambini palestinesi». A caso, invece, sono stati scelti i quattro soldati colpiti - uno è ancora ricoverato in ospedale - e solo per coincidenza sono tutti di origine straniera.
«È SOLO L’INIZIO» - Il sospetto avrebbe telefonato poco prima del raid a France 24 annunciando che le stragi nel Sudovest francese «sono solo l’inizio», che è contro «la legge sul velo», entrata in vigore lo scorso aprile e che ha aggiunto: «I giudei hanno ammazzato i nostri fratelli e le nostre sorelle in Palestina». L’uomo, all’apparenza molto calmo, ha anche spiegato di aver «filmato tutti i delitti, i video saranno presto messi online».

L’IMAM - Nonostante il sospetto omicida si dichiari anche mujaheddin, cioè patriota, combattente per la sua religione, il rettore della moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, respinge ogni connessione tra i tre attentati di Tolosa e l’Islam: «Non c’è compatibilità tra la religione musulmana, al 99,9% pacifica, urbana, responsabile, non violenta e completamente integrata nel nostro paese, e queste minime, piccole, frange di persone decise a causare dolori atroci».
IL LEADER PALESTINESE - Intanto il premier dell’Anp Salam Fayyad, parlando a proposito della strage alla scuola ebraica di Tolosa, ha chiesto di «smettere di sfruttare il nome della Palestina per giustificare azioni terroristiche». Lo riferisce Al Arabiya. Le autorità palestinesi in Francia hanno condannato l’attentato «con la più grande fermezza».

SMS DI STEFANO MONTEFIORI
2:11 Il ministro Guéant: Mohammed Merah è saltato dal balcone, armi in pugno. Quando è arrivato a terra era morto. Un agente del Raid: mai viste raffiche di questa violenza
12:04 Fine delle dichiarazioni del ministro. Merah ha aspettato gli agenti nascosto nel bagno
12:04 Guéant: omaggio alla professionalità delle forze dell’ordine
12:03 Guéant: un agente ferito al piede, un altro è sotto choc ma non si teme per la vita
12:03 Guéant: Mohammed Merah è saltato dalla finestra armi alla mano continuando a sparare. E’ stato trovato morto a terra
12:02 Guéant: quando la sonda è stata introdotta nella sala di bagno è uscito Mohammed Merah che ha cominciato ha sparare raffiche
12:02 Guéant: abbiamo introdotto telecamere
12:02 Guéant: alle 10h30 abbiamo fatto esplodere granate, senza reazioni. Allora gli agenti sono entrati, dalle porte e dalle finestre
12:01 Il ministro: ieri sera il nostro ultimo contatto ci ha rivelato la sua estrema pericolosità. Aveva detto che si sarebbe arreso alle 22h45, poi ha cambiato idea
12:00 Il ministro dell’Interno Claude Guèant sul posto sta per parlare
11:55 Sparati oltre 300 colpi. Mohammed Merah è rimasto in silenzio tutta la notte, senza reagire alle esplosioni, per attirare gli agenti in casa nella speranza di ucciderne il più possibile e morire "con le armi in pugno", come aveva detto
11:41 MOHAMMED MERAH MORTO, TRE AGENTI FERITI, DEI QUALI UNO GRAVE
11:37 MOHAMMED MERAH UCCISO
11:34 Fonti della polizia: Mohammed Merah è morto
11:33 Mohammed Merah era vivo e stava resistendo. Forse adesso è stato ucciso
11:31 DI NUOVO ALTRE RAFFICHE, ORMAI SONO CENTINAIA DI COLPI
11:31 RAFFICHE CONTINUE
11:30 RAFFICHE, ANCORA, DECINE DI COLPI
11:29 DUE O TRE MINUTI DI RAFFICHE, ADESSO ANCORA
11:28 SERIE DI ESPLOSIONI