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 2012  marzo 21 Mercoledì calendario

L’AUMENTO DEI COSTI NON MINACCIA GLI UTILI

Il senso del tablet è nel suo schermo. E il display retina, a quanto pare, gratifica oltre ogni attesa chi prenda in mano il nuovo iPad. Non per nulla è per quel componente che la Apple ha deciso si spendere di più, a costo di abbattere il suo margine di profitto sul singolo iPad venduto: ha una performance 4 volte superiore al predecessore, costa il 53% in più, secondo le stime di iSupply, cioè 87 dollari, ed è prodotto dalla Samsung, oltre che da Lg e Sharp. In totale, il video pesa per un quarto dei costi dei componenti.

Per realizzare gli iPad, la Apple disegna il prodotto e molte sue componenti, come il processore A5X che poi fa produrre dalla stessa Samsung. La potenza del chip e del video, richiede una batteria ai polimeri di litio del 75% più potente, che costa 32 dollari, con un aumento del 40% rispetto alla precedente. Secondo iSupply, che ha aperto un iPad e ne ha analizzato i componenti, anche questa è normalmente prodotta dalla Samsung.

La Apple acquista inoltre la memoria flash da Toshiba, Hynix Semiconductor e Samsung. La tecnologia per il touch screen è acquistata dalle taiwanesi Tpk, Wintek and Chi Mei. Gli apparati per la connessione wireless sono realizzati dal l’americana Qualcomm. Tra i sensori ci sono anche quelli prodotti dall’italo-francese StMicroelectronics.

Altri componenti e l’assemblaggio sono realizzati dalla taiwanese Foxconn in Cina. Le condizioni di lavoro nella vastissima fabbrica della Foxcomm hanno attirato recentemente l’attenzione di molti osservatori e giornalisti. Il caso più clamoroso è stato quello del pezzo di Mike Daisey per This American Life che accusava i media di tacere la verità sulle condizioni di lavoro degli operari cinesi della Foxconn: dopo aver alimentato una sequela di voci ed emozioni contrastanti, la storia ha preso recentemente una piega imprevista quando, messo alle strette, Daisey ha confessato di aver inventato quasi tutto. Tim Culpan, di Bloomberg, che ha seguito di persona per dieci anni la Foxconn, ha potuto dimostrare come il lavoro in quella fabbrica sia duro ma lungi dall’essere inumano come voleva far credere Daisey.

Sta di fatto che gli enormi profitti della Apple dipendono essenzialmente dalla capacità dell’azienda di organizzare la catena produttiva, una delle specialità del ceo Tim Cook, e dalla disponibilità delle aziende asiatiche a lavorare con margini ridottissimi, come osserva l’analista Matthew DeBord. Il lavoro di assemblaggio, in effetti, non supera i 10 dollari per unità prodotta, stimano alla iSupply, un altro aumento rispetto alla versione precedente dell’iPad che da questo punto di vista costava meno di 8 dollari e mezzo.

Anche con i costi aumentati, in effetti, il margine operativo stimato da iSupply per ciascun iPad venduto sta tra il 36% del modello più semplice e il 50% del modello più sofisticato. E se si estrapola l’andamento delle vendite dell’iPad dal successo ottenuto nel primo fine settimana dall’uscita, come ha fatto in modo un po’ spericolato Neil Hughes per AppleInsider, si arriva a stimare un aumento delle unità vendute del 156%: un ulteriore motivo di fiducia per gli azionisti della Apple che saranno gratificati dal programma di distribuzione di dividendi e riacquisto di azioni deciso da Cook per utilizzare i quasi 100 miliardi di liquidità che l’azienda ha in cassa, annunciato nei giorni scorsi.

I dati sulle vendite e i margini fanno pensare che la montagna di liquidità della Apple non tarderà a riformarsi, dopo le annunciate operazioni finanziarie. Il che rimanda, ma non annulla, una decisione di investimento più intelligente della semplice distribuzione di utili agli azionisti. Un genere di operazione che Steve Jobs si era sempre rifiutato di adottare.