Maurizio Stefanini, Libero 21/3/2012, 21 marzo 2012
IL SOSPETTO SUL CAPITANO DELLA NAVE PER RIPARTIRE HA INCASTRATO I MARÒ
Gli stessi indiani si dicono ormai meravigliati per i continui rinvii dei tribunali relativi al caso dei due marò, eppure una prima decisione è stata presa: la petroliera Enrica Lexie è stata infatti finalmente autorizzata a lasciare il porto di Kochi, in cui era rimasta bloccata da ormai oltre un mese. Ma dal punto di vista italiano potrebbe non essere una notizia positiva.
Il quotidiano The Hindu per spiegare la decisione cita infatti un comunicato del Dipartimento della marina mercantile, che dipende dal ministero della Navigazione; questo documento contiene i risultati dell’inchiesta in base al quale un ministro del Kerala ha deciso di «liberare» la nave proprio perché «sono state raccolte tutte le prove a bordo»; e da questa inchiesta risulterebbe che gli spari erano inutili.
Anche se la Enrica Lexie avesse percepito una minaccia dalle barche di pescatori, infatti, avrebbe potuto facilmente effettuare manovre evasive, in modo da evitare di dover aprire il fuoco. Inoltre, l’ufficiale di rotta non avrebbe mai ritenuto che la barca dei pescatori rappresentasse una minaccia per la nave italiana, ma i due marò italiani avrebbero sparato senza consultarlo. Aggiungiamo che il via libera è stato dato a condizione che il capitano e i marò compaiano davanti ad un tribunale, nel caso si rendano necessari ulteriori accertamenti. Che vuol dire questo? Che la nave è stata liberata solo dopo che chi stava a bordo aveva acconsentito a incastrare i marò arrestati, magari scaricando tutte le colpe su di loro? Forse le cose sono in realtà più sfumate, e ogni dubbio va evidentemente confrontato con le versioni dei diretti interessati. Intanto continua comunque a non aversi alcun risultato sulla perizia balistica, il fermo è stato esteso di altri 14 giorni e che Corte di Kollam ha rimandato di una settimana anche la sentenza sulla giurisdizione.
CASO MAOISTI
Ma anche la storia degli altri italiani sequestrati in Orissa rischia di andare avanti fino alla calende greche: che forse ormai si potrebbero ribattezzare calende indiane. I guerriglieri naxalites annunciano infatti che i due rapiti in India «stanno bene e ricevono cibo regolarmente»: e ciò è sicuramente positivo. Nello stesso messaggio c’è l’annuncio di un cessate il fuoco unilaterale, la nomina di tre mediatori per dialogare con il governo locale e una richiesta al governo mettere fine alle operazioni militare nelle zone dei maoisti: ma uno dei tre mediatori si è rifiutato, un altro è stato rifiutato dal governo, e così i guerriglieri ne hanno nominati altri due. Nel contempo il chief minister dell’Orissa Naveen Ptanaik ha sì accettato a sua volta di sospendere le operazioni militari e nominato a sua volta i suoi tre mediatori, ma spiega serafico che né lui, né il ministro degli esteri vogliono mostrare «urgenza» nel risolvere la crisi, sull’assunto che secondo loro i maoisti non avrebbero intenzione di fare del male a Paolo Bosusco e Claudio Colangelo.
RICHIESTE ASSURDE
Dunque, niente fretta. Anche perché la lista delle 14 richieste dei naxalites per liberare gli ostaggi, dalla scarcerazione di 600 prigionieri al compenso da dare alle famiglie dei maoisti uccisi in prigione al blocco dei progetti e degli espropri di terre dei tribali e alla chiusura di alcune aree degli stessi tribali ai turisti, sarebbe irricevibile.
Maurizio Stefanini