Ettore Bianchi, ItaliaOggi 21/3/2012, 21 marzo 2012
Artemisia, gran successo a Parigi – Parigi dedica una mostra, che è già un successo, alla prima grande pittrice italiana Artemisia Gentileschi (1593-1654)
Artemisia, gran successo a Parigi – Parigi dedica una mostra, che è già un successo, alla prima grande pittrice italiana Artemisia Gentileschi (1593-1654). Un’artista che si ispirò a Caravaggio e il cui talento è stato finora oscurato dalle vicissitudini della sua vita. Artemisia, figlia del pittore Orazio Gentileschi, all’età di 18 anni fu violentata da Agostino Tassi, collaboratore del padre. Egli promise di sposare la ragazza, ma l’anno seguente Orazio lo denunciò e nacque uno scandalo. Venne condannato a cinque anni di prigione, che però gli furono condonati. Di lì a poco Artemisia si unì in matrimonio al fiorentino Pierantonio Stiattesi, che si espose ai giudizi malevoli dell’opinione pubblica di quel tempo. Ma Artemisia ebbe anche un amante, sempre fiorentino, Francesco Maria Maringhi. Sul fronte artistico ella diventò ben presto una pittrice rinomata: da Roma a Firenze, da Venezia a Napoli. La rassegna parigina rende omaggio a questo talento, che ebbe difficoltà a imporsi anche per il fatto di essere donna. Il percorso della mostra comincia con il periodo napoletano, quello della grande notorietà. Artemisia subì l’influsso del grande Caravaggio, con gli effetti di luce e i forti contrasti, i volti convulsi, la violenza dei gesti. Ciò si rispecchia in opere come Giuditta e Oloferne, ma non interessa quadri come quello della Vergine col bambino o le allegorie della retorica e della storia: qui il chiaroscuro è meno pronunciato e i colori sono più sostenuti. Se poi si considerano altre opere, come Danae e una Cleopatra che risente del manierismo, diventa difficile classificare con esattezza l’arte della pittrice. Resta in piedi l’ipotesi psicologica come ispirazione delle sue opere. Sembra che Artemisia avesse una predilezione marcata per due tipi di scene. Da un lato, lo sviluppo del corpo e degli sguardi: Susanna, Betsabea, Diana; dall’altro, l’unione di sesso e dolore, con Giuditta che decapita Oloferne, Cleopatra nuda morsa dal serpente. C’è chi vede in questi soggetti il ricordo, mai sopito, della violenza subìta in gioventù, che l’artista avrebbe costantemente messo su tela attraverso storie sacre e profane. Ma si può anche pensare che la scelta dei soggetti appartenesse anche ai suoi committenti e che ella non era la sola a trattare simili argomenti in quel periodo. La mostra di Parigi non è in grado di dare una risposta al visitatore, ma riesce benissimo a incuriosirlo e a fornirgli motivi di riflessione sull’identità della grande artista italiana dell’epoca barocca. Che seppe riscattarsi, attraverso l’arte e il lavoro, da una condizione sociale che, diversamente, l’avrebbe condannata all’isolamento e alla vergogna. La mostra è allestita al Museo Maillol e rimarrà aperta fino al 15 luglio.