Roberto Giardina, ItaliaOggi 21/3/2012, 21 marzo 2012
Un congresso per aiutare i ricchi – Sabato prossimo si aprirà a Berlino la Reichtumskonferenz, il primo congresso sulla ricchezza, nella Heilig-Kreuz Kirche, la Chiesa della Santa Croce, nel cuore di Kreuzberg, il quartiere dei turchi
Un congresso per aiutare i ricchi – Sabato prossimo si aprirà a Berlino la Reichtumskonferenz, il primo congresso sulla ricchezza, nella Heilig-Kreuz Kirche, la Chiesa della Santa Croce, nel cuore di Kreuzberg, il quartiere dei turchi. Già il luogo fa intuire che non si tratta di un incontro consumistico per consigliare acquisti di ville da sogno, di yacht o investimenti azionari. L’idea è del vescovo evangelico Markus Dröge, che si preoccupa della felicità dei miliardari. Berlino è una città povera e l’unica capitale d’Europa in cui il reddito degli abitanti è inferiore alla media del paese. Su 3,5 milioni di abitanti, 490 mila sono poveri e i senza tetto sono 4 mila; il 20% della popolazione vive grazie all’assistenza pubblica, un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà. Perché preoccuparsi dei ricchi? «Perché nessuno pensa a loro», spiega il vescovo Dröge, 57 anni. «Sarà un vecchio luogo comune che il denaro non rende felici, però è anche vero. Per i milionari è più difficile stabilire rapporti sinceri e spesso la loro vita famigliare è un disastro. Conosco anche ricchi che conducono una vita piena e serena, e sono quelli che riescono a impiegare il loro denaro in modo sensato per il bene della comunità». Lutero non condanna i ricchi, al contrario dei cattolici per cui la ricchezza è frutto del peccato e del demonio. Se sei ricco, ricorda Dröge, vuol dire che Dio ti ha aiutato; i milioni non sono un peccato di per sé, si possono accumulare senza violare la legge o la morale. Quel che conta è come il ricco spenda il suo denaro. La sua fortuna lo obbliga a pensare ai meno fortunati. Così il congresso per aiutare i poveri ricchi dovrebbe servire anche ad aiutare chi povero lo è realmente. Ridare serenità ai milionari li indurrà a essere più generosi. Almeno, si spera. In Germania, come altrove, il divario tra ricchi e poveri si allarga. I milionari, si sa, non conoscono crisi: anzi, nei periodi di depressione guadagnano spesso di più e spendono a cuor leggero. Tanto per fare un esempio, la Bmw ha venduto nel corso del 2011 oltre 3.500 Rolls-Royce, un record nei 108 anni d’esistenza della nobile marca passata nelle mani dei tedeschi. Gli amministratori delle 30 società quotate nell’indice Dax della borsa di Francoforte non hanno mai guadagnato tanto come in questi anni difficili. In media, in meno di dieci anni, a partire dal 2003, i loro redditi sono raddoppiati, mentre i salari e gli stipendi della gente normale sono aumentati del 18%: quindi, tenendo conto dell’inflazione, sono rimasti fermi. La paga di un amministratore delegato nel 2003 ammontava in media a 2,6 milioni di euro; l’anno scorso è stata di 5,1 milioni. Solo nel biennio tra il 2008 e il 2009 gli emolumenti sono leggermente calati, ma già nel 2010 si è stabilito un nuovo record. In testa troviamo il capo della Volkswagen, Martin Winterkorn, con 17,4 milioni di euro, ma anche Wolfgang Reitze della Linde ed Herbert Hainer di Adidas hanno triplicato i loro guadagni dal 2003: il primo è giunto a 6,7 milioni, il secondo a 5,9. A chiudere la lista è la Commerzbank, che ha avuto qualche problema: nel 2006 il capo, Klaus-Peter Müller, ricevette 3,8 milioni. Il suo successore, Martin Blessing, si accontenta oggi di 600 mila euro. «Mi sono guadagnato fino all’ultimo cent», assicura Winterkorn. Ma, secondo il vescovo Dröge, anche se fosse tutto merito dei manager il successo delle loro aziende, la differenza tra i capi e i lavoratori non si giustifica: un operaio della Vw non guadagnerà la cifra che ha incassato Winterkorn neanche lavorando per 400 anni. Lutz Goebel, presidente dell’associazione delle imprese di famiglia, commenta: «Nessun manager merita tanto, qualunque siano i suoi meriti. Simili emolumenti mettono in pericolo la morale sociale».