Cesare Maffi, ItaliaOggi 21/3/2012, 21 marzo 2012
Bisogna cambiare la Costituzione – Per giustificarla, si ricorre persino all’inglese: moral suasion
Bisogna cambiare la Costituzione – Per giustificarla, si ricorre persino all’inglese: moral suasion. Si vuole, cioè, far passare per opera di persuasione e di convincimento, del tutto neutra, l’azione schiettamente politica svolta dal capo dello Stato. Siamo ben lontani dall’intervento distaccato, asettico, moderato nei toni, limitato quanto a ricorrenze temporali, che rientrerebbe nella normalità del comportamento quirinalizio. Nel caso odierno, abbiamo assistito alla creazione in vitro di un governo anomalo, pur se formalmente rispettoso delle norme, per opera del presidente della repubblica, e al successivo mantenimento in vita del gabinetto così inventato, con operazioni ripetute di soccorso esterno sempre condotte dall’alto del Colle.Il presidente della repubblica, non solo segue passo passo l’attività dell’esecutivo. No. Convoca il presidente del consiglio e pure i singoli ministri, con ritmi prima sconosciuti. Esterna in continuazione, raccomandando le leggi da approvare, patrocinandone il voto favorevole da parte dei parlamentari, indicando le riforme da sottoporre alle Camere. Chiama i presidenti di palazzo Madama e di Montecitorio per spronarli a mettere in calendario e soprattutto far approvare talune proposte di legge, segnatamente di riforma costituzionale. Su qualche tema molto caro al Giorgio Napolitano, che resta un politico di sinistra, come la cosiddetta sicurezza sui luoghi di lavoro, il Giorgio Napolitano presidente della Repubblica esterna perfino con crudezza, intervenendo pesantemente. Indipendentemente dal merito dei provvedimenti, c’è da chiedersi se possa restare senza conseguenze costituzionali, tanto per fare un esempio recentissimo, l’interventismo quirinalizio sulla riforma del mercato del lavoro. Pare ci siano pressioni informali, subacquee, non rese note, magari attuate nei confronti della segreteria democratica. Ma senz’altro ci sono le dichiarazioni pubbliche e le convocazioni al Quirinale. Se Napolitano fosse Nicolas Sarkozy, non ci sarebbe da muover verbo. Il sistema costituzionale d’oltralpe è semipresidenziale: quindi, chi siede all’Eliseo può intervenire politicamente e dirigere la politica nazionale. Il nostro sistema costituzionale è parecchio diverso (lasciamo stare se sia migliore o peggiore: senz’altro è peggiore, ma allora bisognerebbe riformarlo) e non consente, a chi siede al Quirinale, d’indirizzare la politica italiana. Pare, tuttavia, che nessuno se ne accorga, e non soltanto i consueti quirinalisti lecconi o i republicones che, Fondatore in testa, da Scalfaro a Ciampi a Napolitano si sono sprecati in ossequi al capo dello Stato. C’è, infatti, da lamentare il silenzio pressoché totale nell’arco politico, di maggioranza e di opposizione.