GUIDO RUOTOLO, La Stampa 17/3/2012, 17 marzo 2012
Emiliano si autoassolve “Non lascio per un po’ di pesce e delle cozze pelose” - Vero, vent’anni di berlusconismo hanno reso difficile anche per me tenere fuori l’impresa dalla politica
Emiliano si autoassolve “Non lascio per un po’ di pesce e delle cozze pelose” - Vero, vent’anni di berlusconismo hanno reso difficile anche per me tenere fuori l’impresa dalla politica. Ho dato per scontato quello che scontato non è. Anzi, non deve essere. Il conflitto d’interesse riguarda anche noi politici, non solo gli imprenditori. In Puglia gli imprenditori devono continuare a fare il loro mestiere. E se invece hanno invaso il nostro campo è stato perché i partiti si sono sfaldati e loro hanno riempito un vuoto». La conferenza stampa è appena conclusa, e dopo aver ricevuto anche il provolone dall’inviato di Striscia la notizia, si rilassa. Sprofonda nella sua poltrona, si slaccia la cravatta e se potesse si addormenterebbe su due piedi: «Non è ancora il tempo. Tra un po’ vado a casa e stacco. Devo dormire... In questi tre quarti d’ora mi sono giocato 52 anni...». Che stress per Michele Emiliano lo sceriffo, il sindaco diventato bersaglio di schizzi di fango per i suoi rapporti con la dinasty di imprenditori prestati alla politica che continuavano a fare affari grazie alla politica, i Degennaro, finiti coinvolti nel ciclone giudiziario. E come dargli torto se adesso pensa solo a rilassarsi? Dopo aver condotto la sua «controinchiesta», provando a smontare accusa dopo accusa, si è «autoassolto» (dal punto di vista penale). Ma ha anche ammesso le sue colpe politiche. Vediamo la sua controinchiesta. Emiliano da ex Torquemada ha avuto gioco facile nel contraddire i pm: «Avrei fatto fuori la dirigente della Ripartizione Lavori pubblici, Annarosa Marzia? Fu allontanata perché falsificò la mia firma in calce a una domanda di proroga del suo incarico? Vito Nitti prese il suo posto perché era “un funzionario arrendevole” ai desiderata dei Degennaro, come sostengono i pm? Nitti, dopo una perquisizione, è stato spedito in una circoscrizione dal sottoscritto. Io avrei fatto assumere dai Degennaro un certo Michele Ragone? Non so neppure chi sia. Lo escludo». Ai Degennaro, la giunta Emiliano ha aggiudicato una sola opera pubblica, il centro direzionale nel quartiere San Paolo. «E quanti appalti ricorda Emiliano non sono stati assegnati agli imprenditori amici?». Ma è sulla politica che il sindaco è disarmante: «Se qualcuno pensa di potermi mandare a casa per qualche chilo di pesce e cozze pelose si sbaglia». E tanto per rimanere sul tema, Emiliano conquista la platea sorridente di giornalisti quando racconta della vigilia di Natale, con la moglie che lo chiama per dirgli che è sommersa di pesce, che non sa dove piazzarlo, avendo riempito anche la vasca da bagno. Non è che, il sindaco, pensa di regalarlo magari a un centro Caritas. No, incontra Degennaro che gli propone la soluzione: «Ti faccio mandare del ghiaccio». E adesso riconosce: «Mi sono reso conto di avere avuto l’arroganza di un ragazzo. In questi cinque giorni ho capito molte cose e ho raggiunto la maturità di un uomo. L’errore più grosso che ho fatto è stato di non aver saputo tenere distinta la politica dall’imprenditoria». Come dire: «Ho sbagliato... non è giusto che la città sia rappresentata da un sindaco che si fa comprare con qualche spigola e una bottiglia di champagne... e per questo motivo.... rimango». Non sarebbe stato il caso di rassegnare le dimissioni? Ovvero di congelarle in attesa di un segnale dalla città? Sorseggiando un bicchiere d’acqua, Emiliano annuisce: «Prima di incontrarvi, ho riunito la maggioranza. Due ore fa, è successo. E alla maggioranza ho detto quel che avrei sostenuto in conferenza stampa. Nessuno mi ha obiettato alcunché. Ho chiesto scusa alla città e arriverò a finire dignitosamente la legislatura». Il leone ferito ha provato a reagire. In conferenza stampa ha portato tutti i regali ricevuti in questi anni, regalandoli ai giornalisti. Che li hanno accettati. «Anche se non sono indagato, questa storia mi ha fatto davvero male. Ho speso la mia vita, i miei 52 anni, dalla parte della legalità. Prima come magistrato, poi come sindaco. Non dovevo accettare il pesce. È vero. Ho sbagliato. Da oggi cambio. Quel Michele Emiliano che conoscevate non esiste più». È vero adesso risponde anche agli sms del fratello separato in casa, il governatore Nichi Vendola.