Guido Olimpio, Corriere della Sera 17/03/2012, 17 marzo 2012
E OSAMA ORDINO’: «UCCIDETE OBAMA E IL DEBOLE BIDEN ROVINERA’ GLI USA» —
Isolato dal mondo, lontano dai suoi uomini, Osama pensava ancora di essere il Capo e impartiva disposizioni scritte. Su tutto. Piani per uccidere Obama. La scelta di un nuovo nome per Al Qaeda. I tempi di lavoro dei suoi luogotenenti regionali: ogni due anni vanno cambiati, era la sua idea. Ordini emersi dalle carte sequestrate dagli americani nella casa di Abbottabad (Pakistan). Documenti che saranno presto resi pubblici ma che sono stati anticipati da un articolo del Washington Post. Elementi — alcuni dei quali già noti — che confermano la figura di un leader pronto a dettare le linee ma probabilmente non sempre assecondato. Troppo complicati i collegamenti.
Bin Laden era convinto che l’obiettivo numero uno fosse l’America. Quindi niente diversioni, come invece suggeriva il suo vice Al Zawahiri, con il quale aveva avuto un contrasto serio. In un messaggio Osama ordina a un suo collaboratore di preparare una cellula per una missione speciale: colpire l’aereo del presidente Usa e del generale David Petraeus. «Il motivo che ci dobbiamo concentrare su di loro — scrive — è che Obama è il capo degli infedeli e uccidendolo sarà Biden a sostituirlo. Ma è totalmente impreparato per la presidenza, ciò porterà l’America a una crisi. E Petraeus è l’uomo del momento, la sua eliminazione cambierà il corso della guerra». Il capo qaedista, ripetendo quanto avvenuto con l’11 settembre, chiede ai suoi di affidarsi a un manager del terrore. E indica Ilyas Kashmiri, responsabile di una fazione agguerrita che mette insieme qaedisti arabi e locali: «Dite al fratello Ilyas di mandarmi i progressi fatti». L’operazione però salta, i terroristi non hanno i mezzi per farlo. Inoltre un mese dopo la morte di Osama, Kashmiri resta ucciso in un raid americano (una fine confermata solo pochi giorni fa). È anche interessante rilevare come Al Qaeda non sembra in grado di inviare uomini negli Usa. Lo conferma lo stesso Osama quando chiede di usare qualcuno che già risieda negli Stati Uniti.
Bin Laden, poi, è molto contrariato dalla cattiva immagine di Al Qaeda dopo le stragi indiscriminate costate la vita a molti musulmani. E allora aveva pensato di cambiare il nome al movimento per marcare di più l’aspetto islamico. A questo fine propone una lista di 10 «marchi»: il preferito è «Taifat al Tawhid wal Jihad» (Monoteismo e gruppo della Jihad). Cambio di sigla da accompagnare con nuovi comportamenti. Osama sostiene che i fratelli iracheni devono scusarsi per i massacri. Auspica che lo Yemen diventi un avamposto per attaccare nel Golfo ma solo al momento opportuno («Aspettiamo 3 anni») e cita il fallimento della rivolta in Siria negli anni 80. Rimprovera gli autori dell’attacco che ha annientato la base Cia a Khost, «era prioritario discutere della Palestina».
Infine Bin Laden affronta la scelta delle tv alle quali mandare un video. L’addetto stampa di Al Qaeda, il convertito americano Adam Gahahn, consiglia le principali reti satellitari, da «Cnn» alla «Bbc», lasciando fuori la conservatrice «Fox news», così che «muoia di rabbia». Per i terroristi l’emittente non è abbastanza professionale e «manca di obiettività».
Guido Olimpio