Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 17 Sabato calendario

«TANGENTI IN LOMBARDIA. VI RACCONTO IL SISTEMA» —

«Della dazione dei 20 mila euro — dice ai pm l’ex assessore leghista al Comune di Cassano d’Adda, Marco Paoletti, parlando della tangente che ammette di aver ricevuto dall’architetto Michele Ugliola, cioè dal principale accusatore del leghista presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni — io non ho mai parlato né con Dario Ghezzi (capo della segreteria di Boni, ndr) né con Boni o altri esponenti della Lega, anche se presupponevo che Ugliola glielo avrebbe riferito in quanto li frequentava abitualmente». Paoletti, nei mesi scorsi espulso dalla Lega, spiega che sul «gradimento politico di Ugliola anche nei confronti del partito Lega Nord», e cioè «sul fatto che Ugliola fosse l’uomo di fiducia della Lega, ero stato già rassicurato sia da Boni sia da Ghezzi». E «del fatto che Ugliola fosse colui che doveva occuparsi delle provviste di denaro per il movimento ebbi conferma in un successivo incontro con Ghezzi nell’autunno 2009 quando già avevo preso i 20 mila euro. Mostrai la disponibilità a contribuire alle spese della campagna elettorale di Boni, ma Ghezzi mi rispose: "Tu pensa a portare i voti, che il resto ce lo aspettiamo da Michele"» (cioè da Ugliola), «facendomi così capire che non vi erano problemi per quanto riguardava l’approvvigionamento a sostenere i costi della campagna elettorale».
Anche Gilberto Leuci, il cognato di Ugliola tra alterni rapporti, non ha notizie dirette: «Personalmente non ho mai consegnato denaro a Boni o a Ghezzi», perché i pagamenti «sono stati gestiti da Ugliola».
Leuci, però, riferendosi a «12 operazioni a Cassano d’Adda per le quali ho percepito dagli imprenditori circa un milione e mezzo di euro e insieme a Ugliola abbiamo trattenuto generalmente tra un quarto e un terzo», si dice «consapevole che un terzo dei profitti sarebbero andati alla Lega»; nonché «a conoscenza che i soldi per la politica dovevano essere destinati pro quota ai partiti che reggevano la giunta di Cassano d’Adda, in particolare Forza Italia e Lega Nord». Ma con quale «copertura politica»? «Non so indicare un esponente politico preciso per quanto riguarda Forza Italia, mentre posso indicare Boni e Ghezzi come i politici di livello più alto, con cui Ugliola aveva stretti rapporti, da cui avevamo copertura».
Leuci ritiene di «averne avuto conferma quando, in un incontro con l’amministratore delegato della Serenissima Sgr, egli mi rappresentò che era a conoscenza del fatto che per montare affari immobiliari in Lombardia era necessario fare un passaggio da Boni e Ghezzi, i quali dirigevano l’imprenditore verso me e Ugliola».
Anche dopo il deposito al Tribunale del Riesame dei verbali resi mesi fa da questi indagati, il peso maggiore e diretto delle accuse a Boni resta dunque appeso al controverso valore delle note dichiarazioni di Ugliola, che «a Ghezzi la mattina presto nel suo ufficio in Regione» dice di aver «dato 200 mila euro nel 2008, credo in 6-7 tranche in contanti all’interno di una busta, in relazione a un centro commerciale di Albuzzano» d’interesse per l’imprenditore veronese Monastero. Questi, «preannunciatomi da Ghezzi, venne da me accompagnato da Monica Casiraghi», avvocato, ex vicesindaco leghista di Lissone, moglie di un ex pm monzese in forza all’Ispettorato del ministero della Giustizia, e «all’epoca consulente dell’assessorato regionale di Boni al Territorio. Casiraghi disse a Monastero di affidarsi completamente a me perché ero la loro persona di fiducia per queste questioni, aggiungendo che l’accordo che Monastero avrebbe preso con me sarebbe andato bene anche a Boni, a Ghezzi e a lei».
Altri «100 mila euro» Ugliola afferma di aver versato a Ghezzi «per l’area di Rodano Pioltello», una di quelle (con l’area Falck a Sesto San Giovanni e l’area Santa Giulia a Milano) per le quali a suo dire l’immobiliarista Luigi Zunino era «stato d’accordo con la proposta avanzatami da Boni e Ghezzi»: e cioè con «l’accordo stretto nell’ufficio di Ghezzi, nel senso che Boni si impegnò, in cambio della somma di un milione e 800 mila euro che Zunino avrebbe pagato, a farmi ottenere la valutazione di impatto ambientale ai fini dell’autorizzazione commerciale, impegnandosi perché anche Nicoli Cristiani rilasciasse quella di propria competenza» (Nicoli, allora assessore regionale pdl, di recente è stato arrestato per 100 mila euro di tangente dall’imprenditore Locatelli per l’ok su una cava). Eccetto i 100 mila euro a Ghezzi asseriti da Ugliola, però, promesse e progetti di Zunino sono tutti rimasti «non concretizzati»: come pure gli ulteriori 800 mila euro che, secondo Ugliola, «Ghezzi mi disse andavano bene a lui e a Boni» per un’altra «area commerciale Marconi 2000 di Varedo», a cuore dell’immobiliarista Gabriele Sabatini «in un pranzo al ristorante "Riccione" con me, Ghezzi e Boni».
«D’altronde — è la tesi di Ugliola riparlando di Cassano d’Adda — il benestare politico a Ghezzi non poteva che venire dal suo diretto referente politico. Quando parlavo con lui parlavo con interposta persona, con Boni, essendo Ghezzi il suo capo di gabinetto. Schema di comunicazione anche in altri accordi di tangenti per aree non di Cassano».
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella