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 2012  marzo 20 Martedì calendario

Periscopio – Al Quirinale, nel documento visivo sul 17 marzo (anniversario dell’Unità d’Italia), come nei film di Stalin, è stato cancellato Berlusconi e il suo governo, che pure ha istituito la festa del 17 marzo

Periscopio – Al Quirinale, nel documento visivo sul 17 marzo (anniversario dell’Unità d’Italia), come nei film di Stalin, è stato cancellato Berlusconi e il suo governo, che pure ha istituito la festa del 17 marzo. Ma, se è per questo, pure il Re e i Savoia erano spariti dall’Unità. Marcello Veneziani. Il Giornale. Vent’anni fa qualcuno che chiamasse ladri i ladri, ancora si trovava (Rete, Verdi, Prc, mezzo Pds) e, a destra, Lega e Msi. Oggi, il massimo che riesce a dire del suo braccio destro Penati è «l’abbiamo sospeso dal partito». E Violante, tra un inciucio e l’altro, non trova di meglio che proporre di «separare le carriere tra i giudici e i giornalisti». Marco Travaglio. Il Fatto. Pier Luigi Bersani sosteneva a Palermo Rita Borsellino che, neanche a dirlo, ha perso per 150 voti di differenza. E, in questo caso, c’è chi addirittura ha parlato di brogli. In effetti, visto che la Borsellino era appoggiata da Bersani, i voti di scarto sarebbero dovuti essere molti di più. Dario Vergassola. il venerdì. Il ruolo dei parlamentari si è ridotto a quello di non disturbare. Per questo un migliaio di tizi vengono pagati per non rompere i coglioni. Ma non si vergognano di fare quel lavoro lì, il lavoro di non lavorare, perché ogni cosa facessero risulterebbe dannosa? Sì, se ne vergognano. Tuttavia non possono dimettersi, il governo crollerebbe e, con lui, l’intero paese; devono stare lì come, in certe sculture, gli schiavi stanno chini col culo per aria a sorreggere la piattaforma su cui si staglia l’eroe. Questa è la punizione per aver troppo a lungo fatto gli scemi. Umberto Silva, psicanalista. Il Foglio. Se si deve fare o no una grande opera non lo possono decidere i cittadini, dico per dire, nel caso della Tav, di Bussoleno. Perché questa opera riguarda anche molti altri, in questo caso da Kiev a Lisbona. Luciano Violante, Pd. Corsera. La Lega, a un certo punto, si è illusa di poter combattere il sistema dall’interno, di «fare la rivoluzione con l’autorizzazione della questura», avrebbe detto Leo Longanesi. Nulla di più italiano! Non si può essere rivoluzionari alla mattina e di governo al pomeriggio. Gilberto Oneto. Libero. Mi ha impressionato Carlo Freccero mentre al telefono schiumava di rabbia e vomitava accuse contro il mite interlocutore Francesco Borgonovo di Libero, colpevole di aver chiesto in un articolo che fosse possibile, in una rete del servizio pubblico, mandare in onda «Fisica o chimica». La reazione di Freccero è stata di otto minuti otto di minacce e di parolacce. «Fascisti di merda!» (sarebbero i giornalisti di Libero); «asino, cretino, culattone (sarebbe Borgonovo); amico dei pedofili» (i pedofili sarebbero i cardinali). Infine: «Mi vendicherò, il sangue scorrerà». Urge esorcismo. Camillo Langone. Il Foglio. La tv ha unificato il linguaggio in Italia. Prima, l’Italia non parlava l’italiano. È stata la televisione con Non è mai troppo tardi del maestro Alberto Manzi e gli sceneggiati di Sandro Bolchi a insegnarglielo. Gigi Vesigna, già direttore di Sorrisi e Canzoni tv. il Giornale. Michela Brambilla ha collezionato grandi successi nel suo dicastero. Su tutti, la produzione del logo «Magic Italy», un angosciante ammasso di colori e font da terza media che doveva lanciare il turismo italiano. Costò quanto quattro portaerei e suscitò incredibili entusiasmi. I commenti degli esperti andarono da «accrocchio di luminescente barbarie grafica» a «odora di televendite notturne dei primi anni delle tv commerciali». Gli altri ne parlarono male. Nicola Baldoni. Misfatto. Le intercettazioni degli altri vanno rese pubbliche, quelle che riguardano la sinistra vanno messe in banca. Dal decalogo della sinistra. Salvatore Tramontano. Il Giornale. L’anticamera del premier a Palazzo Chigi sembra quella di uno studio dentistico. Il Foglio. Che il nuovo governo tecnico si tratti di medicina o veleno, non sappiamo. Gustavo Zagrebelsky, all’Ariston di Milano. Caro segretario, scusaci, ma questa storia che il Pd deve sostenere un candidato anti-europeista, anti-riformista e anti-liberista come François Hollande a noi non ci sta bene, e ci sembra un’idea suicida, quasi una follia, e per questo ci dissociamo. Dalla lettera di esponenti Pd di estrazione democristiana, da Fioroni e Franceschini.