INTERNET, 21 marzo 2012
DUE PRESE DI POSIZIONE SULLA RIFORMA DEL LAVORO MONTI-FORNERO
FABRIZIO RONDOLINO SU WWW.THEFRONTPAGE.IT
La rottura sull’articolo 18 segna una svolta nella storia politica italiana e preannuncia la più importante e cruciale riforma del governo Monti: la fine del consociativismo e della concertazione corporativa che hanno imballato il Paese negli ultimi quarant’anni.
Consociativismo e concertazione sono forme di governo profondamente illiberali, perché sospendono unilateralmente il principio fondativo della democrazia politica (una testa, un voto) per affidare un potere incontrollato di decisione e di veto ad una parte soltanto del corpo sociale.
I sindacati non rappresentano tutti i lavoratori, ma soltanto una minoranza garantita; il governo invece si occupa di tutti i cittadini, lavoratori e non, garantiti e non. Seppur tardivamente, Mario Monti ha preso atto di questa elementare verità civile e ha deciso di farla valere. Di questo gli va dato atto e merito.
Ma c’è un altro aspetto della questione che merita di essere sottolineato: e riguarda specificamente la Cgil e la sinistra. Il punto di rottura fra Cgil e riformismo risale ai primi anni Ottanta, e la responsabilità non fu del sindacato – allora guidato da Luciano Lama – ma di Enrico Berlinguer, che trascinò i comunisti in una guerra forsennata quanto perdente al riformismo craxiano.
Da allora, è stata la Cgil a comandare sulla sinistra, bloccandone ogni volta le scelte riformiste con il ricatto e la minaccia. Nell’ultimo quindicennio, Cofferati ed Epifani hanno sistematicamente avversato ogni possibile riformismo, arroccando il più grande sindacato italiano nella difesa ad oltranza dei privilegi di una minoranza. Camusso ha proseguito sulla stessa linea: contro i giovani, contro le professioni, contro il merito, contro l’impresa, contro il lavoro.
Bersani, che ha puntato tutto sul consenso della Cgil nel terrore che Vendola e Di Pietro non lo volessero più come candidato del nuovo Fronte popolare, dovrebbe trarre le conseguenze di quanto è accaduto ieri e aprire una nuova stagione politica. Da una parte i riformisti, dall’altra i conservatori. La sinistra decente, normale, perbene oggi si riprende tutta intera la sua libertà di pensiero e d’azione.
FRANCESCO MARIA TOSCANO SU WWW.ILMORALISTA.IT
Mentre scrivo si sta consumando uno dei più grandi delitti della storia recente. Le forze oligarchiche, classiste e reazionarie, impersonate da Monti con la copertura di Napolitano stanno ridisegnando il mondo del lavoro secondo un modello schiavista che pensavamo superato per sempre. Le flebili resistenze pro forma di sindacalisti sostanzialmente complici non produrranno alcun risultato. Da ora in avanti tutti i lavoratori si recheranno sul posto di lavoro con il giusto terrore che deve accompagnare i subordinati consapevoli di essere alla mercé del padrone. La norma che cancella il diritto al reintegro per gli ingiusti licenziamenti impone un concetto filosofico e non economico. La produttività del sistema Paese non migliorerà affatto grazie a questa scellerata riforma, così come la precarietà istituita in Italia quasi venti anni fa non ha favorito nessuna crescita economica. Oggi infatti l’Italia è in recessione. Ma la verità fattuale non interessa a nessuno. L’obiettivo delle élite schiaviste è quello di imporre un nuovo modello sociale che cristallizzi l’esistenza di umanità distinte e differenti che non si incontrano né si sfiorano. Così come ieri i neri d’America erano costretti a cedere il posto sull’autobus ai bianchi, domani i proletari italiani saranno tenuti a manifestare la giusta riverenza verso i padroni che elargiscono lavoro non più inteso come diritto, ma come gentile esercizio di magnanimità caritatevole per esclusiva volontà delle classi dominanti. Quale vergognoso scempio si consuma nel silenzio complice e pavido di intellettuali da strapazzo e politicanti venduti! A voi, nazisti imbellettati tronfi di ipocrisia, la storia chiederà conto di tali ignobili condotte. E le effimere vittorie di oggi, decretate da cronache distratte, si trasformeranno presto in condanne pesantissime e senza appello che la storia si prenderà il compito di emettere in nome e per conto di quella giustizia da voi disconosciuta e impunemente umiliata. Concludevo il pezzo di ieri, dedicato alla Modern Money Theory, preannunciando un approfondimento sulle ricette economiche di stampo keynesiano che hanno garantito all’Argentina dell’ultimo decennio tassi di crescita elevati ed equa redistribuzione della ricchezza. Gli eventi mi hanno imposto invece di imprigionare oggi, su questa pagina, un grido di sdegno frutto delle indebite e fortissime pressioni che le più alte cariche dello Stato stanno esercitando al fine di convincere i lavoratori, attraverso le legittime rappresentanze sindacali, a sacrificare la loro dignità di uomini, padri, mariti e fratelli sull’altare di un malinteso concetto di progresso. Nel mio piccolo non volevo restare in silenzio. Cosicché nessuno possa domani rimproverarmi chiedendomi “tu dov’eri?”.