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 2012  marzo 20 Martedì calendario

«Macché favoritismi su Sea: il Comune ci ha guadagnato» - La questione è semplice. Il Co­mune di Milano e il suo assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, han­no ceduto poco meno del 30 per cento degli aeroporti gestiti da Sea al Fondo di Vito Gamberale F2i

«Macché favoritismi su Sea: il Comune ci ha guadagnato» - La questione è semplice. Il Co­mune di Milano e il suo assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, han­no ceduto poco meno del 30 per cento degli aeroporti gestiti da Sea al Fondo di Vito Gamberale F2i. La procura di Milano sta inda­gando per turbativa d’asta. In un’intercettazione telefonica Gamberale avrebbe detto che la gara con cui ha acquistato una fet­ta di Sea ( il gestore di Linate e Mal­pensa) sarebbe stata fatta su misu­ra per farlo vincere. La conversa­zione che segue è la sintesi di una piccola baruffa tra l’assessore che si sente maltrattato e il Giornale che sarebbe realizzato, dice sarca­sticamente Tabacci, «da scienzia­ti dell’informazione». È in imbarazzo? «Assolutamente no. Ho la sere­nità di aver fatto le cose in grande trasparenza, ovviamente capisco le forti tentazioni politiche e le vo­stre di mettere tutti sullo stesso piano e quindi di immaginare che le tresche della Regione ab­biano un contraltare nelle vicen­de del Comune...». Il Comune della trasparenza si becca subito un’indagine per turbativa d’asta? «La Procura aveva deciso di ru­bricarla come notizia che viene raccolta ma che non merita ap­profondimento, poi c’è stato un ri­lancio giornalistico». Almeno questa non è colpa no­s­tra ma dell’ Espresso . «Sì ma non importa. In Regione sono avvenuti fatti di altra natu­ra ». Tutto da dimostrare anche in Regione... «Beh qui non c’è un’indagine che riguarda delle persone, e là ci sono indagini che coinvolgono soggetti ben identificati, con accu­se puntuali». Vabbè andiamo alla sostanza, come nasce l’operazione Sea? «Abbiamo ricevuto dalla passa­t­a gestione un bilancio che preve­deva di incassare dalla vendita delle autostrade Serravalle 170 milioni e che è stata bruciata dalla prima gara che è andata a buca». Lei aveva detto che la merce in vendita era più o meno una fe­tecchia, non proprio un modo per stimolare gli acquisti? «Era evidente che non aveva ac­quirenti e non li ha avuti neanche quando abbiamo potuto abbassa­re il prezzo. Nessuno si fa orienta­re dal giudizio che può essere da­to. E poi il venditore non può sbu­giardare la sua merce». Niente Serravalle, ma i quattri­ni servono? «Siamo ormai a settembre e ave­vamo pochissime possibilità di evitare la rottura del patto di stabi­lità. A quel punto abbiamo instau­rato una serie di colloqui per dire che c’era l’opportunità di fare un cosa diversa. In quelle settimane abbiamo ragionato un po’ con tut­ti i banchieri e le istituzioni finan­ziarie. Eravamo con tempi stretti, fino a quando il 28 ottobre è giun­ta la proposta di F2i». Gamberale l’aveva sentito pri­ma dell’offerta. «Avevo parlato con tutti. Come noto F2i non è un fondo di privati, non è il fondo Clessidra.L’azioni­sta di riferimento tra l’altro è la Cassa depositi e prestiti, che guar­da caso è il braccio operativo del governo Berlusconi e del mini­stro Tremonti». E a questo punto che succede? «Apro un dibattito che porta a un Consiglio comunale che muta profondamente l’offerta». Sì ma non è chiaro perché Gam­berale abbia fatto la sua prima offerta? «Perché è un fondo che si occu­pa di i­nfrastrutture che sapeva be­nissimo che il Comune aveva bi­sogno di vendere». Riepilogando. Il consiglio co­munale valuta un’offerta non sollecitata di Gamberale, e va­ra una gara. L’accusa è che sia stata fatta su misura per il fon­do di Gamberale? «Macché, l’abbiamo cambiata in tre punti delicati. Il primo ri­guardava l’oggetto: la gara mette­va dentro Serravalle e Sea. Il se­condo il valore. La proposta di F2i prevedeva un esborso di 295 milioni, e noi l’abbiamo trasfor­mati in 340 milioni (c’è un com­plesso meccanismo finanziario di earn out , ndr ). Terza modifica riguarda il problema dei dividen­di che devono entrare tutti nelle casse del Comune di Milano. E poi affermiamo il diritto alla pre­lazione sulle azioni eventual­mente cedute dall’aggiudicata­rio ». Insomma se Gamberale doves­se vendere voi potete ricom­prare? «Sì e non solo. Inoltre se noi de­cidessimo di andare in Borsa con un flottante importante del 35-36 per cento, potremmo cedere un 25 per cento del Comune, e un 10 per cento del F2i». Facciamo un passo indietro. Il prezzo a cui avete venduto a Gamberale è in linea con ciò che si sarebbe preso quotando la società in Borsa? «I valori ipotizzati e i multipli su cui ragionava la Kpmg (consu­lente della quotazione, ndr ) era­no inferiori a quanto abbiamo ot­tenuto noi con la vendita a Gam­berale ». Ma se adesso vendete un altro pezzo della Sea, vi perdete il premio di maggioranza? In­somma rischiate di aver vendu­to il controllo di Sea, in due tranche, senza averne avuto il beneficio economico? «Ci sono diverse opzioni aper­te. La covendita con la Provincia, il collocamento in Borsa con F2i e la vendita di un’altra quota che in­corpori un premio di maggioran­za ». Quindi c’è sulla carta l’ipotesi di vendere un altro 20 per cen­to a Gamberale? «Bisognerebbe metterla a ga­ra, però è chiaro che noi potrem­mo introdurre un prezzo maggio­rato. La mia idea è che scendere sotto il 51 per cento deve essere pagato. Soprattutto se come cre­do riusciremo nei prossimi gior­ni a ottenere la firma del nuovo contratto di programma (quello che incrementa tra l’altro le tarif­fe aeroportuali, ndr ) ». Ma lei l’anno scorso aveva det­to che il Comune non sarebbe mai sceso sotto il 50 per cento di Sea e ora prospetta un’ipote­si che vi fa calare ulteriormen­te? «Nel bilancio del 2012 abbia­mo bisogno di risorse per realiz­zare investimenti: dalle metropo­litane all’Housing sociale». Perché non cedere una quota di A2A? «Dobbiamo digerire la perdita in azioni Edison, che abbiamo a bilancio a 1,4-1,5, e che i francesi oggi pagano 0,84». Aumenterete l’aliquota sul­l’Imu della prima casa? «Non sulla prima casa, lo fare­mo sulla seconda».